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22/09/2021

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Perchè l'economia mondiale frena la sua crescita

Per Istat e OCSE l'espansione del PIL rimane al di sotto dei livelli pre-pandemia e il volume del commercio mondiale è previsto in rallentamento causa problemi alle supply chain. Nell'eurozona fiducia delle aziende e dei consumatori in calo

Dopo la forte ripresa nella prima parte dell'anno legata alla progressiva rimozione delle misure di distanziamento, l'economia mondiale ha iniziato a decelerare, condizionata principalmente dal rallentamento del settore industriale.
Secondo la Nota mensile sull'economia italiana dell'Istat, a giugno il commercio internazionale di merci in volume ha segnato una crescita modesta dopo il calo congiunturale di maggio (rispettivamente +0,5% da -0,7%, fonte: Central Planning Bureau), con una attenuazione della fase di robusta espansione degli scambi. La domanda mondiale di beni permane su livelli superiori a quelli pre-crisi inoltre il PMI globale composito sui nuovi ordinativi all'export di agosto, sebbene in calo per il terzo mese consecutivo, è rimasto sopra la soglia di espansione, suggerendo un proseguimento della fase di crescita del commercio internazionale.
In Cina, nonostante l'economia continui a mostrare un accentuato dinamismo e siano attesi nuovi interventi di stimolo da parte del governo, sono emersi alcuni segnali di raffreddamento della ripresa economica.

L'attività manifatturiera è attesa rallentare e il settore dei servizi contrarsi, come segnalato dai relativi indicatori PMI di agosto.
Negli Stati Uniti, invece, prosegue la fase espansiva. A luglio, la produzione industriale ha accelerato, con un incremento congiunturale dello 0,9% (+0,2% a giugno).
Sul fronte del mercato del lavoro, le nuove richieste di sussidi di disoccupazione a fine agosto si sono collocate sui minimi da marzo 2020 e il tasso di disoccupazione è sceso a 5,2% (5,4% a luglio). In questo scenario destano meno preoccupazioni i possibili effetti dell'esaurimento di alcune delle misure emergenziali a sostegno dei redditi.
Le prospettive per l'economia americana restano positive anche se la fiducia dei consumatori, rilevata dal Conference Board, ha registrato un calo in agosto legato al rischio di inflazione e alla diffusione di nuove varianti del virus. La crescita dei prezzi, tuttavia, appare riconducibile a fattori temporanei più che al manifestarsi di frizioni dal lato dell'offerta. A luglio, la dinamica tendenziale dei prezzi al consumo si è attestata al 5,4% segnando una decisa decelerazione in termini congiunturali (+0,5% da 0,9% di giugno).


Nell'eurozona si conferma la fase di consolidamento della ripresa dell'economia: il tasso di crescita del Pil nel secondo trimestre è stato rivisto al rialzo (+2,2% da +2,0% in termini congiunturali). A luglio, il tasso di disoccupazione è sceso a 7,6% - due decimi in meno di giugno - e la flessione è stata diffusa alle quattro principali economie euro. Ad agosto, coerentemente con il rafforzamento della ripresa economica, nell'area si è registrata una decisa accelerazione dell'inflazione (3,0% da 2,2%) trainata dalla componente energetica.
Anche l'OCSE rileva nell'ultimo outlook che il PIL dell'area dei Paesi che lo compongono rimane ancora al di sotto dei livelli pre-pandemia, nonostante una crescita in aumento nel secondo trimestre del 2021, dell'1,6% dallo 0,6% del trimestre precedente, secondo le stime provvisorie.
Per l'insieme delle principali sette economie, la crescita del PIL è aumentata all'1,6% (dallo 0,4%) nel secondo trimestre del 2021, ma con forti variazioni tra i Paesi. Per esempio, il Regno Unito ha registrato la crescita più forte (4,8% da -1,6% nel trimestre precedente), seguito dall'Italia (2,7% da 0,2% nel trimestre precedente).

Il PIL è aumentato anche nelle altre sette principali economie, ma in misura minore. Sia negli Stati Uniti che in Germania il PIL è cresciuto dell'1,6%, rispetto all'1,5% e al meno 2,0% rispettivamente del trimestre precedente. In Francia e in Giappone il PIL è cresciuto rispettivamente dello 0,9% e dello 0,3%, dopo lo 0,0% e meno 0,9% nel trimestre precedente. Canada ha registrato un tasso di crescita dello 0,6%, ma poiché questo è sceso dall'1,4% del trimestre precedente, è stata l'unica economia dei Major Seven che ha registrato un tasso di crescita in decelerazione nel secondo trimestre.
Nell'eurozona e nell'Unione Europea la crescita del PIL è tornata positiva nel secondo trimestre del 2021, rispettivamente al 2,0% e all'1,9%, dopo flessioni (meno) dello 0,3% e (meno) dello 0,1% nel trimestre precedente.
Confrontando l'attività economica nel secondo trimestre del 2021 con i livelli pre-pandemia (4T-2019), il PIL è ancora in ritardo per l'area OCSE nel suo insieme (meno 0,7%). Tra le principali sette economie, UK ha registrato il divario maggiore (meno 4,4%), seguito da Italia (meno 3,8%), Francia e Germania (entrambe a meno 3,3%).


Gli Stati Uniti sono l'unica Major Seven Economy che è già tornata ai livelli pre-pandemia nel secondo trimestre del 2021, con il PIL che ha superato il livello pre-pandemia dello 0,8%. 
Per l'Istat comunque le prospettive nel complesso restano favorevoli e caratterizzate dal proseguimento dei segnali positivi nell'industria e dalla intensità della ripresa dei servizi. Ad agosto, l'Economic Sentiment Indicator rilevato dalla Commissione europea ha evidenziato un lieve calo della fiducia per industria e servizi e un miglioramento per le costruzioni. A livello nazionale, l'ESI ha segnato una flessione nelle principali economie, più accentuata in Francia (-4,5 punti percentuali rispetto al mese precedente) rispetto a Italia (-1,9 p.p.) e Spagna (-1,2 p.p.) mentre in Germania il livello dell'indice è risultato vicino ai valori del mese precedente (-0,3 p.p.). In questo caso, le nuove incertezze sulla pandemia possono aver lasciato il segno.


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