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22/12/2021

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Ligresti (Dell Technologies): infrastruttura e innovazione driver del business delle imprese

La pandemia ha fatto compiere passi da gigante al digitale. Ma molto c'è da fare, soprattutto a livello di gestione dell'infrastruttura e dei dispositivi.

Il punto di vista di chi è abituato a produrre e distribuire tecnologia alle imprese è particolarmente importante, soprattutto in questa fase in cui è in atto una forte accelerazione verso il digitale. Abbiamo intervitato Filippo Ligresti, VP & General Manager di Dell Technologies Italia, per cercare di comprendere cosa sta accadendo nelle aziende italiane.

La pandemia ha dato una accelerata alla trasformazione digitale.


Questo nuovo mondo che emerge a valle di 20 mesi di esperienza pandemica è un mondo anche molto più digital-centrico, diciamo così. La tecnologia ha assunto un ruolo sempre più importante nella vita di tutti i cittadini e nelle aziende. C'è stata una grande accelerazione verso la trasformazione digitale. Per noi, la trasformazione digitale non è un processo che è iniziato con la pandemia, ma è in corso da anni, ma ora è al centro della discussione.

I risultati finanziari hanno detto qualcosa di interessante.


Abbiamo presentato i risultati del nostro terzo trimestre, fino ad ottobre, e sono ancora una volta risultati importanti e dimostrano che la tendenza è in atto e che stiamo cogliendo l'opportunità offerta dal mercato.

28 miliardi e mezzo di fatturato nel terzo trimestre, sommandolo con quelli precedenti, abbiamo quasi 80 miliardi di dollari che ci fa pensare che ragionevolmente chiuderemo l'anno tra i 105 e i 110 miliardi di dollari di fatturato, contro 94 miliardi di quello precedente. La nostra strategia è di cogliere le opportunità del mercato e di questa economia che mette al centro il digitale sotto un nome, "work from anywhere", ma che possiamo allargare in "lavora e impara in qualsiasi luogo". Dobbiamo creare strumenti che possano agevolare questo concetto e siamo certi che questa strategia sia vincente, nonché i risultati ce lo raccontano. Abbiamo visto che il PC è sempre più al centro della produzione di contenuti a valore e anche al centro dell'interazione video, offrendo un'esperienza che piace. La qualità dell'audio e dei video, delle webcam, è diventata importante, una richiesta, o meglio, una necessità legata ai contenuti che si creano, dalle video call alla formazione. Poi c'è stata una fortissima richiesta di networking, c'è una crescita della richiesta di connessione di qualità e di raccolta e gestione dei dati.

La memorizzazione e i server sono ancora più importanti. E poi c'è il tema della cybersecurity. Insomma, c'è davvero tanta carne al fuoco.

Una spinta molto forte, ma anche complessità da gestire.


Il digitale spinge le aziende a cercare strumenti più flessibili per gestire tutta l'infrastruttura, ma la crescita è spesso assolutamente imprevedibile. Capire cosa crescerà nel prossimo periodo non è semplice e ogni volta che si aggiunge un pezzo si aumenta la complessità.
E' necessario avere una "mentalità flessibile" per poter gestire quello che si cela dietro a questa crescita. Dall'altra parte, tutte le aziende stanno cercando una modalità efficace per sfruttare questi cambiamenti strutturali nella società. Non è per niente facile.

E il cloud che cresce. 


Assolutamente, ma poi si deve tenere conto dei regolamenti, delle nuove necessità che sono legate al cloud, e non solo, anche dalla pressione che sta giungendo dai vari vendor e dall'integrazione nelle strategie aziendali.

Le aziende stanno cambiando il loro modo di operare e stanno anche cercando trovare modalità efficienti, ma anche efficaci, per supportare questa esplosione di dati. Il cloud è una soluzione e quindi questo spinge gli operatori del settore a investire in questo senso e ci siamo anche noi che offriamo i nostri prodotti. Ci sono grandi investimenti e richieste crescenti, serve affidabilità e concretezza, ma soprattutto capacità di sostenere queste esigenze. Sta nascendo anche l'esigenza per il cliente finale di non legarsi a un solo operatore, di essere libero di poter cambiare, e quindi l'interoperabilità e la migrazione sono diventate degli standard. Il nostro punto di vista è che le aziende si stanno rendendo conto dei rischi che ci sono se si va in una certa direzione e stanno cercando soluzioni che consentano loro di avere quella flessibilità e quella scalabilità che permetta di reagire in tempo reale o di disinvestire quando non serve qualcosa.

Qual è la strategia di Dell Technologies?


Nella nostra strategia abbiamo tendenzialmente due assi fondamentali: il consolidamento di quello che noi riteniamo essere il nostro core business, quindi l'infrastruttura, che significa l'insieme di tutti gli strumenti, dai server all'Internet of Things passando per tutto ciò che ruota in mezzo.


Noi crediamo di essere dei consolidatori e dei modernizzatori. Dall'altra parte, nella nostra strategia c'è l'idea di investire su nuove aree emergenti, che sono adiacenti a quello che facciamo noi, segnatamente sono il multi cloud, quindi garantire la possibilità di essere quel sistema che lega e favorisce un approccio flessibile al modello operativo cloud e lo facciamo con un partner importante come VMWare. Ci sono investimenti importanti nell'edge computing, ovvero portare il calcolo vicino a dove i dati vengono raccolti, per consentire la nascita di nuove applicazioni che abilitano processi e decisioni in realtime. Abbiamo il tema dell'investimento delle infrastrutture di telecomunicazioni, dove cambiamenti tecnologici strutturali rendono possibile approcci software design laddove prima esistevano basata sull'hardware e anche investimenti nel cloud come modello operativo e rendere i clienti indipendenti.

Qualche consiglio alle aziende per gestire questa nuova normalità?


Oggi le aziende prendono le loro decisioni sempre più da dati reali, pensiamo al cambiamento avvenuto nel tempo al marketing con il passaggio dalle ricerche di mercato a dati estrapolati o richiesti in tempo reale.


E' un cambiamento che si estende a qualsiasi settore. L'idea è di cercare di far sì che le nostre decisioni, all'interno dell'azienda ma anche della vita quotidiana, siano sempre più "collegate" a dei dati reali e informazioni che a questo punto sono alimentate da elementi non necessariamente legati tra loro. La cosiddetta driven driven company oggi è davvero possibile. Le aziende hanno già una marea dei dati, ma spesso e volentieri non riescono ancora a gestire ad analizzarle. I tempi per realizzare un progetto partendo dai dati si è accorciato moltissimo. Vale per le aziende, ma vale anche per la Pubblica Amministrazione, che può tagliare il tempo di preparazione ai progetti, che poteva durare anni! Se pensiamo alle smart cities, i processi produttivi e i processi applicativi che abbiamo all'interno della città oggi non sono in grado di sfruttare queste tecnologie. Il dato deve diventare centrale.



Qual è lo stato delle imprese?


Abbiamo condotto una ricerca su questo. La maggior parte delle aziende, diciamo oltre la metà, sono "principianti" in questo mondo dei dati.


Ne hanno tanti, ma non sempre sanno gestirli correttamente, si trovano quasi sopraffatte dal volume dei dati. Pensiamo a gestione scontrini, fatturazione, comportamento dei clienti che sono dati non strutturati e spesso non legati tra loro. Ci sono, ma si fatica a sfruttare il potenziale.
Poi ci sono quelle che sono già avanti in questo processo, ma che faticano a trovare le persone che se ne possono occupare. Anche questo è un bel problema. Ci sono aziende che hanno già dei team con le competenze adeguate per analizzare questi dati, ma anche in questo caso sono sommerse dalla quantità di dati da analizzare e si finisce con l'innamorarsi di una tecnologia ma non si trova un vero legame con il business. In pratica, mancano le competenze di analisi.
Arriviamo alla terza categoria, gli "entusiasti", quelli che hanno investito molto, anche per tempo e non solo in tecnologie e competenze però non sono stati capaci di pensare a come dire migliorare in anticipo o a far scalare l'infrastruttura. Accumulano dati ma poi faticano a estrerne il valore.
Infine ci sono le aziende a buon punto, quelle che chiamiamo "champion" perché sono campioni.


Sono quelle che hanno veramente fatto tutte le cose per bene in anticipo e sono ben strutturate per raccogliere i dati, analizzarli e metterli a disposizione a chi deve prendere le decisioni. Le aziende stanno investendo, anche grazie alla pandemia, e la trasformazione digitale oggi è reale. Le nostre imprese hanno recuperato strada rispetto a quelle di altri Paesi, ma c'è molto da fare. Abbiamo fatto un bel passo in avanti dal punto di vista digitale e questo mi fa essere molto ottimista sul futuro dell'economia italiana. Ci sono tanti progetti di trasformazione delle aziende e parlando con integratori di soluzioni mi sono accorto che non solo c'è attenzione e voglia, ma anche tanta voglia di investire per cambiare. Ma cambiare davvero, non di facciata. Come operatori abbiamo la responsabilità di riuscire ad aiutare i nostri clienti e le istituzioni, non dico a sbagliare il meno possibile, ma almeno a cercare di prendere decisioni nel miglior modo possibile. L'implementazione dell'infrastruttura rappresenta le fondamenta di questa trasformazione digitale e abilita l'implementazione della strategia di business per le imprese.


Il nostro vantaggio è che abbiamo un punto d'osservazione importante e investiamo moltissimo in ricerca e sviluppo, negli ultimi tre anni abbiamo investito oltre 15 miliardi di dollari. Per questo possiamo essere dei "consiglieri" per fornire degli strumenti di business davvero utili alle richieste che provengono dalle imprese.


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