Un italiano su due considera non sicure le informazioni memorizzate sul proprio device
L'insicurezza digitale è maggiormente radicata al sud e tra coloro che si affidano al web per lavoro. Il 68% degli utenti ritiene che gli acquisti online siano sicuri. C'è consapevolezza del controllo della rete da parte di Governo e forze dell'ordine
Gli italiani temono per la sicurezza delle informazioni memorizzate sui propri dispositivi digitali: un intervistato su due (48%) le considera non al sicuro, una percezione negativa maggiormente radicata al Sud e tra coloro che si affidano al web per ragioni di lavoro. Il quadro muta radicalmente quando si parla di acquisti online, che invece vengono ritenuti sicuri dal 68% degli italiani. Interessante anche constatare come, in materia di "controllo sociale", il percepito cambi molto a seconda della natura del "controllore": il 62% degli utenti ritiene che Governo e forze dell'ordine controllino una parte delle proprie attività in Rete, ma lo accetta in nome della sicurezza, mentre quasi tre persone su quattro pensano che una parte dei dati digitali sia monitorata da imprese pubblicitarie e, per il 59%, ciò è considerato un rischio per la privacy.
È quanto emerge dai risultati del "Focus sulle paure digitali" dell'Osservatorio Europeo sulla Sicurezza Demos&Pi - Fondazione Unipolis, presentati nel corso dell'evento online "Data Vision & Data Value" organizzato dal Gruppo Unipol e al quale hanno partecipato Carlo Cimbri, Group CEO Unipol, Agostino Santoni, Amministratore Delegato CISCO, Michael Wade, Professore di Innovazione e Strategia alla IMD Business School e Marisa Parmigiani, Head of Sustainability and Stakeholder Management Unipol Group.
Quello della protezione dei dati personali è un diritto molto sentito dagli italiani, nonché un principio fondamentale nelle politiche del Gruppo Unipol che, consapevole di come il valore creato attraverso i dati debba essere generato da un'analisi trasparente ed essere condiviso con i soggetti cui i dati si riferiscono, ha recentemente formalizzato una nuova policy. La "Politica di protezione e valorizzazione dei dati personali" del Gruppo Unipol si contraddistingue, in particolare, per affiancare al tema della protezione dei dati quello della loro valorizzazione: l'azienda si impegna ad utilizzare i dati per costruire soluzioni che partano dalla persona e i suoi bisogni e per impattare positivamente sul bene comune. Inoltre, il Gruppo ha deciso di istituire un'apposita "Data Ethics Task Force" che ha il compito di comprendere anzitutto l'impatto sugli stakeholder della valorizzazione dei dati personali sottesa a progetti avviati o da avviare, o ad attività di business. Ne consegue un'attenta misurazione delle opportunità e degli impatti in un'ottica di aderenza ai valori aziendali contenuti nella Carta dei Valori e nel Codice Etico così da definire, caso per caso, delle scelte coerenti con la visione aziendale e con i valori del Gruppo.
Protezione dei dati e sorveglianza in Rete
Oltre al sopracitato 48% degli intervistati che considera le informazioni memorizzate sui propri dispositivi "poco" o "per nulla" al sicuro, il "Focus sulle paure digitali" riporta anche di un 43% che ritiene "al sicuro" le informazioni contenute nel proprio computer o nel proprio telefono, mentre un 2% non ha una opinione chiara a questo proposito.
La percezione cambia molto se si fa riferimento agli acquisti su Internet: Il 68% degli utenti, infatti, si dice convinto che utilizzare la propria carta di credito o il proprio account di home-banking per fare acquisti in Rete sia al riparo da brutte sorprese.
In tema di "controllo sociale", il 62% degli intervistati ritiene che organizzazioni legate al Governo e alle forze dell'ordine controllino almeno una parte delle proprie attività sul web. Si tratta di una forma di sorveglianza perlopiù tollerata dagli utenti di Internet in nome della sicurezza, personale e pubblica (Il 49% descrive i controlli da parte delle istituzioni come una garanzia per i cittadini, mentre il 28% denuncia i rischi per la privacy).
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