Banche Centrali sempre più sistemiche
Tentori (Axa IM): se l'economia dovesse riprendersi anche solo marginalmente più in fretta di quanto è prezzato, allora ci troveremmo con un eccesso di liquidità a rincorrere un deficit di asset finanziari
Continua a crescere l'importanza delle banche centrali nel contesto dell'economia mondiale, non solo grazie a iniezioni di liquidità mirate al sistema bancario, ma anche grazie a voluminosi programmi di acquisto di titoli finanziari.
Da inizio anno, il bilancio aggregato di BCE, Bank of Japan e Federal Reserve è aumentato di circa 3300 miliardi di dollari. In termini di paragone, la massa monetaria M2 è aumentata di circa 1600 miliardi di dollari in Eurozona, Giappone e Stati Uniti. È innegabile che questa forchetta sia destinata a allargarsi nel medio periodo, almeno per la durata della contrazione economica dovuta alla pandemia da COVID-19.
Ma non è una novità . Un veloce sguardo al passato evidenzia come M2 sia cresciuto del 56% da Settembre 2008 (crisi di Lehman Brothers), mentre il bilancio aggregato di BCE, BoJ e Federal Reserve è più che triplicato. La differenza tra le due serie è una misura dell'utilizzo della politica monetaria cosiddetta ''non convenzionale''. Ma non solo. È anche una misura generale del gap che si apre tra l'economia reale e il mondo della finanza. Dietro al concetto effimero di stabilità dei prezzi, si cela una delle più grandi operazioni di de-leveraging del settore privato nella storia. Quando qualcosa va storto nell'economia subentra la banca centrale con il QE, in modo tale da sostenere le quotazioni e permettere cosi una graduale riduzione dei rischi finanziari accumulati durante il periodo di espansione congiunturale. Questa è l'essenza della ''central bank put'', dottrina promulgata nei 19 anni di Alan Greenspan a capo della Fed.
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