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11/05/2022

economia

L'inflazione frenerà la crescita?

Julie Dickson (Capital Group): anche alcune cause sono transitorie e l'inflazione dovrebbe iniziare a diminuire verso la fine dell'anno, vi sono ragioni strutturali per cui questa sarà più alta nel prossimo ciclo rispetto agli ultimi 20 anni

La crescita globale si stava riprendendo fortemente dopo la pandemia, in particolare negli Stati Uniti e in Europa. Tuttavia, il picco dell'inflazione sembra destinato a smorzare tale fenomeno.
A seguito della pandemia, abbiamo assistito allo scoppio di una tempesta perfetta caratterizzata da minore offerta e forte domanda, con conseguente ripresa dell'inflazione. Anche se alcuni di tali fenomeni sono transitori e l'inflazione dovrebbe iniziare a diminuire verso la fine dell'anno, vi sono ragioni strutturali per cui l'inflazione sarà più alta nel prossimo ciclo rispetto agli ultimi 20 anni. Questo fattore non dovrebbe essere trascurato in quanto il crescente potere contrattuale della manodopera locale porta a una maggiore richiesta di aumenti significativi dei salari.
Vi sono alcuni settori che sono particolarmente ben posizionati per rispondere alle pressioni inflazionistiche, sfruttando il pricing power e la loro capacità di trasferire gli aumenti di prezzo, sia nei loro servizi sia nei loro prodotti oppure in aree in cui hanno una forte domanda da parte dei consumatori.

Uno di questi settori è quello dei semiconduttori. Ciò è dovuto in parte alla dinamica domanda-offerta ma anche alla capacità di trasferire gli aumenti di prezzo.
Per i settori relativi a bevande, articoli per la casa, abbigliamento e articoli di lusso, la domanda tende a rimanere relativamente stabile. Le aziende di tali settori sono anche in grado di trasferire gli aumenti dei costi e di proteggere meglio i propri margini di profitto.
Quando l'inflazione comincia a insinuarsi nelle valutazioni, tendiamo a vedere un aumento della volatilità dei prezzi. Per esempio, possiamo vedere correzioni a breve termine dei prezzi delle azioni in risposta alle decisioni attese sui tassi d'interesse da parte delle banche centrali, che a loro volta rispondono alle aspettative sull'inflazione. Ciò a cui stiamo anche assistendo è che nel tempo, i dividendi o i rendimenti dei dividendi tendono a rimanere relativamente stabili e che il reinvestimento dei dividendi può aggiungere o, in alcuni casi, preservare rendimento in un momento in cui i mercati stanno correggendo. Per esempio, abbiamo visto l'inflazione salire alla fine del 2007 e all'inizio del 2010.

Durante questi periodi, il gap di performance tra il reinvestimento dei dividendi e il rendimento azionario assoluto è diventato significativo.
Le società che pagano i dividendi possono quindi fornire un modo per preservare il valore e i rendimenti durante i cali di mercato in risposta all'inflazione. Non c'è dubbio che il consumo globale di energia sia cresciuto enormemente negli ultimi 20 anni e che gran parte di questo provenga da fonti tradizionali come il carbone e il petrolio.
I livelli di consumo energetico hanno spinto molte aziende ad esplorare fonti e aree di produzione energetica alternative, tra cui l'energia nucleare. Capire come le società di servizi e energetiche si approvvigionano di energia sta diventando un fattore importante quando si considerano le valutazioni. Le aziende che investono più capitale nello sviluppo e nella distribuzione di fonti alternative di energia non possono essere valutate allo stesso modo di quelle focalizzate sulle fonti tradizionali di energia. Questo perché la loro traiettoria di crescita nei prossimi 10-15 anni sarà molto diversa.
Poiché le dinamiche inflazionistiche continuano ad espandersi, è importante non prendere decisioni a breve termine mentre si investe in contesti inflazionistici.


Se guardiamo all'inflazione nel tempo, escludendo i periodi di inflazione estrema o di deflazione significativa, i mercati azionari hanno fornito valore nel lungo periodo.

Julie Dickson, Investment Director di Capital Group


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