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09/06/2021

economia

L'inflazione USA influenza anche i Mercati Emergenti

Secondo il team CEE & Global Emerging Markets di Raiffeisen CM, anche se la FED si dice convinta che l'aumento dei prezzi non durerà, i mercati stanno alla finestra in attesa di fatti concreti

Nell'ultimo mese i mercati azionari emergenti (EM) hanno registrato di nuovo un andamento nettamente più debole rispetto alle nazioni industrializzate. Coerentemente, anche la performance globale delle azioni cicliche è stata nel complesso inferiore a quella dei titoli tecnologici e di crescita ("growth").
Il supporto dovuto all'indebolimento del dollaro e agli aumenti in parte molto forti dei prezzi delle materie prime è stato contrastato da crescenti timori di inflazione e di rialzi dei tassi d'interesse negli USA.
Per quanto gradito possa essere stato il rallentamento della dinamica al rialzo dei rendimenti dei titoli di Stato USA, gli investitori guardano al futuro con preoccupazione. La banca centrale USA sarà anche convinta, a ragione, che il forte aumento dei prezzi non durerà. Ma, finché questo non sarà supportato da fatti concreti, molti operatori di mercato ritengono naturalmente che la Fed potrebbe sbagliarsi e, di conseguenza, si preparano anche a uno scenario inflazionistico.
In alcuni casi, le loro rispettive azioni (per esempio, i massicci acquisti di materie prime) potrebbero amplificare proprio quei fattori dai quali stanno cercando di proteggersi.


Per i mercati emergenti azionari e obbligazionari questo significa che molti investitori attualmente stanno (ancora) esitando a investire massicciamente la propria liquidità nei Paesi emergenti, nonostante le valutazioni più favorevoli e le buone prospettive di rendimento a lungo termine.
L'attuale cautela degli investitori globali si riflette nei flussi di capitale verso le azioni e obbligazioni dei paesi emergenti. Questi sono tuttora positivi, ma rispetto agli ultimi mesi si sono ridotti di molto.
Il sentiment è stato poco supportato anche dalla situazione pandemica ancora molto critica in Brasile e in India. D'altra parte, però, questo non colpisce (più) particolarmente gli investitori locali. In entrambi i paesi, gli indici azionari sono appena sotto i loro massimi storici. In dollari USA, tuttavia, sono un po' più lontani da questi.

L'andamento dell'inflazione, soprattutto negli USA, rimarrà per ora un tema importante anche per le azioni e le obbligazioni dei paesi emergenti


Finché i timori di inflazione negli USA rimarranno acuti o continueranno addirittura ad aumentare - e con essi le preoccupazioni di un nuovo aumento dei rendimenti USA e di un rafforzamento del dollaro USA - la cautela di almeno alcuni investitori riguardo alle azioni dei Paesi emergenti potrebbe persistere.



Ciò vale ancora di più perché al momento negli USA si prevede una crescita molto forte della performance economica e degli utili aziendali, il che attirerà ulteriore capitale degli investitori.
Ci sono buoni motivi per ritenere che i rialzi dell'inflazione negli USA siano solo temporanei. Tuttavia, ci sono anche delle indicazioni che l'aumento dell'inflazione potrebbe essere più duraturo e forte di quanto la banca centrale USA e il consenso di mercato credano attualmente.
Al più presto tra uno o due trimestri si vedrà, in base ai dati, in quale direzione ci si sta muovendo veramente. Fino ad allora, il dibattito continuerà e molto probabilmente avrà un forte impatto sui mercati finanziari in tutto il mondo. Tuttavia, questo influenzerà relativamente poco le prospettive di lungo periodo dei mercati azionari emergenti che per noi continuano a essere positive.

Team CEE & Global Emerging Markets di Raiffeisen Capital Management


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