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21/07/2021

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Quante sono le aziende italiane in Germania? Oltre 1600 e ben inserite nelle catene del valore

Le imprese che hanno investito presentano un elevato profilo strategico-competitivo, che si riflette in una elevata diffusione di marchi, brevetti e certificazioni ambientali. Con un fatturato di 59 miliardi

La Germania significa molto dal punto di vista commerciale per il nostro Paese. E' il primo mercato di sbocco per l'export e anche il primo partner commerciale. Da sempre vediamo brand tedeschi che oltre che vendere i loro prodotti, fanno anche shopping tra le nostre realtà produttrici. Non così noto è il peso delle nostre imprese che invece sono sbarcate da loro per produrre localmente. E' quello che ha messo in luce la ricerca "Il valore delle aziende italiane in Germania", realizzata dalla Direzione Studi e Ricerche di Intesa Sanpaolo per la Camera di Commercio Italo-Germanica (AHK Italien), volta a quantificare la presenza su suolo tedesco delle imprese a controllo italiano e il loro contributo all'economia locale.
Se si guarda agli investimenti esteri (IDE) dei Paesi europei, la Germania rappresenta la seconda meta degli imprenditori italiani, con una quota del 10,8% sul fatturato totale realizzato dalle controllate estere italiane nel mondo (59 miliardi su 546,2 secondo i dati Eurostat).
Nello specifico, sono 1.670 le aziende italiane che operano su territorio tedesco (il 7% del totale delle controllate estere italiane), per 104 mila addetti che appartengono per il 61% al mondo dei servizi e per il restante 39% al manifatturiero.

La Lombardia è la prima regione di provenienza geografica delle imprese, seguita da Veneto, Emilia-Romagna, Piemonte e Trentino-Alto Adige.
Prendendo in esame il fatturato complessivo delle controllate estere attive in Germania, la quota italiana si sostanzia in un 2%, ma aumenta per la distribuzione all'ingrosso (4,4%), i trasporti (2,5%) e per alcuni settori manifatturieri, quali i prodotti e materiali da costruzione (6%), l'elettrotecnica (4,2%), la metallurgia e i prodotti in metallo (3,9%).
L'analisi approfondita di un campione di bilanci relativi al triennio 2017-19, estratto dal database ISID (Intesa Sanpaolo Integrated Database) fa emergere una dimensione media elevata delle controllanti delle imprese italiane attive in Germania rispetto a quelle che operano in altri Paesi. Lo spaccato per classi di fatturato vede un 44% di grandi imprese e un 20% di piccole, da confrontarsi, rispettivamente, con percentuali del 19% e del 43% nel campione complessivo delle controllanti di imprese estere italiane.
Restringendo il perimetro di osservazione al settore manifatturiero, le controllanti di imprese italiane su suolo tedesco spiccano per una maggiore diffusione di marchi (sono detenuti dal 62,1% delle imprese, contro il 41% nel campione totale delle controllate estere italiane), brevetti (58,5% contro 36,4%) e certificazioni ambientali (27,8% contro 19,5%), a indicarne l'elevato profilo strategico-competitivo.


Le relazioni economiche italo-tedesche non si limitano alla presenza diretta di imprese a controllo italiano, ma sono in realtà ancor più intense se si considera il complesso intreccio di legami che caratterizza le catene globali del valore. I partner europei giocano, in linea generale, un ruolo chiave nel funzionamento della macchina produttiva tedesca, in tutti i settori manifatturieri.
L'Italia detiene, in particolare, una posizione di primato tra i fornitori della catena automotive, fiore all'occhiello del manifatturiero tedesco, con un apporto di valore aggiunto del 2,4% alla produzione tedesca di autoveicoli, davanti a Francia, Polonia e Cina. Il contributo italiano si presenta estremamente diversificato in termini merceologici, riflettendo così l'eterogeneità della base produttiva del Paese, ma spicca soprattutto nella metalmeccanica, negli intermedi in gomma-plastica e nel tessile-pelletteria per l'automotive. Le aziende italiane in Germania, inoltre, si presentano come molto ben inserite nelle catene del valore tedesco, dando luogo a una presenza basata sull'alta qualità e su un'integrazione strategica all'interno dello scenario tedesco.


"Lo studio conferma la centralità della Germania nelle attività e negli investimenti delle imprese del nostro Paese. Forti di un rapporto consolidato di co-produzione con i partner tedeschi, le aziende italiane attive in Germania contribuiscono ad alimentare un ecosistema produttivo che genera valore per l'economia tedesca attraverso la qualità dei loro prodotti e servizi", ha commentato Jörg Buck, Consigliere Delegato della AHK Italien (nella foto). "In generale, l'Italia è un tassello fondamentale all'interno delle catene del valore tedesche e i dati sul commercio bilaterale ci dicono che il ruolo di primo piano dell'Italia per l'industria tedesca ha retto la prova della pandemia. In un'ottica di ripartenza e di crescita continua, occorre continuare a puntare, a livello privato come pubblico, sulle leve strategiche delle aziende italiane evidenziate anche dalla ricerca: l'innovazione, anche nelle sue forme protette dalla proprietà intellettuale, la tutela dell'ambiente e l'elaborazione di modelli produttivi che facciano della sostenibilità il proprio fulcro".
"La competitività delle imprese si basa sempre più sulla valorizzazione delle competenze dei diversi attori con cui interagiscono, siano essi clienti o fornitori.


Le relazioni tra le imprese italiane e quelle tedesche sono un buon esempio di quanto ciò possa essere profittevole", ha dichiarato Fabrizio Guelpa, Responsabile Industry and Banking Research di Intesa Sanpaolo. "In prospettiva, grazie anche al PNRR, le imprese italiane potranno rafforzarsi ulteriormente sul piano della digitalizzazione e della sostenibilità ambientale, diventando così partner di maggior valore per le aziende estere e migliorando la propria competitività a livello internazionale".


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