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03/08/2022

economia

Gli italiani continuano a rimanere lontani dai mercati nonostante la corsa dell'inflazione

Secondo un sondaggio di Moneyfarm nonostante gli evidenti svantaggi derivanti dal tenere la liquidità ferma sui conti correnti in un periodo di veloce rialzo inflattivo, la maggioranza degli italiani continua a non investire i propri risparmi

L'attuale contesto di elevata volatilità non aiuta di certo i risparmiatori italiani ad avvicinarsi ai mercati finanziari, nonostante l'impatto significativo che la costante risalita inflattiva avrà sul carovita e sui risparmi. La guerra in Ucraina e la conseguente crisi energetica hanno, infatti, complicato uno scenario già duramente compromesso dalla crisi delle materie prime: il mese di giugno si è chiuso con un incremento su base annua del dato di inflazione del +8%, contro il +1,3% dello stesso mese del 2021, superando ampiamente le stime, già poco rosee, degli analisti.
Nonostante gli evidenti svantaggi che derivano dal tenere la liquidità ferma sui conti correnti in un periodo in cui il livello dei prezzi è tornato a correre più veloce che mai e nonostante la sempre più ampia gamma di soluzioni di investimento, sia tradizionali che digitali, disponibili sul mercato, la maggioranza degli italiani continua a non investire i propri risparmi.
Questo lo sconfortante quadro che emerge da uno studio sul "financial wellbeing", il benessere finanziario, condotto sulla popolazione di due Paesi, Italia e Regno Unito, da Moneyfarm, società internazionale di investimento con approccio digitale, insieme a Dectech, società specializzata in studi comportamentali nata alla Warwick University.



Il valore aggiunto delle soluzioni ibride (consulenza + DNA digitale)


La situazione sembra essere più critica per i meno abbienti, che hanno maggiori probabilità di rinunciare del tutto ad investire rispetto a quelli che appartengono alla categoria "high affluent" (la percentuale di "low affluent" che non sottoscrive alcun portafoglio è quasi doppia rispetto a quella degli "high affluent" sia per le soluzioni di investimento ibride, 41% vs 21%, sia per le soluzioni di investimento tradizionali, 45% vs 24%, sia per quelle fai-da-te 55% vs 27%) e per quelli più avversi al rischio, che hanno maggiori probabilità di incorrere in una decisione di investimento sbagliata, mentre gli investitori più propensi a rischiare tendono ad essere più sicuri del portafoglio che hanno scelto. Le forme di investimento fai-da-te rappresentano una scelta avveduta solo per gli investitori già esperti, mentre la clientela meno finanziariamente alfabetizzata e più vulnerabile appare disorientata quando vi ricorre, con un 55% degli intervistati che ha irragionevolmente scelto il portafoglio più rischioso.
Le probabilità di scegliere un portafoglio coerente con la propria propensione al rischio e il proprio orizzonte temporale sembrano essere 2,2 volte maggiori per i risparmiatori che investono attraverso soluzioni ibride, cioè che integrano tecnologia e consulenza tradizionale, mettendo un consulente a disposizione del cliente durante tutto il percorso di investimento, rispetto a chi sceglie soluzioni di investimento fai-da-te (il 30% dei primi sceglie il portafoglio consigliato contro solo il 14% dei secondi).



Le barriere all'investimento


Per gli intervistati, i principali ostacoli all'investimento sembrano essere l'insufficienza delle informazioni disponibili sui prodotti finanziari (27%) e la volontà di confrontarsi con un consulente prima di prendere una decisione di investimento (27%). Proprio l'assenza di un rapporto personale diretto con un esperto, in grado di rassicurare i clienti e di migliorare il processo decisionale, rappresenta una delle barriere all'investimento con una piattaforma fai-da-te più frequentemente indicate dagli intervistati (27%), insieme alla rischiosità dei portafogli (18%).
Nella scelta di una soluzione di investimento, un ruolo fondamentale è, inevitabilmente, quello giocato dai costi, che vengono indicati dagli intervistati come barriera all'investimento soprattutto con una piattaforma tradizionale (20%), meno con soluzioni ibride (13%) e ancora meno con un servizio fai-da-te (7%). Il miglior rapporto qualità-prezzo si riflette anche sul tasso di finalizzazione degli investimenti, che risulta maggiore quando l'investimento viene effettuato tramite soluzioni ibride (88%) o tramite piattaforme fai-da-te (85%), rispetto alle più costose forme di investimento tradizionali (75%).



Secondo Andrea Rocchetti, Head of Investment Advisory di Moneyfarm (nella foto), "l'attuale fase di volatilità dei mercati non deve scoraggiare quanti vogliano avvicinarsi al mondo degli investimenti, ma deve necessariamente far riflettere sull'importanza di una consulenza professionale, indipendente e trasparente, che sia in grado di comprendere le esigenze del risparmiatore, di guidarlo oltre il breve periodo senza cedere alla tentazione di agire sull'onda dell'emotività, per accrescere il capitale in un orizzonte di lungo termine, attraverso soluzioni di investimento diversificate e dai costi contenuti. La fiducia nella consulenza finanziaria va alimentata tramite un contatto costante con i clienti, contatto che ha ancora più valore quando supportato al meglio dalle nuove tecnologie".


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