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08/12/2021

digital

Monetizzare il traffico 5G: come gli operatori si devono interrogare per investire al meglio

Roberto Bussolotti (Amdocs): gli investimenti per le frequenze sono stati ingenti, ora è necessario creare i servizi

Come si monetizza il traffico 5G? Una domanda non banale, a cui abbiamo cercato di far rispondere Roberto Bussolotti, Regional Vice President per l'area europea di Amdocs. 



Il 5G deve essere monetizzato. Ma come si fa?


Diciamo che la monetizzazione del 5G è un po' la domanda del secolo! Se si parla con qualsiasi operatore e con qualsiasi azienda hanno tutti nella lavagna dei propri uffici di questa questa domanda appesa. Noi cerchiamo di fornire una risposta. Amdocs è un'azienda che nasce nei primi anni 80 e si specializza prevalentemente sulla digitalizzazione con un portafoglio che spazia da tutto il mondo IT e gli operatori telefonici fino al mondo dei service per le banche, ma anche tutta la parte di comunicazione di media quindi anche di contenuti che vanno dalle major di Hollywood piuttosto che gli over the top. Il 5G spaventa soprattutto gli operatori, che si trovano a fare degli investimenti enormi, di un ordine di grandezza superiore rispetto al 3G e al 4G, inoltre devono poteziare la rete. Ci sono tematiche regolatorie importanti, piuttosto che politiche se penso alla net neutrality, piuttosto che l'erogazione di un servizio pubblico.

Parliamoci chiaro: la verità è che non hanno mai monetizzato questo investimento, se non garantendo un servizio che gli ha impedito di perdere clienti, veri beneficiari di questi servizi. Con il 5G le cose possono cambiare, l'IoT prenderà piede e nascono nuovi servizi.



Non è solo una questione di velocità di connessione.


No, c'è molto di più. Un utente navigherà ancora più velocemente, ma non è il tema. C'è un salto di paradigma e la sua monetizzazione, lo dico già in maniera chiarissima, non sarà come non lo è stata per per le precedenti tecnologie. Ci sono una pletora di scenari di uso totalmente diversi che però principalmente non traguardano l'utenza consumer, ma piuttosto quella business. Infatti, c'è un'altra caratteristica fondamentale: la bassissima latenza, cioè il tempo di risposta scende in un intorno dei dieci millisecondi. In pratica, il cervello umano percepisce questa azione come un'azione in tempo reale, non avverte il ritardo. Avere risposte in tempo reale apre scenari nuovi.

Penso alle analisi delle acque e il monitoraggio delle stesse dalla fonte agli scarichi, all'agricoltura per l'analisi dei parametri della terra per capire quando, come e dove irrigare e risparmiare acqua, nella chirurgia da remoto: sono tutti scenari che cambieranno le nostre abitudini.

Ma cosa manca?


C'è bisogno di un'educazione da parte degli operatori che devono acquisire le competenze per poter vendere questi servizi. Di fatto non l'hanno mai fatto. Le aziende, poi, devono comprendere i benefici prima di adottare la tecnologia e quindi il tutto non può essere istantaneo. Servono competenze, ma servono anche capacità di gestione dei sistemi. Se pensiamo alla chirurgia a distanza, la sicurezza e la continuità di connessione non sono argomenti trascurabili! Non è che l'operatore possa costruire una rete per ogni caso d'uso e distribuita sul territorio e per fortuna il cloud sta venendo in aiuto e diventerà l'infrastruttura abilitante.

Ma la monetizzazione come potrebbe avvenire tecnicamente?


Con il 5G entra in gioco il concetto di "slicing", cioè la rete del futuro.


In pratica, si ritagliano delle fette (slice) di rete con caratteristiche diverse. Una parte per lo streaming di un video magari in maniera ad alta definizione, che non ha necessità di una latenza bassa, mentre per altri utilizzi si usa un'altra parte della rete. Ovviamente, queste "slice" hanno prezzi diversi.



Avremo, e abbiamo già, sensori che misurano molte cose, l'IoT: come si evolverà?


Le aziende si stanno preparando, anche in Italia, ma siamo lontani da un uso intelligente del 5G. Intanto c'è un problema di diffusione. Non ha molto senso avere il 5G negli smartphone per poi accedere solo nelle grandi città, perché per l'utente in fondo non è cambiato niente! Si stanno però sviluppando reti miste, 5G e 4G, nonché molto hanno costruito reti stand alone, cioè con un'infrastruttura 5G per coprire il territorio. Per un operatore non è semplice, perché deve costruire una nuova rete, non è un semplice ampliamento della precedente. Servono inoltre sistemi di orchestrazione del traffico perché i casi d'uso sono diversi, le slice sono tante e quindi bisogna gestire il tutto.


Noi stiamo proponendo al mercato queste soluzioni, che facciano in maniera assolutamente automatica, per cui l'operatore definisce le regole e noi le realizziamo sulla rete.



La copertura del territorio però è un problema.


Gli operatori sono preoccupati perché hanno investito tanto per le frequenze e ora devono investire nella rete. Stiamo parlando di un mercato che è passato da 42 miliardi a circa 20 a causa della guerra delle tariffe e quindi lo scenario non è esattamente idilliaco. Lo Stato parla di innovazione e banda larga, ma le revenue medie per user sono le più basse del mondo. Per capirci, oggi compriamo con un bundle a 7 euro quello che negli altri Paesi costa mediamente 20. Gli operatori questi soldi da qualche parte li dovranno pur prendere. Se guardiamo ad altri mercati, penso alla Cina e alla diffusione del 5G e dei servizi, con una copertura di circa il 90 per cento, gli Stati Uniti stanno crescendo, mentre l'Italia è molto più indietro e nessun operatore ha un 5G stand alone.



Ma c'è un mercato che vedete come più pronto ad accogliere questa innovazione?


Il mondo del gaming, che è un mercato che cuba 280 miliardi di euro e cresce ogni anno a doppia cifra, è molto attento al 5G.


I gamers si riuniscono in città e affittano degli spazi enormi, dotandoli di un'infrastruttura potentissima solo per poter giocare insieme allo stesso tempo e nello stesso posto.

Qual è il ruolo di Amdocs?


Noi vogliamo essere l'abilitatore, il facilitatore di questi servizi. Vogliamo metterci dalla parte dell'operatore e offrire un servizio completo, quello che noi chiamiamo "una federazione tra tutti i sistemi che ad oggi esistono". Non ha senso approcciare gli operatori dicendo "dovete cambiare tutto", è necessario sfruttare al meglio quello che c'è e costruire al meglio l'infrastruttura. E' un compromesso, ma necessario per andare a sfruttare sinergie e avere redditività. Se si usano reti diverse, con parametri diversi, è necessario avere strumenti semplici che li facciano dialogare. Gli operatori devono dotarsi di tecnologie "progressive", in modo da traghettare traffico e servizi.


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