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Settembre_2013

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Essere pagati per le proprie performance? In Italia il 64% dei lavoratori dice sì

Sala (Kelly Services): La retribuzione legata alla performance predomina in alcuni settori-chiave, come Vendite (76%), Marketing (56%), IT (52%) ed Engineering (51%)

Maggiore flessibilità, magari il telelavoro, ma soprattutto legare la propria retribuzione a performance e produttività. Questo chiedono i lavoratori ed emerge chiaramente dall’ultimo Kelly Global Workforce Index, un’indagine di Kelly Services che raccoglie le risposte di più di 120.000 persone di 31 Paesi, di cui circa 7.000 in Italia e mostra gli effetti dei diversi fattori che impattano sul mondo del lavoro attuale, tra cui le differenze geografiche e la responsabilizzazione dei dipendenti, con un particolare focus sui tre gruppi generazionali principali: Y (19–30 anni), X (31–48 anni) e Baby Boomers (49–66 anni).
Nel dettaglio, il secondo capitolo del Kelly Global Workforce Index 2013 analizza il tema della performance dal punto di vista dei dipendenti, secondo i quali si lavorerebbe meglio se la retribuzione fosse basata su performance e produttività. Rientrano in questa tipologia tutti gli accordi nei quali un elemento del pacchetto retributivo è legato al raggiungimento di determinati target e può includere partecipazione agli utili, bonus legati alla performance e commissioni sulle vendite.

Tuttavia, a livello globale, meno della metà dei lavoratori percepisce una retribuzione di questo tipo.
Il sondaggio mostra che la più alta incidenza di lavoratori retribuiti in base alla performance, tra i partecipanti all’indagine, si registra nell’area Asia-Pacifico e, in particolare, nelle economie emergenti quali Indonesia, Cina, Thailandia (75%), Malesia (72%), Russia (70%) e India (67%). Il tasso scende al di sotto del 30% in UK, Australia, Irlanda, Svezia e Danimarca.
Il cambio di atteggiamento rispetto a contratti legati a una retribuzione variabile emerge dalla preferenza espressa alla domanda: “Se ti venisse offerta una retribuzione legata al lavoro straordinario o una legata a performance e produttività, quale sceglieresti?” Il 54% dei lavoratori EMEA ha scelto la performance.

Grande fiducia nelle proprie capacità

I risultati dell’indagine mostrano, infatti, che molti lavoratori confidano nella loro capacità e sono sicuri che il proprio impegno porterebbe al raggiungimento di un guadagno superiore rispetto all’extra derivante dallo straordinario.
Nell’area EMEA, tra coloro che non percepiscono bonus e incentivi, il 41% sostiene che migliorerebbe la produttività se il guadagno fosse legato ai risultati ottenuti.

Il 32%, invece, è convinto di percepire una retribuzione adeguata per il ruolo ricoperto. Nel dettaglio, la percezione di ricevere un retribuzione equa è più alta tra i lavoratori che operano nei settori IT, Matematica e Vendite (43%). Al contrario, i dipendenti meno soddisfatti sul piano retributivo sono quelli appartenenti al settore della Formazione (31%), dell’Healthcare (33%) e delle Scienze (35%).

I risultati italiani

Per quanto riguarda l’Italia, solo il 35% degli intervistati dichiara di percepire una retribuzione che comprende una parte variabile, legata alla performance o al raggiungimento di determinati obiettivi, con una netta preponderanza tra i profili legati all’area Sales (74%), seguiti a distanza da quelli che operano in ambito Finance ed Engineering (39% per entrambe le categorie).
Solo il 20% degli intervistati del nostro Paese ritiene di percepire una retribuzione commisurata alla propria performance e il 55% degli altri si dice convinto che lavorerebbe meglio e con maggiore produttività se potesse avere una retribuzione di questo tipo. Per quanto sia ancora alta la percentuale di quanti si dichiarano disponibili ad effettuare straordinari sul lavoro (29%), sono più del doppio quelli che preferirebbero essere retribuiti in base ai risultati raggiunti (64%).



“La perdurante recessione economica e l’alto tasso di disoccupazione hanno contribuito al cambiamento dei concetti di performance, fatica e premi. Ora, i dipendenti sono pronti ad accettare l’elemento di rischio nella propria retribuzione in cambio di un risultato migliore. Tale cambiamento si è esteso tra aree geografiche, settori e i gruppi generazionali, causando una profonda frattura con i modelli lavorativi tradizionali. Premiare la performance dei propri dipendenti è un metodo intelligente e vincente per migliorarne la motivazione e accrescerne la produttività”, commenta Cristian Sala, Direttore Generale e Finanziario di Kelly Services Italia.
Tra gli altri dati emersi dalla ricerca, è interessante notare che l’ingresso nel mondo del lavoro di modalità più flessibili ha contribuito alla diffusione del telelavoro: infatti, Il 29% degli intervistati lavora da remoto. Nello specifico, il telelavoro è più diffuso nell’area APAC (37%) rispetto ad Americhe (24%) ed EMEA (23%). In Italia, questa modalità di lavoro rappresenta ancora un’eccezione (il 75% degli intervistati dichiara di non lavorare da remoto), nonostante la diffusione capillare di tecnologie che la consentirebbero.



Questa scelta rappresenta un grande cambiamento nel modus operandi. Il 65% dei dipendenti lo considera un grande vantaggio in termini di risparmio di tempo e di spese per gli spostamenti, mentre per il 45% rappresenta maggiore flessibilità. Ci sono, però, anche degli svantaggi, come la perdita dei rapporti con i colleghi e con il management (55%), la difficoltà a stabilire confini tra lavoro e vita privata (37%), il minor accesso alle informazioni aziendali e un minor coinvolgimento nell’attività di team (36%).
La survey prende anche in considerazione il crowdsourcing, un nuovo modello di business flessibile che permette alle aziende di utilizzare internet per accedere a un network globale di individui, consulenti e freelance di diversi settori per lo sviluppo e la realizzazione di un progetto. A livello globale, le esperienze di crowdsourcing sono ancora relativamente poche: infatti, solo il 13% degli intervistati dichiara di aver sperimentato direttamente questa tipologia di lavoro. Nonostante la sua limitata diffusione, un terzo dei lavoratori si dichiara molto interessato ad intraprendere attività di crowdsourcing. Il tasso più alto si registra in APAC (34%), seguito da EMEA (33%) e dalle Americhe (29%).



La nascita di queste nuove forme di flessibilità rispecchia la consapevolezza raggiunta da dipendenti e datori di lavoro, i quali hanno finalmente compreso che per migliorare la produttività aziendale e la soddisfazione personale sia necessario allineare gli interessi delle due parti”, conclude Cristian Sala.

Le percentuali piú rilevanti nel contesto italiano

• Il 35% degli intervistati dichiara di percepire una retribuzione legata alla propria performance lavorativa.
• A livello generazionale, la retribuzione variabile è più diffusa tra i Baby boomers (47%), seguiti dagli appartenenti alla Gen X (41%) e da quelli della Gen Y (27%).
• Solo il 5% degli italiani che non ricevono una retribuzione in base alla propria performance ritiene che il proprio stipendio sia equo per il ruolo ricoperto.
• Tra i profili specializzati e in possesso di competenze tecniche, il 70% degli intervistati preferirebbe ricevere bonus o incentivi invece di essere pagato per gli straordinari.
• Secondo i dati, il 74% dei professionisti Sales viene retribuito per le proprie performance.

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