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Italia: trasporti, chimica e metallurgia trainano la crescita

Nespolo (Cerved): migliorano quasi tutti gli indicatori economici delle imprese italiane. Fatturato e valore aggiunto aumentano di oltre 3 punti, +8,2% gli investimenti, in leggero incremento la redditività

Si consolida la ripresa economica del Paese e con essa migliorano anche i conti delle imprese italiane. Nel triennio 2017-2019, infatti, quasi tutti i principali indicatori economici delle aziende registrano il segno più, con fatturato e valore aggiunto che crescono di oltre il 3% (3,2% e 3,1%) e gli investimenti che segnano un aumento di ben otto punti percentuali (+8,2%). Più contenuti l'incremento della redditività - il rapporto fra il margine operativo lordo (MOL) e i ricavi -, che passa dall'8,4% all'8,5% (+0,1%), e della sostenibilità del debito - il rapporto fra i debiti finanziari e il MOL -, che nel 2019 varrà 3,7 volte il MOL (contro le 3,9 del 2017). Rimane stabile, invece, la patrimonializzazione, il rapporto fra il patrimonio netto e gli attivi, pari al 33,8%.
E' quanto emerge dalla più recente edizione dell'Industry Forecast, le previsioni economiche-finanziarie e sul rischio di credito di 223 settori dell'economia italiana, di Cerved, primario operatore in Italia nell'analisi del rischio del credito. La ricerca analizza lo scenario macroeconomico per elaborare previsione sul rischio di credito e sui bilanci di singole imprese, settori produttivi e aree geografiche.
La ripresa economica ha premiato alcuni settori più di altri: fra i macrosettori, il primo per crescita del fatturato è quello dei mezzi di trasporto, mentre è la moda a registrare la variazione inferiore; il comparto con il debito meno sostenibile è la logistica, mentre la chimica e farmaceutica è il settore meno esposto. Fra i microsettori, invece, la gestione aeroporti registra la maggior crescita del fatturato, mentre l'editoria si colloca in ultima posizione. Le grandi aziende chimiche hanno il debito più sostenibile, i consorzi agrari sono i più indebitati.
"Le buone performance delle imprese italiane si inseriscono in un contesto di crescita dell'economia nazionale che si sta consolidando, sostenuta dagli investimenti e dall'export, mentre la domanda interna stenta ancora a decollare", commenta Marco Nespolo, Amministratore delegato di Cerved. L'aumento degli investimenti, sia pubblici sia privati, sta spingendo la domanda di macchinari e favorisce una crescita dei settori altamente tecnologici. L'incremento del prezzo delle materie prime, inoltre, sta avendo effetti positivi su tutti i settori produttori, anche se i comparti utilizzatori vedranno progressivamente svanire i benefici effetti di cui hanno goduto negli anni precedenti.

Uno sguardo ai settori

La seconda edizione dell'Industry Forecast di Cerved ha stilato una classifica dei macro e micro settori più in salute e più in sofferenza sui fronti dell'aumento del fatturato e della sostenibilità del debito. I primi macrosettori per crescita del fatturato sono i mezzi di trasporto (+4,5%), la metallurgia (+4,2%), la logistica e l'elettromeccanica (entrambi registrano un +3,5%), con un incremento superiore alla media nazionale. Gli ambiti che invece aumentano il fatturato a un ritmo più lento, inferiore alla media italiana, sono la moda (+1,6%), le aziende agricole (+1,8%) e il comparto informazione e comunicazione (+2%).
La classifica cambia parzialmente se si considera la sostenibilità del debito. Logistica e trasporti, uno dei macrosettori con le migliori prestazioni in termini di crescita del fatturato, si rivela il più in sofferenza, con debiti finanziari pari a 8,4 volte il MOL, seguito dalle aziende agricole (6,4), dalle costruzioni (5,4) e dai mezzi di trasporto (4,5), tutti comparti che registrano risultati peggiori della media italiana. Chimica e farmaceutica (1,9), HiTech (2,2), Moda (2,4) e Servizi (2,6) sono gli ambiti col debito più sostenibile, con performance migliori della media nazionale.
Per quanto riguarda i microsettori, invece, i primi per crescita del fatturato sono la gestione aeroporti (+9%), la cantieristica (+8,3%) e il commercio online (+8%), mentre chiudono la classifica l'editoria di quotidiani e periodici (228°, -2,6%), la gestione degli interporti (227°, -1,7%) e i sistemi di difesa (226°, -0,6%).
I microsettori con il debito più sostenibile sono le grandi aziende chimiche diversificate, con debiti finanziari pari a sole 0,2 volte il MOL, l'industria discografica (0,6) e le grandi aziende del largo consumo (0,8), mentre i settori più in difficoltà sono i consorzi agrari, con un rapporto debiti/MOL equivalente a 369,4 (228°), l'estrazione di idrocarburi (227°, 28,3) e cemento e calce (226°, 20,3).
Il quadro che emerge dalla ricerca è dunque piuttosto disomogeneo, con alcuni settori, quelli più innovativi e ad alto contenuto tecnologico, che riescono ad avvantaggiarsi della congiuntura economica positiva e degli investimenti produttivi per migliorare quasi tutti i propri parametri economici, ed altri che stentano a ripartire. Un'ambivalenza che si nota anche all'interno dello stesso macrosettore, come nel commercio, dove all'ascesa dell'eCommerce, che sta modificando profondamente le caratteristiche e i confini dell'interno settore, si affianca la debolezza del commercio tradizionale, stretto fra la stagnazione dei consumi e la forte concorrenza di realtà più dinamiche.