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Settembre_2013

idee

Mork & Mindy e la ricerca della felicita’

Mork viene dal pianeta Ork e Mindy cerca di spiegargli come funziona la vita sulla terra. Una rubrica di Gian Luca Bocchi

Mork: Ciao Mindy, ho visto un film molto interessante ieri sera. Parla di un giovane padre che perde il lavoro e viene lasciato dalla moglie. Rimane praticamente in mezzo ad una strada insieme al figlioletto di pochi anni, ma a costo di sacrifici personali, cene alle mense dei poveri e notti passate sui sedili della metropolitana, non si risparmia ore e ore di studio notturno che lo porteranno poi ad una nuova opportunità professionale che gli cambierà la vita.

Mindy: Conosco benissimo il film di cui parli, si tratta de “La ricerca della felicità” di Gabriele Muccino. Al di là del fatto che sia ispirato ad una storia vera, credo che l’aspetto più importante sia quello di voler dare speranza laddove non se scorga nemmeno un barlume. Proprio quello che accade oggi nel nostro Paese.

Mork: A cosa ti riferisci in particolare?

Mindy: Al fatto che le difficoltà economiche attuali non siano percepite come temporanee o rimediabili, ma che invece rivestano un ruolo quasi di ineluttabilità, una sorta di castigo infinito dal quale non ne può che derivare una sorta di “pessimismo cosmico”, di inedia che da tempo si è propagata alla sfera sociale, familiare e anche a quella intellettuale, oserei dire.

Pensa che proprio pochi giorni fa è uscito un rapporto pubblicato da The Earth Institute della Columbia University che stila una classifica dei vari Paesi del mondo in base al livello di felicità in essi presente (segnaliamo che il link al quale è possibile accedere al report è http://www.earth.columbia.edu/sitefiles/file/Sachs%20Writing/2012/World%20Happiness%20Report.pdf) Tu mi chiederai, giustamente, come sia possibile misurare la felicità.

Mork: Guarda Mindy, non solo non ti pongo la domanda, ma so anche la risposta. I più felici sono i più ricchi e quindi, se guardiamo il PIL pro-capite, posso dedurre che il Paese più felice al mondo sono gli Stati Uniti d’America.

Mindy: Mio caro Mork, come sei precipitoso. Sappi che la tua risposta è sbagliata, pur contenendo un fondo di verità. Partiamo innanzitutto dal fatto che lo scopo di questa ricerca non sta nella misurazione dell’emozione, quanto piuttosto della valutazione della soddisfazione per il proprio livello di vita. Quella della felicità è una misura approssimativa che viene stimata in via deduttiva in base a moltissimi parametri che certamente non prescindono da un minimo di benessere economico, ma che poi spaziano ad altre variabili quali la salute fisica e mentale, la fiducia nella propria comunità, nei propri amministratori e governanti, il livello di corruzione percepito, la qualità dell’ambiente, le ridotte diseguaglianze sociali, l’accesso all’istruzione.

Sarà quindi per te fonte di stupore sapere che quella grande potenza economica mondiale che sono gli USA in questa classifica si trova solo al diciassettesimo posto!

Mork: Riesci ancora a stupirmi, dopo oltre due anni che ci confrontiamo ormai. E l’Italia, che tanto ti preoccupa, in che posizione si trova?

Mindy: Purtroppo siamo scivolati al 45° posto (nel report precedente eravamo nei primi 30) nonostante siamo ancora tra le prime dieci potenze economiche del mondo, parlando sempre di PIL. Temo, come accennavamo all’inizio però, che l’infelicità del nostro Paese non sia solo legata ad un’innegabile peggioramento economico, quanto piuttosto nel complessivo degrado e malcostume che ha attraversato il sia la sfera pubblica che l’imprenditoria privata. La corruzione, il malaffare, l’ingiustizia sociale, il progressivo smantellamento del welfare e dell’assistenza sociale stanno minando le basi di tutta la nostra comunità. E’ purtroppo uno sfascio molto più profondo di quello meramente economico, perché viene da molto lontano. Secondo le stime di Banca d’Italia, il nostro è uno dei Paesi con la maggior ricchezza privata, ma la sua concentrazione nelle mani di un sempre più esiguo numero di famiglie sta divenendo socialmente insostenibile.


Sai infatti quali sono i paesi più felici? La Danimarca svetta in testa, seguita da Norvegia, Svizzera, Olanda, Svezia, Canada, Finlandia, Austria, Islanda e Australia. Nessun paese povero dunque, come in effetti era intuibile. Difficile essere complessivamente soddisfatti del proprio livello di vita, quando si deve sbarcare il lunario e racimolare i soldi per il pranzo e la cena. Ciò che però mi pare interessante è constatare che tra i primissimi posti figurino economie a forte interventismo statale con forme di tassazione certamente molto elevata, ma perfettamente restituita a livello di servizi sociali. E questo significa istruzione, assistenza sanitaria, cura dell’ambiente, ricreazione culturale, infrastrutture. Non esattamente un liberismo spinto, insomma. Mork: Certo Mindy, bella scoperta. Con tutte le cose che hai detto l’unico risultato è stato quello di scoprire che non siamo tornati indietro di dieci anni (economicamente) ma di cinquanta! Tutte le strutture di cui hai fatto menzione tu non si implementano in qualche trimestre ma in qualche lustro.

Mindy: Verissimo, ma rimbocchiamoci le mani, perché possiamo economicamente vivere anche con meno cose.


Liberiamoci dal pessimismo cosmico e cerchiamo di costruire qualcosa per il domani. Innanzitutto guardiamo ciò che di meraviglioso ci ha portato questo nuovo anno.

Mork: La candidatura di Roma ai giochi olimpici del 2024…

Mindy: No, Mork, quella proprio speriamo di no. Quello è uno dei grandi mali del nostro Paese. I grandi eventi e non la manutenzione quotidiana di ciò che si sta deteriorando; le grandi opere e non le innumerevoli piccole opere che permetterebbero il miglioramento delle strutture esistenti. Fiumi di denaro che si perdono in mille rivoli di corruzione e ingrassano i soliti noti, lasciando sempre a bocca asciutta la povera gente. Abbiamo i tetti delle scuole che cadono, i guard rail delle autostrade che cedono, le buche nell’asfalto che disarcionano i ciclisti e i nostri sommi governanti si girano dall’altra parte. Veramente, anche se sono atea, io parlavo di un uomo straordinario che sta rivoluzionando l’approccio all’altro, alla diversità, alla debolezza: Papa Francesco. E’ lui che apre soprattutto alla speranza, alla speranza di un mondo migliore e invita tutti noi a tendere una mano, a tenderla e basta, senza aspettarci nulla in cambio.


Possiamo dedicare il nostro tempo libero a chi ne ha bisogno attraverso gli oratori, le associazioni di volontariato, le organizzazioni non governative. Plachiamo una parte della nostra infelicità non con beni che non ci servono, ma con gesti che aiutano. Cerchiamo di non rinchiuderci nei nostri piccoli mondi presi solo dai nostri problemi e proviamo a confrontarci con gli altri per affrontare anche le difficoltà economiche. Si può aderire a gruppi di acquisto, provare a coltivare un orto condominiale, cercare di ridare un senso alla comunità di appartenenza, scambiarsi beni e servizi invece che denaro. E poi non dimenticarsi del valore dell’informazione libera e dello studio soprattutto per i nostri figli. Coltiviamo i cittadini di domani e non lasciamo che si appiattiscano solo sui beni materiali, almeno non oltre la soglia di quelli necessari. Alcune ricerche hanno dimostrato che a parità di altri fattori, coloro che attribuiscono molta importanza al denaro sono meno felici in tutti i campi della propria vita: con gli amici, in famiglia e ovviamente sul lavoro. Addirittura è stato misurato che chi attribuisce molta importanza a percepire un reddito elevato, ha bisogno di un reddito doppio di colui che invece attribuisce al denaro scarsa importanza per esprimere lo stesso livello di soddisfazione (felicità).




Mork: Ho capito il messaggio: diamoci da fare e non smettiamo di pensare che le cose possono migliorare, che noi possiamo fare qualcosa e che non dobbiamo piangerci addosso.

Mindy: Bravo. E dopo “La ricerca della felicità” guardati anche The company Men” e poi mi dici che ne pensi.


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