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13/10/2021

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In Italia è sempre più complicato investire

Secondo il Global Business Complexity Index, pubblicato da TMF Group, siamo il 15° Paese più complesso al mondo nel quale investire e il quarto in Europa. Maglia nera per Francia, Polonia e Grecia

Visto che la classifica Doing Business della World Bank non verrà pubblicata per il noto scandalo che coinvolge anche l'ex CEO Kristalina Georgieva, oggi a capo del Fondo Monetario Internazionale, è possibile affidarsi ad altre fonti indipendenti per avere una visione globale di cosa comporta fare business nei vari Paesi del globo. E l'Italia non ne esce benissimo.
Secondo il Global Business Complexity Index (GBCI), pubblicato da TMF Group, principale società di servizi professionali e finanziari operante in oltre 85 giurisdizioni. L'Italia è il 15° Paese più complesso al mondo nel quale investire, e il quarto in Europa.
Lo studio analizza le norme, i regolamenti fiscali e lo scenario legislativo in 77 Paesi che rappresentano il 92% del PIL totale e il 95% di investimenti diretti esteri. In totale, il rapporto si basa su 292 parametri, offrendo dati su aspetti chiave del business: dai tempi che le aziende impiegano per costituirsi, ai requisiti per i benefit dei dipendenti, dalla possibilità di poter velocizzare I processi tramite un uso massiccio del digitale alle regole contabili vigenti e così via.


Rispetto all'anno precedente, il Belpaese ha subito un netto declassamento, passando dalla 36ma posizione del 2020 a quella attuale, in una classifica che vede il Brasile e la Francia come le prime due giurisdizioni contraddistinte dal maggiore tasso di complessità dell'ecosistema normativo. In Europa, oltre che dalla Francia, l'Italia è preceduta solo dalla Polonia e dalla Grecia.
Le cause di un tale posizionamento sono da ricercare nei livelli di burocrazia più alti che nella maggior parte dei Paesi europei. Per esempio, le aziende straniere impiegano un mese per aprire un conto bancario, rispetto alle due settimane della Repubblica Ceca e dell'Ungheria. Anche il tempo medio necessario per incorporare una società privata è di un mese, mentre nei paesi vicini come la Svizzera e l'Austria ci vuole la metà del tempo.
Inoltre, a seconda del livello di complessità, le aziende che vogliono costituirsi in Italia devono avere a che fare da tre fino a cinque istituzioni diverse, contro le due dell'Austria, o solo una in paesi come il Regno Unito e l'Irlanda. Inoltre è necessario registrarsi presso tre autorità fiscali, al contrario di una sola come avviene in Spagna.

Un miglioramento della situazione si potrebbe registrare nel prossimo futuro, vista l'approvazione in via preliminare, da parte de Consiglio dei Ministri. di costituire società a responsabilità limitata via web e quindi senza recarsi fisicamente dal notaio.
La gestione delle Risorse Umane (HR), inoltre, costituisce un altro elemento di complessità: il licenziamento di un dipendente dallo scarso rendimento è piuttosto impegnativo e viene influenzato da diversi elementi quali, ad esempio: le dimensioni dell'azienda, la data di assunzione, la situazione personale. La combinazione di questi fattori porta a diversi indennizzi in caso di licenziamento illegittimo, la cui procedura può durare da 4 a 36 mesi.
Su una nota più positiva, il rapporto sottolinea come l'Italia miri a semplificare il suo sistema contabile-fiscale e legislativo (norme e sanzioni) entro i prossimi cinque anni. Al momento, però, le riforme in questi campi stanno introducendo un certo grado di complessità, che si attenuerà negli anni successivi.
Al tempo stesso, il Belpaese si conferma in una posizione dominante, a livello globale, nella fatturazione elettronica.

Al momento, infatti, è la nazione che ha maggiormente aderito e implementato la direttiva dell'Unione Europea relativa all'e-invoicing (fatturazione e elettronica).
In un contesto più globale, la Francia è la seconda giurisdizione più complessa in cui investire al mondo, mentre la Polonia è il decimo Paese più complicato dove operare. Nonostante l'introduzione di "Business France" - un sito web per assistere le aziende straniere a rispettare gli standard contabili francesi - le aziende possono ancora riscontrare difficoltà a causa dei continui cambiamenti di questi standard.
In aggiunta, la Francia è contraddistinta dalle complessità nei processi contabili e fiscali, da norme sulle risorse umane fortemente incentrate sulla tutela dei dipendenti e dalla necessità di presentare i rapporti contabili nella lingua locale. La Polonia, classificata al 34° posto tra i paesi più complessi nel 2020, è ora il decimo Paese meno favorevole al business in cui operare a livello globale. Le ragioni possono essere trovate in uno scenario legislativo sempre in evoluzione, che lascia alle imprese poco tempo per implementare i cambiamenti in linea con le nuove leggi.




La situazione in EMEA


Il rapporto sottolinea che l'EMEA è una regione in cui nazioni come i Paesi Bassi e la Repubblica d'Irlanda risultano essere molto attraenti per le aziende multinazionali, posizionandosi rispettivamente al 70° e 74° posto nella classifica globale. Entrambi offrono ambienti normativi stabili ed equi, regimi fiscali avanzati, digitalizzati e competitivi, e forza lavoro istruita, altamente qualificata e orientata ai servizi.
Più in generale, l'EMEA, insieme all'APAC, è una regione caratterizzata da un forte intervento statale nella digitalizzazione, al fine di ridurre il peso della burocrazia. L'EMEA ha anche registrato alcuni progressi nei benefit a favore dei lavoratori, come l'assistenza all'infanzia e i contributi per l'alloggio o l'assistenza sociale: queste misure sono ora obbligatorie per i dipendenti assunti a tempo indeterminato in molte giurisdizioni.
Secondo Juraj Gerzeni, Head of EMEA Management di TMF Group (nella foto), "il 2021 è stato un anno difficile a causa della pandemia, ma è stata una sorpresa positiva notare come le aziende e i governi locali abbiamo affrontato le sfide imposte.


La regione è caratterizzata da approcci diversi, ma la resilienza è il fattore comune. Vedere che Paesi come la Francia siano disposti a passare attraverso una serie di revisioni per favorire l'appetito degli investitori internazionali è molto incoraggiante".
"L'Italia è un Paese dalle potenzialità enormi qualche maniera inespresse. I vincoli burocratici, insieme ad un apparato normativo rigoroso possono allontanare I flussi di investimenti. D'altro canto, la creatività, la flessibilità e la capacità di identificare soluzioni immediate che contraddistinguono i lavoratori italiani, oltre ad un elevato grado di preparazione dei professionisti, rappresentano I motivi per cui le aziende multinazionali continuano a considerare l'Italia come un partner strategico", conclude Julian Dietz, Country Manager per l'Italia.


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