Le aziende sono a rischio involuzione
Stefano Petti (Asterys): in epoca di pandemia un numero sempre crescente di imprese inizia ad adottare strutture e processi semplificati e lean e punta sull'autorità distribuita per migliorare la propria agilità organizzativa
L'emergenza sanitaria ha prodotto pesanti conseguenze a livello sociale, economico e lavorativo che hanno spinto le aziende a reagire alla situazione di incertezza con azioni rapide, non pianificate, facendo spesso evolvere il proprio modello di business e investendo in soluzioni tecnologiche per favorire nuove pratiche collaborative.
Per comprendere come un'azienda possa essere in grado di cambiare, di prosperare oltre l'incertezza e le sfide, imparando dal momento attuale, Asterys - società internazionale di sviluppo organizzativo - nella Fase 2 del COVID-19 ha svolto, in collaborazione con Dynata, il progetto di ricerca "Organizzazione 2020: rischio involuzione", con interviste a un campione di 560 tra executive, people manager e contributori individuali di aziende da 200 a oltre 50.000 dipendenti, in Italia e nei maggiori Paesi europei.
L'indagine attuale fa seguito a quella condotta nel 2017 da Asterys che aveva l'obiettivo di comprendere come era possibile aiutare le grandi imprese (dai 1.000 dipendenti in su) a stare in forma da un punto di vista strutturale e culturale, non solo per sopravvivere ma per crescere nei successivi 10 anni.
Ampliando il target e includendo anche le aziende con meno di 1.000 dipendenti, lo scopo dell'indagine 2020 era fare il punto della situazione, dopo 8 mesi dall'inizio della pandemia, su struttura, cultura organizzativa, processi e pratiche manageriali che renderanno vincenti le aziende nei prossimi anni, verificando anche l'ipotesi di modelli alternativi.
Nello sviluppo dell'indagine, Asterys ha esaminato alcuni aspetti che gli stati d'animo delle persone, creati dall'emergenza COVID-19, hanno modificato tra cui: la condivisione delle informazioni, la struttura dell'azienda del futuro, la misurazione delle prestazioni, la presa di decisioni, la fonte delle decisioni, il ?luogo' di lavoro.
Analizzando i dati rispetto a come l'azienda dovrebbe essere strutturata e operare per avere successo nel prossimo futuro, emergono alcuni temi chiave che esprimono da una parte una spinta verso l'agilità organizzativa e dall'altra una pericolosa involuzione verso pratiche tipiche di organizzazioni gerarchiche tradizionali, che negli ultimi anni si sono dimostrate chiaramente incompatibili con le esigenze del mondo del business di oggi e di domani.
"Nella situazione globale di incertezza in cui ci troviamo le persone sono portate ad adottare due diversi comportamenti: paura, impotenza e vittimizzazione o autorealizzazione e impegno", dichiara Giovanna D'Alessio, Partner di Asterys. "Sebbene la ricerca rafforzi alcuni degli aspetti delle imprese più agili, in questo momento di crisi rileviamo una leggera preferenza verso alcune pratiche tipiche delle aziende centralizzate, in cui i dipendenti si aspettano che sia il vertice a dettare direttive e strategie, delegando a loro l'assunzione del rischio. Per le aziende che vogliono però mantenere una certa dinamicità e flessibilità questo è un elemento da gestire per mantenere l'accountability ed evitare l'avversione al rischio dei dipendenti, per permettere all'impresa di innovare e crescere. Questa tendenza emersa dall'indagine, se protratta nel tempo, può portare a una vera e propria involuzione e al ritorno di pratiche che appartengono a un vecchio e ormai obsoleto modello di organizzazione".
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