Gli italiani si sentono apprezzati in azienda ma con stipendi non adeguati
Cerasa (Randstad): una buona strategia di employer branding non può prescindere da un mix equilibrato fra riconoscimento personale e formazione, affinché i propri dipendenti si sentano motivati sul lavoro
Sette lavoratori italiani su dieci sentono che il proprio valore è apprezzato dal datore di lavoro e il 63% percepisce che l'azienda sta investendo nella sua crescita professionale. Questo riconoscimento, però, troppo spesso non si traduce in uno stipendio adeguato: solo il 54% dei dipendenti pensa di avere un salario competitivo (nove punti sotto alla media globale), con un divario di ben dieci punti fra i lavoratori (59%) e le colleghe (49%) e fra i dipendenti sotto i 25 anni (i più soddisfatti, 61%) e gli over 55 (49%). La forbice si allarga ulteriormente se si confrontano i lavoratori italiani con i colleghi di alcuni dei principali paesi europei come Spagna (63%), Regno Unito (68%) e Germania (71%).
L'inadeguatezza degli stipendi genera una sensazione di insicurezza per il futuro, con quasi due dipendenti su tre convinti che dovranno posticipare il pensionamento perché non hanno risparmi sufficienti (64%, due punti in più della media globale), una percezione diffusa in tutte le fasce d'età, soprattutto fra le donne (66%) i giovani sotto i 25 anni (67%) e il segmento dei 35-44enni (69%). Ma l'incertezza riguarda anche il presente, con ben il 91% che sarebbe disposto a investire in ulteriore formazione per evitare di restare senza lavoro (+5% sulla media mondiale). A preoccupare sono soprattutto le competenze digitali e tecnologiche: il 72% dei dipendenti, infatti, pensa che le imprese preferiscano assumere lavoratori giovani perché più a loro agio con le nuove tecnologie (due punti in più della media globale).
È quanto emerge dall'ultima edizione del Randstad Workmonitor - l'indagine sul mondo del lavoro di Randstad, primo operatore mondiale nei servizi HR, condotta in 34 Paesi del mondo su un campione di oltre 800 lavoratori di età compresa fra 18 e 67 anni per ogni nazione, che lavorano almeno 24 ore alla settimana e percepiscono un compenso economico per questa attività - che nel primo semestre 2020 ha analizzato lo status professionale dei lavoratori italiani.
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