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17/04/2024

economia

Brexit: fine o inizio di nuovi problemi per il Regno Unito?

Bienvenu (La Financière de l'Echiquier): verso la ripresa, ma la recessione è un problema del passato?

Nonostante l'inflazione nel Regno Unito e persino il settore immobiliare stiano andando verso un miglioramento, la politica continua a intralciare la ripresa. Più e più volte, dopo aver sfiorato il collasso, la Gran Bretagna ha saputo indicare la via della resilienza. Sarà così anche nel 2024?

Stando agli ultimi sondaggi sull'attività non c'è ombra di dubbio: a marzo - per la prima volta dal giugno 2022 - i tre indicatori principali del sentiment economico rispettivamente nei servizi, nel settore manifatturiero e nell'edilizia, superano tutti la soglia dei 50 che segna la linea di demarcazione tra espansione e contrazione dell'attività. Certo, con un margine risicato: se quello dei PMI[1]nei servizi è confortevole (53,1), il settore manifatturiero si attesta ad appena 50,3 e le costruzioni a 50,2. Eppure, la convergenza del segnale nei tre settori è sorprendente, soprattutto se confrontata con l'Eurozona dove gli stessi indicatori sono nettamente inferiori: 51,5, 46,1 e 42,4 rispettivamente, appesantiti dalla Germania soprattutto - 50,1; 41,9; e addirittura 38,3 per l'edilizia!

Sembra quindi superata la leggera recessione degli ultimi due trimestri del 2023, mentre la Germania si è arrenata e la Francia continua a rivedere le sue proiezioni al ribasso.

Eppure, le difficoltà non mancano. Gli scioperi, in particolare, di una portata inedita negli ultimi dieci anni, dilagano ormai nel Paese dal 2022. Nei primi giorni di aprile la pace sociale non è stata ripristinata visto che sono iniziati nuovi scioperi dei macchinisti le cui rivendicazioni salariali sono alimentate dall'inflazione che imperversa da due anni. Succede certamente anche altrove, benché l'inflazione continui ad attestarsi a un livello più elevato che nei principali Paesi partner. A febbraio era ancora al 3,4% rispetto al 2,6% dell'Eurozona[2]. Eppure, l'inflazione potrebbe presto lasciare il novero delle preoccupazioni britanniche. La Banca d'Inghilterra prevede che scenderà sotto il 2% già nel secondo trimestre del 2024. Quindi, come nell'Eurozona, la strada verso un taglio dei tassi intorno all'estate sembra spianata, con un'unica differenza: una maggiore visibilità dato che le divergenze negli approcci nazionali non si manifestano all'interno della Banca d'Inghilterra. La posta in gioco è ancora più alta che nell'Eurozona perché il tasso di rifinanziamento, del 5,25% contro il 4,50%, incita a intervenire. Sebbene la crescita, l'inflazione e persino il settore immobiliare stiano chiaramente convergendo verso un miglioramento, resta il fatto che la ripresa sarà ostacolata soprattutto dal gioco politico che potrebbe essere caotico.

Se i conservatori sono al potere da 14 anni - una stabilità apparente che nasconde in realtà una grande volatilità nella governance come dimostra l'episodio rocambolesco del governo di Boris Johnson - i sondaggi danno loro poche possibilità di vincere le prossime elezioni generali previste entro gennaio 2025, probabilmente nell'ottobre prossimo. Il governo Sunak non è riuscito a conquistare il favore dei sudditi di Sua Maestà ragion per cui da qui a fine anno potremmo assistere a uno spostamento verso sinistra, con nuove sorprese economiche in vista. Nel frattempo, il Regno Unito dovrebbe dimostrare uno slancio tale da far impallidire diverse grandi Repubbliche europee. La Brexit è dunque finita? Certamente no, soprattutto perché nuovi controlli doganali sulle importazioni dall'Europa, rinviati ben cinque volte, dovrebbero entrare in vigore il 30 aprile, comportando nuove tasse. Più in generale, nel gennaio 2023 uno studio di Bloomberg - un organo di informazione dichiaratamente anti-Brexit - ha stimato il costo della Brexit in oltre 100 miliardi di euro all'anno. Questo dimostra quanto la Gran Bretagna sia resiliente: nonostante questo gravame, che la maggioranza dei britannici stando ai sondaggi rimpiange di essersi accollato, le sue prospettive a medio termine sono più dinamiche di quelle del fiore all'occhiello germanico nell'Eurozona.



Long live the Kingdom!



Alexis Bienvenu, Fund Manager di La Financière de l'Echiquier



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