Data Safety: quando la raccolta dei dati crea fiducia
Lerario (Ogury): i consumatori si aspettano che i brand offrano loro la garanzia nel poter cambiare idea sulla raccolta dei loro dati
Il mondo dell'advetising online da tempo è nell'occhio del ciclone da parte degli utenti. Pubblicità più o meno invasiva che, in modalità troppo spesso non trasparenti, raccoglie dati personali che vengono utilizzati per far apparire banner o video "mirati". Senza che l'utente possa fare molto per difendersi e senza il suo consenso. In questo modo però i brand che agiscono così non accrescono affatto la propria reputazione, anzi. Occorre ripristinare un ecosistema più chiaro e semplice. Ne abbiamo parlato con Francesca Lerario, Managing Director di Ogury.
Dati tossici e navigazione: cosa sta succedendo?
Chiariamo subito che per dati tossici si intende qualsiasi dato raccolto o utilizzato senza l'esplicito consenso dell'utente. Fino a qualche anno fa, la poca eticità delle tecnologie di digital advertising non costituiva un danno per brand o editori. Oggi, un uso improprio può significare la fine di un'azienda.
Negli ultimi due anni abbiamo letto di violazioni di dati e sappiamo come l'industria ad-tech ne sia responsabile, così come i consumatori oggi sono più attenti e consapevoli. Questo ha fatto sì che quando gli utenti vengono presi di mira da pubblicità digitali senza loro consenso, sviluppano una forte sfiducia nei confronti dei marchi che finanziano queste campagne.
Perché la Data Safety è così importante?
La fiducia è la base di ogni buona relazione. Le conseguenze legali, economiche e reputazionali nell'uso improprio dei dati dell'utente da parte delle aziende possono arrivare a distruggere un brand. Diventa necessario prevenire questa minaccia grazie a buone pratiche di protezione del brand.
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