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Segnali di accelerazione per una crescita sincronizzata

Secondo il team Anima, il quadro macro in miglioramento a livello globale e progressivo allontanamento dei timori di disinflazione sostengono un posizionamento favorevole all'azionario. Attenzione ai rischi politici

Una crescita sincronizzata tra le varie aree geografiche. È un trend che emerge in questi primi mesi del 2017, spiegato principalmente dall'evoluzione del quadro macro: nella seconda metà del 2016, infatti, hanno cominciato a comparire in modo consistente segnali di accelerazione della crescita e aumento delle pressioni inflazionistiche. Nuove e ulteriori conferme sono arrivate in queste prime settimane dell'anno, sia per i paesi sviluppati sia per gli emergenti: gli indici di sorpresa economica (Grafico 1) ci mostrano quanto i dati macro si discostino dalle aspettative degli analisti, in modo positivo e crescente, e in particolare a partire dall'ultimo trimestre del 2016.
Gli indicatori di fiducia delle imprese, inoltre, dipingono un quadro di accelerazione sia per il settore manifatturiero sia per quello dei servizi a livello globale, in tutte le principali aree geografiche. L'ultima rilevazione, infatti, mostra come l'indicatore dell'area Euro abbia registrato il livello più alto da aprile 2011, con la Francia in testa. Anche parlando di inflazione, le considerazioni sono le medesime, con un miglioramento diffuso e con l'area Euro che è passata dallo 0,6% all'1,8% di gennaio su base tendenziale.
Da una parte, quindi, abbiamo solidità e accelerazione sincronizzata della crescita globale, dall'altra un ritorno dell'inflazione, con il progressivo allontanamento dei timori di disinflazione che abbiamo avuto negli scorsi anni (Grafico 2). Questo ha un impatto sulle politiche monetarie, che erano state eccezionali per contrastare il clima disinflattivo: in questo caso, quindi, potremmo assistere a una graduale normalizzazione di queste politiche. La governatrice della Federal Reserve, Janet Yellen, ha spiegato come, da qui al resto dell'anno, un ulteriore rialzo dei tassi sia possibile; la Bce, dal canto suo, da aprile comprerà 20 miliardi di euro in meno di titoli di Stato.
Per quanto riguarda la Fed, quindi, potrebbero venire decisi più rialzi del previsto in caso di uno scenario con inflazione maggiore, che potrebbe verificarsi in caso in cui Trump dia concretezza alle politiche fiscali espansive e, quindi, reflazionistiche. Da questo punto di vista, lo scenario resta incerto: sono diversi i provvedimenti sul tavolo di discussione che coinvolge repubblicani e presidente. Si parla di un taglio importante dell'aliquota fiscale per gli individui e per le imprese, ma anche di deregulation nel settore finanziario e di spesa per le infrastrutture. Questo, sicuramente, è il lato positivo delle politiche di Trump, che potrebbe portare a uno scenario di crescita economica. Ci vuole, comunque, tempo per elaborare misure di questo tipo, con gli effetti che potrebbero arrivare dalla fine del 2017. I mercati, comunque, hanno aspettative positive a riguardo e, quindi non solo gli attuali elementi di crescita, ma anche le aspettative di stimolo fiscale di Trump rappresentano un elemento di supporto all'ottimismo degli investitori. Quando si parla di rischio politico, dobbiamo guardare anche al di fuori degli Stati Uniti. In area Euro avremo le elezioni nei Paesi Bassi (il 15 marzo), Francia (23 aprile-7 maggio) e Germania (24 settembre).
Per quanto riguarda le elezioni francesi, la battaglia è serrata: Marine Le Pen sta consolidando il suo consenso intorno al 25-26%, così come il centrista Emmanuel Macron; in Germania, l'unica novità è rappresentata dall'ascesa del candidato dei socialdemocratici Martin Schulz, a discapito di Angela Merkel. Ciò che tranquillizza i mercati, comunque, è che le preferenze continuano a orientarsi su partiti più moderati. Al momento, infatti, non ci sono elementi che portino ad affermare che i rischi politici possano far deragliare la situazione. In un contesto di crescita e normalizzazione, quindi, la view di Anima è quella di preferire gli asset rischiosi, in particolare le azioni rispetto ai bond, prestando sempre una grande attenzione a livello di diversificazione globale. Sui titoli di Stato dei paesi sviluppati manteniamo cautela, dato che potrebbe proseguire il momento di debolezza.