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_Gennaio2013

editoriale

Molti i nodi da sciogliere nel 2013

Tutte le previsioni vedono una ripresa, lieve, nella seconda metà dell’anno. Ma dipenderà da molti fattori, economici e politici

Abbiamo chiuso il 2012 in recessione e i numerosi outlook internazionali che abbiamo scelto di pubblicare in questo numero, indicano che non sarà facile uscirne. La curva del Pil punta da tempo verso il basso, mentre quella della percentuale di tassazione segue un andamento inverso. Occorre invertire entrambe le tendenze per poter risalire la china. Ma gli aumenti della tassazione e dell’IVA già previsti non stimolano certo l’ottimismo. E si dà per assodato che la disoccupazione salirà ulteriormente. C’è quindi molto da fare, anzi moltissimo. E ci vorranno molto coraggio e strategie precise.
Ma, per quanto animata di buoni propositi, l’Italia non può farcela da sola. Anche perchè non battendo moneta propria, i margini di manovra sono comunque all’interno del perimetro dell’euro. E qui entrano in gioco i fattori politico-economici che tengono banco in questi giorni. Non si può far ripartire l’Europa se non si risolvono prima questioni fondamentali come l’unione bancaria.
Quest’ultima, osteggiata dalla Germania, sarebbe comunque il primo passo verso un’Europa che sempre di più viene vissuta dalla popolazione dei vari Stati come un’entità pervasiva e opprimente anzichè come una vera opportunità di sviluppo.

Un club finanziario che ci sta velocemente togliendo risorse solo per appartenervi. Non a caso molti si chiedono se non vi sia un costo superiore nel rimanere nell’euro rispetto che a uscirne. I casi di Grecia, Portogallo e Spagna vengono agitati come spettri per convincere i più riottosi, a sproposito, perchè la nostra situazione è completamente diversa. Sul piano strettamente monetario, andremo incontro a una svalutazione dell’euro per migliorare la competitività? Con la Merkel in campagna elettorale non è facilmente ipotizzabile.
Certo è che non sarà possibile, nonostante l’abilità di Draghi e gli ormai famosi OMT, continuare a rinviare decisioni fondamentali fino alle elezioni tedesche. Perchè deve essere la politica, quella dei policymaker, a riprendere in mano la situazione continentale, lasciata fin troppo in balia degli umori e delle strategie della finanza, che fa la sua parte. Specialmente in una fase politica debole e confusa.
Un ruolo importante lo giocherà anche il nuovo governo italiano che uscirà dalle urne a febbraio, e che dovrà portare avanti le nostre istanze in sede europea con una forza maggiore di quella dell’esecutivo uscente.


Sperando che ne sia all’altezza.
Ma molto del nostro futuro dipende anche, ovviamente, dal resto del mondo. Gli USA, alle prese con un fiscal cliff di fatto solo rinviato, sapranno tornare a crescere o andranno in recessione? L’intera economia mondiale dipende da quel mercato in misura importante, e tifa apertamente per una soluzione positiva, ma di difficle gestione interna. Così come i Brics: manterranno o miglioreranno i loro tassi di crescita, e quindi di consumo?
Per un Paese votato all’export come l’Italia, la risposta a queste domande è fondamentale. Potrebbe significare l’inizio della ripresa, che molti indicano nella seconda metà del 2013.

Claudio Gandolfo





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