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Editoriale
Stati generali: una perdita di tempo
E' l'Italia del futuro prossimo quella che dovrebbe uscire dagli "Stati Generali" convocati dal Presidente del Consiglio Conte a villa Pamphili. Peccato che la nostra Costituzione non prevede né "Stati Generali" né task-force, bensì solo il Parlamento.
E proprio il Parlamento, dove avrebbe dovuto esser illustrato e discusso il Piano Colao, è fuori da Villa Pamphili.
Giova ricordare che in Parlamento sono presenti i rappresentanti del popolo, che quindi pare non abbia voce in capitolo sulle future sorti del Paese. Per gli amanti della storia, proprio dagli Stati Generali in Francia ebbe nascita il moderno parlamento degli stati occidentali, mentre il re sappiamo che fine fece.
Quindi, che senso ha andare a parlare di un'Italia futura senza i rappresentanti della popolazione?
Certo le associazioni sindacali e di categoria (solo alcune) sono importanti, ma sappiamo che ognuno tira l'acqua al proprio mulino. E che il fatto il primo giorno siano state ascoltate le massime autorità europee (BCE, Parlamento e Commissione) e del FMI dà l'idea che abbiamo chiesto alla Troika quale futuro vedano loro per noi. Non un buon segnale se si pensa che è tornata in discussione la revisione del MES. Questa passerella avrebbe potuto esser risparmiata, visto che solo due settimane fa in Commissione alla Camera erano state ascoltate in audizione pubblica tutte le parti sociali, che avevano potuto evidenziare e sostanziare le proprie istanze, comprese le richieste e i suggerimenti per uscire dalla crisi. Le audizioni sono tutte disponibili in rete.
Reiterare la procedura ascoltando le stesse organizzazioni (più qualche amico) non aggiunge nulla e fa perdere ulteriore tempo.
Tempo che le aziende, unico e vero motore del Paese, non hanno.
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