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_Febbraio2013

economia

Certificazione energetica: solo il 53% degli immobili in vendita è in regola

Giordano (Immobiliare.it): Ancora peggio per gli affitti. Certificato appena il 37% dell’offerta. Eppure il 24% di chi cerca casa seleziona in base ai consumi

Dal primo gennaio 2012 l\'obbligo della certificazione energetica degli edifici in vendita o in affitto è legge anche in Italia, ma secondo un’analisi di Immobiliare.it ( www.immobiliare.it ), sito leader del settore con oltre 800.000 annunci disponibili ogni giorno, ad un anno dall’entrata in vigore della norma solo il 53% degli annunci di vendita e appena il 37% di quelli in affitto è in regola. L’Attestato di Classificazione Energetica (ACE) è uno strumento di trasparenza molto importante per il consumatore perché offre la possibilità di conoscere, prima ancora di acquistare l’immobile, quanto incideranno i consumi energetici nella gestione dell’immobile, ma purtroppo in pochi lo sanno.
“Quello che emerge dalla nostra indagine, – spiega Carlo Giordano, Amministratore Delegato di Immobiliare.it – è che per evitare i costi della perizia, sovente si ricorre ad un’autocertificazione in classe G, pratica peraltro non legalmente valida né consentita, con l’intento di classificare realmente l’immobile solo all’atto del rogito; questo è espressione di una forte resistenza da parte dei proprietari che, scoraggiati dai lunghi tempi di vendita, sono disposti a spendere solo dopo aver trovato l’acquirente”.


Le parole di Giordano trovano conferma nei numeri: sugli oltre 60.000 annunci in mano ai privati presi in considerazione nell’analisi, solo l’11% ha una certificazione valida. La percentuale sale al 46% per gli annunci gestiti da agenzie immobiliari indipendenti, al 58% per quelli gestiti da intermediari affiliati a grandi gruppi (dotati di sistemi di certificazione dalle sedi centrali) e addirittura al 97% per quelli proposti direttamente dai costruttori per i quali, però, la certificazione energetica è un obbligo fin dalla fase progettuale.
L’ACE viene redatto a seguito dell’analisi degli indici di prestazione energetica del sistema di raffrescamento, di riscaldamento e di produzione di acqua dell’immobile: in breve, un edificio classificato in buona classe energetica (A+, A e B) avrà elevata efficienza energetica e consumi più bassi, uno in classe G sarà molto più inquinante e comporta costi di gestione più alti. Secondo una stima del Ministero dello Sviluppo Economico, agli immobili presenti in Italia va imputato all’incirca il 35% dell\'inquinamento prodotto nel Paese: questo perché 7 edifici su 10 sono stati realizzati prima del 1976, anno in cui fu firmata la prima legge sull\'efficienza energetica.

Il dato, da solo, prova lo stato di arretratezza dei nostri edifici: considerando solamente gli immobili provvisti di ACE, appena il 30% si trova nelle tre migliori classi energetiche.
Scorrendo i numeri dell’analisi di Immobiliare.it si vede come la percentuale di annunci con certificazione valida sia molto diversa da Nord a Sud. Il Trentino Alto Adige, da sempre molto attento alle tematiche green, può vantare ben l’80% di unità immobiliari certificate; a seguire si trovano il Veneto (62%), la Valle d’Aosta (58%) e la Lombardia (57%); agli ultimi posti di questa classifica la Puglia (24%), la Sicilia (23%) e la Basilicata, dove hanno un documento valido di attestazione dei consumi appena il 19% delle proposte.
“Se guardiamo alla domanda – continua Giordano – si notano alcune incongruenze. Il 24% di cerca un immobile in vendita o affitto lo fa filtrando gli annunci in base alla classe energetica, ma spesso le attese non sono corrispondenti alla realtà italiana. Il 59% dei potenziali acquirenti limita la sua ricerca agli immobili di classe A o superiore, ma nel nostro Paese la maggior parte delle case hanno una certificazione energetica compresa fra la D e la F”.



Infine una nota: già prima dell’estate 2012 gli annunci con classificazione regolare erano arrivati al 45%; da allora l’incremento è stato molto lento. Fin troppo semplice ipotizzare che questo sia legato all’assenza di una reale spinta a esibire il certificato, la cui mancanza, ad oggi, praticamente non viene sanzionata.


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