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13/04/2022

economia

Siamo davanti a punti di svolta

Stefan Rondorf (Allianz GI): al momento per i prossimi mesi si prevede un rallentamento della crescita globale, ma non una recessione. Questo vale anche per l'Europa, nonostante le più strette relazioni con Russia e Ucraina

L'invasione dell'Ucraina da parte delle forze armate russe probabilmente segnerà un punto di svolta per tutto il mondo occidentale. E' improbabile che gli investitori si adeguino a questa nuova realtà dall'oggi al domani, ci sono troppe nuove domande a cui rispondere e obiettivi contrastanti da soppesare. Ma che cosa possiamo attenderci nei prossimi mesi in merito a prezzi, economia e mercati?
I tassi di inflazione appaiono prossimi a un punto di svolta. Il rialzo dei prezzi è proseguito ancora: già prima dell'escalation militare in Ucraina, erano molti i segnali che lasciavano presagire un'inflazione più diffusa e persistente, segnali che dovrebbero intensificarsi per effetto dell'ulteriore aumento dei prezzi soprattutto di energia e alimentari. Ci si deve comunque attendere che in futuro gli aumenti dei prezzi a un certo punto si normalizzeranno. E' anche vero che le sanzioni contro la Russia potrebbero causare nuovi problemi alle filiere e alle vie di trasporto.
Come conseguenza le prospettive economiche si sono indebolite. L'aumento dei prezzi incide sul reddito delle famiglie destinato ai consumi, mentre le imprese hanno meno certezze in fase di pianificazione e potrebbero rimandare le decisioni di investimento.

Per contro, malgrado i persistenti dubbi legati alla pandemia, molti Paesi dovrebbero registrare una vivace domanda nei settori del tempo libero e dei viaggi. Inoltre, i risparmi accumulati negli anni della pandemia dovrebbero consentire di compensare almeno in parte gli oneri legati all'aumento dei prezzi.
Tutto considerato, nei prossimi mesi dovremmo assistere ad una decelerazione della crescita globale, ma al momento non si parla di recessione. Questo vale anche per l'Europa, nonostante le relazioni più strette con Russia e Ucraina.
Un rallentamento della crescita dovrebbe incidere anche sull'aumento degli utili aziendali. Per esempio, se prima della crisi le stime di crescita degli utili nel 2022 relative all'indice europeo Stoxx600 si attestavano attorno al 9%, ora è più probabile una stagnazione: una recessione degli utili non è infatti una conclusione prevedibile per l'Europa, in parte anche per l'effetto di bilanciamento derivante dall'aumento dei profitti nei settori dell'energia e delle materie prime.
Il rialzo dell'inflazione e l'aumento dei rischi di ribasso per l'economia pongono le banche centrali di fronte a un dilemma.

Nelle ultime settimane sia la BCE che la Federal Reserve si sono dette a favore della lotta all'inflazione, almeno a parole. In ogni caso entrambe hanno mantenuto una linea molto espansiva sino a poco tempo fa, e ora sono costrette a intervenire in tempi rapidi e con decisione - una manovra che risulta piuttosto delicata. Il percorso verso una politica monetaria che frenerà l'inflazione a lungo termine e manterrà i tassi superiori al livello neutrale (per gli Stati Uniti si presuppone ad esempio il 2,5% circa) non sarà un percorso breve.
Ed è proprio questo a tenere acceso un barlume di speranza sui mercati azionari e delle altre asset class rischiose: i tassi reali, cioè i tassi al netto degli attuali elevati tassi di inflazione, potrebbero restare in territorio negativo ancora a lungo. Nonostante le criticità del contesto, le azioni potrebbero quindi confermarsi interessanti nel medio periodo rispetto ad asset class nominali come le obbligazioni governative. Su questo fronte non è stato ancora raggiunto il punto di svolta.
Ci auguriamo tutti una svolta positiva

Stefan Rondorf, Senior Investment Strategist Global Economics & Strategy Allianz Global Investors

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