Morto un MES se ne fa un altro
Che l'Europa sia ormai un elefante senza capacità di reazione appare ogni giorno più evidente. E le modalità con cui viene affrontata la crisi COVID-19 ne sono l'emblema.
Dai primi di marzo, quando sarebbe stato chiaro che l'intero continente, prima del resto del mondo (Cina esclusa), sarebbe andato incontro ad una pandemia letale per popolazione ed economia sono passati nove mesi. Ed anziché partorire una soluzione comune, ogni stato ha dovuto pensare a è stesso.
L'EU è riuscita a far grandi proclami, grandi riunioni, solenni dichiarazioni, ma nulla di concreto. Lo stesso Next Generation UE è ancora in alto mare e vedrà (forse) la luce dopo la metà del 2021.
Peraltro, come il MES, conterrà le condizionalità tanto care ai Paesi del Nord, che hanno già fatto dichiarare a Spagna e Portogallo che non chiederanno l'aiuto di quel fondo.
E pure la Francia ci sta pensando.
Mentre USA, UK, Giappone, Corea e altre nazioni avanzate monetizzano debito pubblico come non mai, pur di dar fiato all'economia che ha bisogno di soldi subito, dalle parti di Bruxelles devono avere un calendario tutto loro: l'emergenza c'è, ma solo a parole, e solo di carattere sanitario.
Ci fanno credere che la moneta sia un bene scarso quando viene generata semplicemente dai computer della BCE, che ne può stampare quanta ne vuole, monetizzando poi il debito attraverso il programma PePP.
Trattasi quindi di volontà politica per tenere gli stati al guinzaglio.