Quali sono i punti deboli delle aziende italiane? Conta ancora la reputazione?
Secondo la ricerca BDO Global Risk Landscape 2020 sono tre i fattori di rischio: assenza di passaggio generazionale nelle imprese familiari, la globalizzazione e una cultura aziendale non ancora adeguata
In un contesto fortemente influenzato dall'incertezza economica e dalla pandemia e con un calo della fiducia dei consumatori (per 2 manager su 3) rispetto a 5 anni fa, per i 500 intervistati (C-level), nei prossimi due anni, i fattori di rischio sono principalmente tre: l'assenza di un piano per il passaggio generazionale nelle imprese familiari (39%); il tasso di crescita dei processi di globalizzazione e i temi ad essa correlati emersi con grande forza durante la pandemia (35%); una cultura aziendale non al passo con la velocità del cambiamento (47%). Il fattore umano, inoltre, riveste un ruolo fondamentale secondo gli intervistati: il 50% degli intervistati si dichiara "preoccupato" dai differenti modelli lavorativi cui aspirano le nuove generazioni e il 38% sottolinea una mancanza di diversity nelle proprie organizzazioni, situazione potenzialmente "esplosiva".
E' quello che emerge dall'indagine annuale Global Risk Landscape 2020 di BDO, che offre un quadro dei principali rischi derivanti da un danno reputazionale, secondo manager e imprenditori a livello globale e locale.
Le conseguenze più temute?
Diminuzione del valore delle azioni (25%) e perdita di clienti (25%), oltre a danni sugli asset intangibili dell'azienda (motivazione e quindi produttività, scarsa capacità di trattenere i talenti e quindi calo di qualità di prodotti e servizi). Ma anche flessione economica (37%), minacce informatiche (34%) e chiusura/sospensione del business (28%) sono tra gli eventi avversi più temuti da manager e imprenditori.
La leadership conta ancora. Il 62% ritiene che la credibilità di un'azienda coincida con quella del suo capo, mentre l'85% ritiene che avere un manager esposto mediaticamente aumenta i rischi reputazionali.
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