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_Marzo2013

editoriale

Troppe spese e si lascia il condominio

La situazione dell’euro tra l’arroganza di chi c’è all’attico e le difficoltà di chi abita ai piani bassi

“È probabile che alcune aree dell\'Europa stiano percorrendo un lungo e doloroso viaggio per scoprire che la valuta comune ha più costi che benefici nel lungo periodo”. Parole e musica di JPMorgan. Ma sono solo buoni ultimi tra i tanti che pensano che l’euro, così come concepito, sia in realtà il frutto di una strategia ben congegnata qualche decennio fa e che vede ora i suoi (amari) frutti.
Doveva essere una casa comune e invece è diventato un condominio litigioso, dove chi sta all’attico pretende di decidere per l’intero grande fabbricato. In più pretende di intallare ascensori di lusso, pagati in base alla ripartizione dei millesimi, non tenendo conto che gli altri inquilini non riescono quasi a pagare il riscaldamento. “Sperperate di meno e avrete i soldi per il condominio”.
Ma non tutti gli inquilini sono uguali. Non tutti hanno lo stesso appartamento e, di conseguenza, lo stesso numero di millesimi. Se chi possiede gli appartamenti più grandi, inizia ad aver problemi di liquidità e solvibilità, e quindi arriva a mal sopportare l’atteggiamento di chi sta al prestigioso attico, ecco che il palazzo intero ne soffre: non solo non si farà l’ascensore vip, ma ne risentirà anche la normale manutenzione dello stabile.


E’ quello che sta accadendo al progetto dell’euro. La crisi economica si fa sentire sempre più forte, e la Germania (quelli dell’attico) pretende di risolvere ogni problema con l’austerità. Miopia della più pura, ad esser buoni, in una fase di contrazione dei consumi e di conclamata recessione per tutti. Questo con vari gradi, perchè in ogni Paese (appartamento) gli abitanti (inquilini) svolgono attività diverse, con redditi diversi e tasse diverse. E hanno debiti. Tanti. Molti fatti anche per abitare in quel condominio, perchè costa parecchio. E poi ha avuto bisogno di manutenzione straordinaria e si pagano parecchie spese...
Quindi gli inquilini-stati sono diversi tra loro: c’è chi è ricco e chi è pieno di debiti.
E qui, entriamo nel merito, occorre sfatare un tabù: il problema non è tanto il debito pubblico, che è sempre esisitito (anche se mai a questi livelli), bensì quello privato. E’ il debito non del proprietario che magari ha contratto il mutuo, ma di chi vive con lui in quell’appartamento: fratelli, sorelle, figli, nipoti, nonni ecc.
Il vero specchio della crisi europea, ma anche americana o inglese, è un debito privato fuori controllo, generato quasi sempre da bolle immobiliari, a fronte di allentamento monetario da parte delle banche.

Se il denaro te lo “tirano dietro”, lo si spende, e la casa è per tutti un sogno. Sono le stesse banche che poi devono essere nazionalizzate per poter garantire i prestatori (anche le banche prendono soldi in prestito...). Sta accadendo sempre più frequentemente in UK, in Olanda, Belgio e in Germania: il debito privato diventa così pubblico, incrementandolo di parecchio. Proprio nella terra della Merkel vi sono i più strenui oppositori all’unione bancaria (e non è un caso) che metterebbe a nudo la fragilità del loro sistema, che ormai regge sull’estrema aggressività. Hanno prestato soldi facili e fatto grandi speculazioni, ma non sempre le cose vanno come si spera. E così si spiegano i fondi salva-stati, ma in realtà salva-banche tedesche e francesi.
In Italia siamo e saremo immuni a qualsiasi bolla immobiliare (l’87% delle famiglie possiede una casa), grazie all’estrema oculatezza con cui sono sempre stati erogati i mutui. E la casa, oltre al risparmio privato (che però si sta erodendo per via fiscale), concorre a costituire un patrimonio privato pari a circa 4 volte il debito pubblico. Ma crisi economica, austerità, esagerata tassazione, interessi sul debito, sono destinate a far diminuire questo rapporto.



E che il problema sia in minima parte il debito pubblico lo testimonia la situazione della Spagna, che ha una percentuale PIL/deficit di gran lunga inferiore alla nostra, ma è messa molto peggio dal punto di vista economico-finanziario. Certo, il nostro debito di oltre 2mila miliardi (il secondo al mondo) va ridotto, doverosamente. Ma attenzione: un conto è eliminare sprechi e rami secchi, altro è curare con un salasso un paziente anemico. Dall’inizio dell’euro la spesa pubblica è aumentata, ma il numero di statali no, o almeno non in proporzione. Quindi, il problema, per logica, sta (anche e soprattutto) altrove. Come ha anche ricordato Munchau sul WSJ, austerity (tagli agli investimenti pubblici e più tasse) e crescita sono due propositi antitetici. L’uno contrasta fortemente l’altro. E’ una ricetta che non ha mai avuto successo in alcuna parte del mondo. Ma è la stessa che quelli dell’attico pretenderebbero di applicare agli altri condomini.
Le recenti elezioni italiane hanno visto oltre il 60% dei votanti esprimere il proprio dissenso non contro l’Europa – come semplicisticamente da molti riportato – ma contro questa Europa, troppo costosa e invasiva, che ci spinge sempre più in crisi.


Semplificando, la querelle sul fatto di rimanere o no nell’euro (l'Unione Europea è un'altra cosa) è forse banalmente una questione di costi-benefici. Ma non solo.
Se le spese condominiali sono superiori a quanto ci si possa permettere, si lascia l’immobile di prestigio. Si va a vivere in un altro condominio che ci permetta di rimettere in sesto le finanze e magari risparmiare qualcosa. E quelli dell’attico si divertano da soli.


Claudio Gandolfo


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