Il 35% delle aziende prevede di tornare alla normalità nel 2021, il 30% già entro l'anno
Marco Ceresa (Randstad): per sostenere la ripresa chiedono agevolazioni fiscali e abbassamento del costo del lavoro. La principale preoccupazione sul futuro è l'incertezza economica del Paese
Per far fronte all'emergenza COVID-19, il 42% delle aziende che utilizzano servizi di somministrazione di lavoro (staffing) di Randstad ha riorganizzato i processi di lavoro mantenendo comunque aperta l'attività , il 31% è stato costretto ad effettuare una chiusura temporanea e solo l'8% non ha preso alcun tipo di provvedimento. In ambito HR, si è fatto ricorso principalmente a ferie e ROL (nel 26% dei casi), ammortizzatori sociali (21%) e in minor misura allo smartworking (18%). Il 35% delle aziende prevede di ripristinare l'attività ai livelli pre-lockdown nel corso del 2021, il 30% pensa a un ritorno alla normalità già entro il 2020, mentre il 24% delle organizzazioni dichiara di essere già in piena attività (un ulteriore 11% non lo sa, dipende dalla revoca delle restrizioni amministrative).
Sono alcuni risultati dall'indagine "L'impatto del Covid sul business delle aziende - la ripartenza", realizzata da Randstad su un campione di 6.238 aziende italiane (5.620 interviste tra le imprese che si sono avvalse dei servizi Randstad di staffing, 618 tra quelli di professionals). Il sondaggio è stato effettuato con l'obiettivo di comprendere l'impatto del COVID-19 sul business delle imprese, analizzando i comportamenti nel post emergenza in termini di bisogni, sfide, misure HR ed organizzative, potendo stimare così i possibili tempi di ripresa. La survey, svolta in 32 Paesi del mondo, si inserisce nel progetto internazionale #newways of working: un'ambiziosa iniziativa ideata per fornire supporto concreto alle organizzazioni, con il fine di riportare le persone al lavoro in tutta sicurezza e far ripartire l'economia.
Tra le aziende che utilizzano i servizi di staffing, emerge chiaramente le complessità delle sfide affrontate nell'emergenza sanitaria: la principale, nel 17% dei casi, è stata quella di garantire la produttività assicurando i processi di lavoro, poi mantenere in funzione l'azienda (16%), curare le relazioni con clienti e fornitori (14%), investire in sicurezza per tutelare la salute dei dipendenti (12%).
E per il futuro? La principale preoccupazione delle imprese in conseguenza alla pandemia Coronavirus è l'incertezza economica del Paese (21%), poi il timore della perdita del fatturato (13%) e le incertezze economiche del proprio settore (13%). Tra le diverse misure per sostenere il rilancio, le imprese chiedono prima di tutto agevolazioni fiscali (26%), poi abbassamento del costo del lavoro (22%) e sostegno diretto da parte dello Stato (18%).
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