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25/05/2022

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Marazzi (Stim Tech Group): il future workplace è già un'esigenza per le aziende

Il tema dell'innovazione passa dalla collaborazione, dai processi e dalle applicazioni aziendali. L'esigenza attuale è quella di coniugare tecnologia e opportunità

Innovazione, spazi e collaborazione. Sono diventate le tre parole chiave per chi sta ripensando le modalità di lavoro delle aziende, intesi come i "white collars" o Knowledge workers. Ne abbiamo parlato con Stefano Marazzi, CEO del Gruppo Stim Tech Group.



Smart/remote working: che cosa vi stanno chiedendo le aziende e che cosa state osservando?


Nel nostro ambito di offerta i nostri clienti ci stanno chiedendo come integrare una soluzione di collaborazione aziendale all'interno del loro processo di trasformazione digitale. Oggi le aziende hanno bisogno di esser sempre più competitive in un mercato che cambia sempre più velocemente. Attuano quindi processi di trasformazione digitale che vanno a modificare la metodologia del lavoro sia in termini di processi sia di applicazioni. All'interno di questa trasformazione digitale, per garantire una modalità di lavoro sempre più dinamica e flessibile, parte integrante sono i sistemi di collaborazione che le aziende devono rilasciare ai propri dipendenti.

Oggi le aziende soprattutto del mercato corporate ed enterprise, quindi imprese medio-grandi, ci chiedono la capacità di inserire nei loro processi di trasformazione i sistemi di collaboration. Noi questo lo facciamo con una forte partnership declinata a tutte le soluzioni Microsoft. Cerchiamo quindi, all'atto della consulenza tra tutti i nostri collaboratori e delle conoscenze di queste applicazioni, di declinarle all'interno e farle ottimizzare ai nostri clienti o comunque ai nostri prospect all'interno di un processo di trasformazione molto più ampio. In sintesi: c'è una grande richiesta da parte dei nostri clienti di attuare le politiche collaboration all'interno dei loro processi di trasformazione.

Le aziende stanno anche ripensando gli spazi.


Certamente. Nell'ambito di un evento durato una settimana che abbiamo fatto recentemente a Milano, abbiamo voluto rappresentare all'interno di un container un ambiente di lavoro digitale, dove grazie alla tecnologia è possibile migliorare i processi di comunicazione all'interno di un'azienda.

Oggi quello che in termine generico viene definito "digital workplace" interessa anche l'allestimento fisico delle postazioni di lavoro. Di fatto, uno degli aspetti principali del "future workplace" (noi lo chiamiamo così), è quello di creare spazi di collaborazione, non più declinandoli ad una postazione di lavoro fissa. Questo del "future workplace" è uno dei grandi aspetti positivi che di fatto generano la possibilità per le aziende di innovare. La migliore gestione degli spazi aziendali, la possibilità di comunicare meglio, di avere a disposizione in maniera più fluida una serie di dati aziendali che prima erano magari correlate ad una serie di applicazioni più statiche, genera una maggiore capacità di collaborazione all'interno dei team, che favoriscono le idee e quindi un processo di innovazione.

Il digitale fa già parte della realtà. Si fanno riunioni in virtuale anche da dentro l'azienda.


Si, ma dalle aziende viene fatto in modo tale da creare maggior empatia all'interno dei team. Secondo la mia opinione l'attrattività del posto di lavoro non è più la RAL (retribuzione annua lorda) o la misura economica con la quale viene corrisposto un collaboratore.

Ma è la capacità delle aziende di rilasciare strumenti di collaborazione in un ambiente di lavoro che sia dinamico, innovativo, funzionale e che permetta tutti i collaboratori di esprimersi in una maniera più libera. Questo, e mi ricollego alla prima domanda, è ciò che i clienti ci chiedono: di innovare il workplace all'interno di questi processi che le aziende per forza devono mettere in atto per cercare di rimanere competitive ed esserlo sempre di più, in un mercato in totale trasformazione.

E' più una esigenza di risorse umane o di processi di business? Quanto è coinvolto il CFO?


I grandi progetti - soprattutto in ambito Finance - che abbiamo visto, in cui magari abbiamo lavorato per alcune parti, sono partiti per lo più da CFO e HR. Da una parte per cercare di rendere attrattivo il posto di lavoro, dall'altra per integrare i processi per far fronte alle necessità derivate dalla pandemia, che di fatto ha agito da catalizzatore per realizzare decisioni frequentemente già in parte prese. Dovendo fare una riflessione, la gran parte dei progetti arriva dalle risorse umane o comunque dalla parte Finance.


La parte IT è più coinvolta sulle necessità di rendere sicuri i dispositivi, di rendere accessibili le informazioni aziendali da ogni luogo e in qualsiasi momento.

Microsoft sta portando le riunioni anche sul Metaverso. Che cosa vi aspettate?


E' l'attuale ultima frontiera. Non saprei dire se sia un punto di arrivo o di transito verso una modalità di lavoro che attualmente non possiamo concepire o non conosciamo. Il Metaverso potrebbe essere una di queste. Ad oggi viene utilizzato soprattutto come canale marketing, come innovare una tipologia di prodotto, cercare di creare un po' di entropia intorno alla proposizione commerciale di alcune aziende, soprattutto orientate verso il mercato consumer. Non è detto che nei prossimi mesi o anni non ci siano grandi investimenti delle imprese nei confronti del Metaverso. Mi sembra che negli USA JP Morgan abbia aperto il primo sportello virtuale accessibile dai propri utenti con il semplice codice PIN. E' un qualcosa che a fronte di investimenti che a oggi sono tutt'altro che banali, si potrà configurare in soluzioni in questo ambito virtuale molto spinto.



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