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02/12/2020

digital

Il cloud fa evolvere l'ecosistema IT

 

Randall Dishmon (Invesco): le strutture aziendali stanno registrando un reale cambiamento epocale. La tecnologia della "nuvola" è responsabile dell'ultima trasformazione

La domanda che mi fanno più spesso gli investitori è: "Ma dove trovate le idee?". La mia risposta è sempre la stessa: guardo ai cambiamenti strutturali che si registreranno nel mondo nei prossimi decenni e cerco di sfruttarne gli aspetti positivi, evitando quelli negativi. In realtà è molto semplice.
Cerco di riassumere ciò su cui rifletto da un po' di tempo. Avete mai pensato alle cose che, nel corso della vostra esistenza, hanno cambiato il mondo? Io lo faccio sempre, pensando non solo a ciò che ha cambiato la mia vita ma anche alle attività che hanno modificato il modo di operare di tutte le aziende del mondo e a quelle che hanno fatto sì che la quotidianità di almeno due miliardi di persone si evolvesse. Ciò che rientra in tale lista è in rara compagnia e degno di attenzione. Ecco alcune delle cose che rientrano nella lista della mia vita:

Il cloud fa evolvere l'ecosistema IT

- personal computer - ha messo la capacità di elaborazione a disposizione di tutti;
- e-mail - ha notevolmente accelerato la velocità di comunicazione;
- cellulare - ha reso possibile la comunicazione, ovunque;
- internet - ha in pratica rivoluzionato l'intero modo di agire di gran parte della gente;
- social media - oltre 2 miliardi di utenti giornalieri attivi sui social network in tutto il mondo in tempi record
.
A questa lista si può ora aggiungere un nuovo elemento: il passaggio al cloud. Vi sorprende? Non dovrebbe. Ma è facile che sfugga. Usiamo il PC, mandiamo e-mail, abbiamo un cellulare, navighiamo in Internet più volte al giorno e probabilmente trascorriamo anche tempo sui social media. Nessuno "possiede il cloud" o "va sul cloud" o lo porta con sé. Il cloud è completamente invisibile all'utente. Ecco perché il suo impatto sul mondo sfugge ancora al radar del cambiamento.

Seguici: 

L'avvento dei "centri dati" su grande scala ha rivoluzionato il cuore dell'ecosistema IT, cambiando il modo di operare di ogni società al mondo. Aspettate, mi spiego. In molte riunioni nel corso della mia carriera ho posto a vari CEO questa domanda: "Quali sono i tre principali problemi di cui vorrebbe liberarsi per sempre?" Secondo voi quale è stata la risposta? Tutti hanno risposto: Informatica. Ciò non significa che vorrebbero tornare ad accendere il fuoco sfregando bastoncini, ma solo che vorrebbero evitare la corsa complessa e frenetica per restare al passo. È altrettanto vero che la dura realtà dell'IT non ha mai coinciso con la narrazione ottimistica delle difficoltà. Anni fa un CEO mi disse "Sono stanco dei giovani talenti che vengono a dirmi che devo investire 20 milioni di dollari altrimenti l'intera azienda è a rischio". In pratica è un rapporto di amore/odio. I CEO credono alla promessa che la tecnologia migliori le loro aziende. Il fatto è che non arrivano mai a un traguardo definitivo, pur investendo una gran mole di tempo e denaro. Ma ora esiste una soluzione: il passaggio al cloud.

Le innovazioni a livello di architettura di rete hanno risolto problemi di scala che frenavano la diffusione delle computing utility, la cui idea era stata discussa vari decenni fa. Amazon AWS, Microsoft Azure, Google GCP hanno cambiato tutto. Il sogno di ridurre gli uffici IT ora può essere realizzato senza rinunciare ai benefici! Le società ora possono eliminare quasi interamente la necessità di hardware, middleware, software ecc. affidandosi a uno degli operatori hyperscale e migrando i propri sistemi sul cloud, riducendo così significativamente non solo le complessità ma anche, e soprattutto, i costi IT. Per i clienti ora il quadro è roseo. Per noi, in quanto investitori, è importante riconoscere che esistono anche considerevoli ramificazioni per i fornitori di software e hardware.
Prima di tutto, il passaggio al cloud richiede software con capacità differenti, facendo convergere l'attenzione su un nuovo gruppo di potenziali vincitori come ServiceNow, Splunk, Salesforce, Crowdstrike e OKTA. In secondo luogo, queste società operano sul mercato in modo diverso, ossia con modelli basati su abbonamenti e non con il vecchio sistema di licenza perpetua. Ciò significa reddito costante per il provider. Inoltre, offrono una versione del loro software fornita come servizio, anziché come prodotto. In precedenza, le società software potevano avere contemporaneamente sul mercato anche 10 versioni diverse della loro offerta, il che comportava difficoltà, dovendo supportare versioni più vecchie in attesa che i clienti procedessero ad upgrade.

Oggi la situazione è cambiata e i cambiamenti si traducono in margini più elevati, sia per i clienti che per i software provider. Le nuove società software hanno prodotti e business model radicalmente diversi da quelli degli operatori tradizionali. I loro profili economici sono anch'essi differenti. Ecco perché il mercato ha avuto difficoltà a capire il reale valore di queste società.
Le strutture aziendali stanno quindi registrando un reale cambiamento epocale. La tecnologia è responsabile dell'ultima trasformazione e il nuovo software enterprise-class sta attualmente modificando ogni aspetto dell'operatività delle imprese, riplasmandone integralmente la struttura.
Randall Dishmon, senior portfolio manager della strategia Global Focus di Invesco



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