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14/07/2021

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Gian Luca Greco (Greeninvest): con Hydrogenia produciamo l'idrogeno verde ultrapuro

Ha un'impronta carbonica pari a zero, non ha eguali nelle attuali fonti alternative di energia primaria. Sono tantissimi i settori di impiego, a partire dalla mobilità e dagli utilizzi industriali di processo

È una nuova realtà italiana specializzata nello sviluppo e nella costruzione di impianti per la produzione di idrogeno verde ultrapuro. Parliamo di Hydrogenia, con sede a Genova, controllata da Greeninvest, una società di investimento che si rivolge ad aziende green e innovative per sviluppare un'economia circolare e contribuire al raggiungimento di un progresso globale sostenibile.
Hydrogenia è pronta ad attivare la filiera dell'idrogeno e offrire soluzioni e tecnologie sempre più concrete ed efficienti, con la mission di realizzazione di progetti per la produzione e utilizzo di idrogeno "verde", interamente ricavato da elettrolisi dell'acqua alimentata esclusivamente da energia rinnovabile. Ne abbiamo parlato con Gian Luca Greco, Chairman & CEO Greeninvest.

Voi producete idrogeno verde ultrapuro. Quali sono le sue caratteristiche che lo differenziano e quali i settori di impiego?

L'idrogeno verde che produciamo è generato in elettrolisi alimentata da pura autoproduzione di energia da impianti rinnovabili in sito e con tecnologie di elettrolisi ad elevate prestazioni; nessun ricorso al prelievo di energia elettrica da rete, neppur se alimentata da forniture rinnovabili: il nostro modello prevede di presidiare tutta la filiera dal sole/vento alle molecole di idrogeno ed ossigeno.


I settori di impiego su cui punteremo saranno:
1) in primis, quello della mobilità stradale (specie trasporto pesante - TIR - e mobilità pubblica - bus), marittima (specie navi mercantili) e ferroviaria (a sostituzione dell'elettrificazione di linee tuttora a diesel).
Per far ciò, stipuleremo partnership industriali e commerciali con operatori della logistica e del trasporto, con compagnie operanti nel settore navale, con operatori della distribuzione carburanti, etc.
2) secondariamente, su base più opportunistica, i settori degli utilizzi industriali di processo, e della movimentazione materiali.
3) in una fase più avanzata, i settori degli usi finali residenziali, nel momento in cui (anche grazie ai passi avanti che avrà fatto nel frattempo la nostra attività di ricerca su nuove tecnologie di elettrolisi) siano disponibili ed economicamente sostenibili soluzioni tecnico-impiantistiche per la diffusione in utilizzi più "retail" dell'idrogeno.

In ottica decarbonizzazione, quali sono i principali vantaggi?

L'idrogeno verde ha un'impronta carbonica pari a zero, non ha eguali nelle attuali fonti alternative di energia primaria.


E' un elemento disponibile in natura in misura pressoché inesauribile, è stoccabile in forma liquida, gassosa o può essere immagazzinato in altre sostanze (si pensi all'ammoniaca), in funzione dei diversi utilizzi e/o delle diverse distanze su cui debba essere trasportato.

Come si compone la filiera dell'idrogeno?

Ricerca, produzione, trattamento, stoccaggio, trasporto, utilizzo. Queste sono le diverse fasi della filiera produttiva, con tutte le possibili differenziazioni in fusione dei diversi usi finali e delle possibili modalità di immagazzinaggio trasporto e distribuzione: ad oggi non consideriamo nemmeno, per l'idrogeno verde, la possibilità di utilizzare reti di idrogenotti dedicati (in cui immettere in un punto e prelevare altrove), né credo che ci arriveremo mai, se non su scala ridotta o sperimentale.
Poi c'è la filiera industriale, che si compone di tutte le lavorazioni e produzione in area impianti fotovoltaici ed eolici, idrolizzatori, sistemi di trattamento e stoccaggio, sistemi di trasporto su gomma e rotaia, sistemi di distribuzione, apparecchiature per uso diretto (dai motori termici alle celle a combustibile).




L'Europa spinge verso la transizione energetica. Qual è la previsione dell'impatto dell'idrogeno e in che tempi?

Per parlare solo di idrogeno blu (bassa intensità di carbonio) e verde (carbon free) stiamo parlando di target europei che prevedono già al 2030 una capacità produttiva, in esercizio, di quasi 7 milioni di tonnellate/anno.
In Italia, si stima che al 2050 su 955 TWh di domanda finale di energia ben 218 TWh verranno soddisfatti attraverso il ricorso all'idrogeno (ovvero per il 23%).
Riguardo al mix, l'idrogeno verde già oggi è competitivo con le altre forma di idrogeno per le applicazioni in mobilità, lo diventerà nel medio termine anche sulle altre applicazioni.
E persino riguardo alle fonti fossili alternative, l'idrogeno risulterà rapidamente competitivo in molti usi finali, specie in scenari (come quelli che abbiamo oggi davanti) di ulteriore crescita del costo della CO2. Si pensi che a 100 euro/t, l'idrogeno blu/verde potrebbero essere a break even vs soluzioni convenzionali già al 2030, anche nella raffinazione e nella mobilità stradale leggera, senza incentivi, mentre ai valori attuali questo già vale per la mobilità stradale pesante - ferroviaria - navale e per il comparto dell'acciaio.




A che punto siamo in Italia?

In Italia partiamo da una posizione arretrata rispetto ad alcuni Paesi nord e centro europei, che già da anni sperimentano e avviano la creazione di una filiera industriale che accompagni la diffusione negli usi finali.
In Italia, per la verità, le competenze scientifiche e tecnologiche non mancano né sono mai mancate, ma è stata carente, come risaputo, una visione strategica sullo sviluppo sostenibile del mix energetico.
Ora, con i nuovi obiettive nazionali di decarbonizzazione e la nuova spinta alle energie rinnovabili, sembra che si possa effettivamente essere a un punto di svolta.
Rimaniamo ancora penalizzati da un sistema autorizzativo farraginoso e lento, speriamo bene nel nuovo decreto semplificazioni.
Se notate, sentiamo spesso parlare di idrogeno grigio, di idrogeno blu, di utilizzo in "blending" dei gasdotti, di singole sporadiche iniziative con sponsor altisonanti in progetti pilota in settori energivori quali l'acciaio o la raffinazione: non crediamo che il futuro della decarbonizzazione si giochi in tali ambiti, né che la filiera industriale potrà mai alimentarsi a sufficienza percorrendo queste strategie.


Occorre dare un impulso deciso verso la vera svolta, che si chiama idrogeno verde.

Hydrogenia punta molto su brevetti e R&S. Quali sono le vostre eccellenze?

La prima delle eccellenze è sicuramente il livello di competenze ed autorevolezza del team di R&D, facente capo ad Angelo Basile, ricercatore senior presso l'ITM-CNR dove è responsabile delle ricerche relative sia alla produzione di idrogeno ultrapuro sia al processo di cattura della CO2, nonché professore ordinario di "Sistemi, metodi e tecnologie di ingegneria chimica e dei processi".
Tale team di R&D altamente qualificato svilupperà e realizzerà soluzioni tecnologiche di prodotto e di processo proprietarie in area produzione H2 verde (elettrolizzatori) e in area trasporto H2.


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