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26/05/2021

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Il settore manifatturiero reattivo nell'agganciare la ripresa

Gregorio De Felice (Intesa Sanpaolo): è frutto di un intenso processo di rafforzamento competitivo dell'industria italiana avviatosi nell'ultimo decennio e che, probabilmente, si intensificherà nei prossimi anni

Secondo il Rapporto Analisi dei Settori Industriali curato dalla Direzione Studi e Ricerche di Intesa Sanpaolo e Prometeia, il manifatturiero italiano ha chiuso il 2020 con un calo inferiore alle attese: -9.3% la flessione del fatturato a prezzi costanti. Si tratta di una perdita inferiore per esempio a quella subita dopo la Grande Crisi Finanziaria nel 2009 quando la contrazione fu pari al -16%.
Il contenimento della contrazione è stato favorito già dal secondo semestre dal commercio internazionale, con le nostre esportazioni che hanno mostrato migliore capacità di tenuta rispetto a Germania e Francia.
La reattività nell'agganciare la ripresa è frutto di un intenso processo di rafforzamento competitivo dell'industria italiana avviatosi nell'ultimo decennio, e che, probabilmente, si intensificherà nei prossimi anni grazie a una poderosa iniezione di fondi europei a supporto di digitalizzazione, automazione, innovazione, transizione green e nuove infrastrutture.
Con questi investimenti si potrà colmare il digital divide che il manifatturiero italiano presentava all'inizio della pandemia rispetto ai concorrenti europei, in termini infrastrutturali, di competenze ICT interne alle aziende e di digitalizzazione delle fasi di vendita (eCommerce).

E' invece buono il posizionamento competitivo nelle tecnologie digitali a supporto dei processi produttivi.
Il rimbalzo atteso nel biennio 2021-22 (+8,4 nel 2021 e +5,3 nel 2022, a prezzi costanti) e la spinta dei prezzi porteranno il fatturato manifatturiero a superare la soglia dei 1000 miliardi di euro; nel periodo 2023-25, i ritmi di crescita, pur rallentando, si manterranno sostenuti (+2,6% in media d'anno, a prezzi costanti).
La ripresa del manifatturiero italiano sarà guidata principalmente dalla domanda interna, soprattutto dagli investimenti che avranno un ruolo cruciale, grazie al supporto dei fondi e delle riforme del PNRR.
I settori che potranno avvantaggiarsi di tassi di crescita più dinamici nel quinquennio 2021-25 saranno, pertanto, Elettronica (+6,6% in media d'anno, in termini di fatturato a prezzi costanti), Meccanica (+6%), Autoveicoli e moto (+6%), ed Elettrotecnica (+5,8%) ovvero le specializzazioni produttive più direttamente interessate dalla prevista accelerazione del ciclo degli investimenti, con effetti a cascata sui settori posizionati a monte della catena del valore (Prodotti in metallo +5%, Metallurgia +3.

9%), che beneficeranno, al contempo, del traino del ciclo edilizio.
Meno intenso è, invece, il recupero previsto per l'altra componente della domanda interna, i consumi, che dopo il rimbalzo del biennio 2021-22, insufficiente a recuperare le perdite del 2020, cresceranno a passo più contenuto nel medio periodo, condizionati dalla debolezza dei redditi e dal lento ripristinarsi di condizioni di normalità dal punto di vista della mobilità e delle misure di distanziamento sociale.
Solamente i consumi di alcuni prodotti durevoli (mezzi di trasporto, elettronica di consumo, mobili, elettrodomestici) confermeranno una maggiore vivacità, sostenuti dalla presenza di incentivi in chiave ecologica.
A fronte di queste dinamiche della domanda italiana, non mancheranno buone opportunità sui mercati esteri: le esportazioni potranno recuperare i livelli pre-crisi nel 2022, grazie alla rafforzata competitività delle imprese italiane, che permetterà d'intercettare la maggiore vivacità del commercio mondiale.
Il contributo del canale estero sarà particolarmente importante nella ripresa di alcuni settori produttori di beni di consumo, innanzitutto per il Sistema Moda ma anche per il Largo Consumo (in particolare per il comparto della cosmesi), per i Mobili e per l'Alimentare e bevande.



Gregorio De Felice, Capo economista Intesa Sanpaolo


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