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I criteri ESG fanno bene alle quotazioni

Sanguinetto (Pramerica): sostenibilità non significa no profit, ma una ulteriore leva di risk management di controllo del rischio e della volatilità data in mano ai gestori

Oggi sempre più investitori guardano con favore ai fondi che investono in aziende e comparti che rispettano i criteri ESG (Enroviment, Social e Governance). Criteri che fanno performare meglio le imprese, con evidenti ricadute sulle quotazioni azionarie. Ne abbiamo parlato con Andrea Sanguinetto, Chief Commerciale Officer & Deputy General Manager di Pramerica SGR.

Per voi i fondi ESG sono una storia di lunga data.

Pramerica ha iniziato ad offrire i primi fondi che investono su strategie socialmente responsabili già nel 2005. Sono quindi passati ormai diversi anni. Il tema dell'investimento ESG non aveva grande interesse commerciale sul mercato italiano, è stato accolto tiepidamente. Ma abbiamo tenuto duro, continuando ad offrire questo tipo di soluzioni. Oggi il contesto è decisamente differente. Se guardiamo a quello che abbiamo fatto negli ultimi due anni, abbiamo avuto un significativo successo commerciale nell'offrire fondi ispirati ad un approccio di tipo ESG.

Ci sono differenze di performance tra i fondi ESG e quelli più tradizionali?

Ci sono diverse analisi che provano che la sostenibilità crea valore. Quindi non è l'offerta di un prodotto con una logica di tipo no profit, assolutamente no, ma è un ulteriore leva che il gestore attivo deve supportare nella selezione degli strumenti.
Se vogliamo, è anche una leva di risk management, poiché ti permette di evitare quelle crisi che abbiamo visto in ambito bancario e di compagnie industriali. Se avessimo ben osservato queste aziende dall'interno, avremmo visto che fallivano l'analisi dal punto di vista della sostenibilità.
Se guardo al nostro ultimo prodotto lanciato che investe sull'economia circolare, è interessante vedere come i benchmark di queste aziende sono stati stabilmente in grado negli ultimi 5 anni di sovraperformare gli indici azionari internazionali. Quindi, ribadisco, sostenibilità non significa no profit, ma una ulteriore leva di risk management, di controllo del rischio e della volatilità data in mano ai gestori per portare sempre maggior qualità ai nostri investitori.

Prodotti ESG ce ne sono molti. Come può l'investitore orientarsi?

E' un universo abbastanza complesso, eterogeneo, dove c'è ancora poca chiarezza. In effetti, stiamo aspettando gli esiti di lavori nell'ambito della Commissione Europea, che dovranno produrre una tassonomia dei diversi prodotti che entrano sotto il cappello ESG. Oggi non esiste un "bollino" di certificazione ESG, e quindi anche da questo punto di vista c'è sicuramente da lavorare per mettere i nostri distributori, e alla fine i nostri investitori, nella posizione di avere più chiarezza nell'ambito dell'offerta. Certamente c'è molto da fare sia a livello di distribuzione sia si produzione da parte delle società di asset management, nella attività di formazione e informazione su quella che è l'offerta dei prodotti che rientra sotto l'etichetta ESG.