01/04/2020

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Impatto del coronavirus sulle insolvenze aziendali

 

Mancini (Atradius): il rischio di credito commerciale si intensifica e si inasprisce. Occorre sempre avere un approccio di gestione strategico, soprattutto ma non solo in momenti di crisi come quello che stiamo attraversando

La pandemia di coronavirus colpisce l'economia mondiale in un momento delicato, fatto di stime di crescita al ribasso, soprattutto a causa del perdurare delle tensioni commerciali. Questo accelera la tendenza all'aumento dei livelli d'insolvenza nelle economie avanzate.
La pandemia di COVID-19 pone sfide pesanti al commercio globale, rivelandosi elemento perturbatore delle catene di fornitura a livello mondiale. Si rivedono al ribasso le stime di crescita del PIL globale e locale, e l'incertezza sui tempi dell'emergenza rende particolarmente complesse le previsioni sui reali impatti economici del coronavirus, con ciò che ne consegue sui livelli d'insolvenza.

E' questo, in sintesi, lo scenario che delinea Atradius, tra le società leader nel mondo nel settore dell'assicurazione del credito, cauzioni e recupero crediti a livello internazionale, nel suo rapporto ''Accelera la crescita delle insolvenze nel 2020''.
Messo a dura prova il clima di fiducia di consumatori e imprese, l'Eurozona dovrà scontare in corso d'opera la già delicata fase attraversata dal settore manifatturiero e dalle catene di fornitura, ora inasprita dalle ricadute delle misure prese per contenere la pandemia.
''In questo particolare contesto di fragilità dei mercati, in piena emergenza coronavirus e relative misure di contenimento - commenta Massimo Mancini, Country Manager di Atradius per l'Italia - il rischio di credito commerciale si intensifica e si inasprisce, verso il quale occorre sempre avere un approccio di gestione strategico, soprattutto ma non solo in momenti di crisi come quello che stiamo attraversando''.

Vediamo cosa dice il report di Atradius.
La difficile situazione del commercio globale mette in difficoltà le aziende europee
Si stima che il numero di imprese dell'Europa occidentale in fallimento aumenterà del 2,1% nel 2020, rispetto al calo dello 0,2% del 2019. Le incertezze globali e le politiche commerciali protezionistiche sono state i principali motori dell'aumento. A questi fattori si aggiunge il coronavirus, e insieme rappresentano un rischio negativo per la stabilità finanziaria e la solvibilità delle imprese nel 2020.
In Italia, prevediamo una stagnazione dei fallimenti aziendali nel 2020, poiché l'economia si sta arrestando. Il PIL ha subito una contrazione dello 0,3% nel quarto trimestre del 2019 rispetto al precedente, la peggiore performance dall'inizio del 2013, principalmente a causa di una domanda interna contenuta. Gli indicatori più recenti suggeriscono che la stagnazione dell'industria non è ancora finita, e l'improvviso scoppio del coronavirus nel Paese rappresenta un'ulteriore sfida per l'attività imprenditoriale - compromette i viaggi e le catene di fornitura, diminuisce il livello di fiducia dei consumatori e delle imprese e riduce l'afflusso di turisti. Le prospettive delle insolvenze sono soggette ad un'elevata incertezza politica, in quanto le tensioni crescono all'interno della fragile coalizione di governo e potrebbero aumentare ulteriormente tra il governo italiano e la Commissione Europea, pesando potenzialmente sul sentiment e sulle condizioni di finanziamento del settore privato.

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Il Regno Unito sta affrontando un altro aumento del 7% su base annua dei fallimenti aziendali, il tasso più alto dell'Europa Occidentale. La vittoria schiacciante del Partito Conservatore alle elezioni del dicembre 2019 e la successiva uscita con accordo dall'UE nel gennaio 2020 hanno ridotto l'incertezza a breve termine, ma ci sono ancora notevoli ostacoli per le imprese nel 2020. L'economia ha ristagnato nel quarto trimestre del 2019 e le imprese devono far fronte a una domanda interna ed esterna contenuta. L'incertezza aumenterà, soprattutto nel corso di quest'anno, con l'avvicinarsi dell'uscita dall'unione doganale. Il clima di fiducia delle imprese è destinato a diminuire a fronte dell'aumento delle barriere commerciali e il prolungamento delle incertezze nei negoziati commerciali con l'UE manterrà alti gli investimenti delle imprese, soprattutto per quanto riguarda le PMI lungo la catena di approvvigionamento.

Anche la Svezia e la Danimarca contribuiscono alla tendenza al rialzo della regione. In Svezia, si prevede che le insolvenze aumenteranno del 3% nel 2020 a causa della persistente bassa crescita del PIL (1%). Questa debolezza è dovuta alla scarsa domanda esterna, ad una ripresa modesta dopo la recente crisi del mercato immobiliare e ai segnali di un rallentamento del mercato del lavoro. Le statistiche sulle insolvenze in Danimarca mostrano una significativa volatilità dovuta alle revisioni statistiche e il rapporto con la performance economica è talvolta più debole che in altri Paesi. Tenendo conto di ciò, prevediamo un aumento del 3% delle insolvenze. La crescita economica sta rallentando nel 2020. Inoltre, le interruzioni della catena di approvvigionamento e la debolezza del commercio globale causata dall'epidemia di coronavirus rappresentano un ostacolo per gli esportatori e gli importatori danesi all'inizio di quest'anno.

In Svizzera il 2019 ha segnato una svolta per le insolvenze dopo anni di aumenti a seguito della soppressione del massimale del franco svizzero (CHF) rispetto all'euro. Questo slancio positivo continuerà probabilmente anche nel 2020, con una crescita del PIL che aumenterà di 0,3-0,5 punti percentuali rispetto al 2019, dato che gli eventi sportivi internazionali danno impulso alle esportazioni di servizi. La crescita è sostenuta anche dal continuo e forte dinamismo del mercato del lavoro. I rischi negativi - in particolare la domanda esterna e i vincoli di capacità - continuano a caratterizzare l'economia svizzera. L'incertezza del commercio mondiale ha fatto crescere la domanda di franco svizzero, una moneta rifugio sicura. Il deprezzamento del CHF mette a dura prova in particolare il settore alberghiero, che si trova ad affrontare il secondo maggior numero di insolvenze dopo quello delle costruzioni. Anche gli esportatori svizzeri ne risentono negativamente, poiché le esportazioni rappresentano i due terzi del PIL svizzero.

In Germania, il settore manifatturiero mostra segni di stabilizzazione, ma la debole domanda esterna e l'elevata incertezza continuano a gravare sull'industria tedesca. La domanda interna rimane solida, sostenuta da un mercato del lavoro sano e da una politica fiscale espansiva. Tuttavia, si prevede che la crescita rimarrà debole nel 2020, poiché il rallentamento del commercio internazionale rimane un ostacolo per gli esportatori tedeschi. Le tensioni commerciali USA-Cina continuano a pesare sulle prospettive del settore automobilistico. Mentre si prevede che i fallimenti delle imprese in Germania aumenteranno solo dell'1% nel 2020, questo aumento segna un punto di svolta dopo un decennio di fallimenti in calo.
In quanto economie piccole e aperte, il Belgio e i Paesi Bassi devono affrontare una crescita moderata nel 2020, causata dai venti contrari derivanti dalla debolezza del commercio globale e dagli elevati livelli di incertezza. I venti contrari esterni pesano sulle esportazioni e sugli investimenti delle imprese, nonostante le condizioni di finanziamento favorevoli. Tuttavia, la domanda interna rimane robusta, trainata da un mercato del lavoro più rigido e da un'accelerazione della crescita dei salari. In Belgio, tuttavia, la crescita mensile dell'occupazione sta ora mostrando segni di rallentamento, poiché le imprese si dimostrano più caute nelle assunzioni. Dopo diversi anni di decrementi annuali, il 2019 ha segnato un punto di svolta per la crescita delle insolvenze sia nei Paesi Bassi che in Belgio. Le insolvenze olandesi sono aumentate del 3,5% nel 2019, seguite probabilmente da un altro aumento del 3% quest'anno. I fallimenti belgi sono aumentati del 7,3% nel 2019, in parte a causa di una revisione del diritto fallimentare. Quest'anno è probabile che le insolvenze belghe registreranno un altro aumento del 3% a causa del rallentamento della crescita economica. Il Regno Unito è un importante partner commerciale per i Paesi Bassi e il Belgio. Anche se le possibilità di un ''no dealal Brexit'' si sono ridotte dopo l'accordo di recesso tra il Regno Unito e l'UE, non è del tutto fuori discussione, il che rappresenta un rischio negativo soprattutto per i settori dei macchinari e dei prodotti chimici.

In Francia, la debolezza della domanda esterna dovrebbe pesare sulle attività economiche, ulteriormente aggravata dall'epidemia del coronavirus. Le prospettive sono più ottimistiche per quanto riguarda la domanda interna, in quanto il potere d'acquisto delle famiglie continuerà a beneficiare del sostegno fiscale, del basso tasso d'inflazione e dell'aumento dei salari. La crescita dell'occupazione dovrebbe essere più contenuta, ma rimanere solida, in particolare nel settore privato, mantenendo il tasso di disoccupazione su una tendenza al ribasso. Anche se gli investimenti sono destinati a calare, dovrebbero rimanere più dinamici rispetto all'attività economica in generale. Si prevede che il numero di insolvenze aumenterà comunque del 2% nel 2020 a fronte di una minore attività economica, dopo un calo del 4,0% nel 2019.

La domanda interna rimarrà il principale motore della crescita in Spagna, che sarà più lenta rispetto agli ultimi anni, con una crescita dell'occupazione modesta che pesa sui consumi e un'accresciuta incertezza che ostacola gli investimenti. Si prevede che la crescita si raffredderà nel 2020 dopo diversi anni di vigorosa ripresa. I fallimenti delle imprese dovrebbero aumentare del 2% nel 2020, dopo essere saliti del 3% nel 2019. Il livello di insolvenze rimane cinque volte superiore a quello precedente la crisi, ma non è più in calo. L'economia spagnola ha raggiunto una nuova normalità in materia di fallimenti, e un ulteriore calo non è più scontato. L'economia portoghese ha registrato una rapida ripresa negli ultimi anni, che si è tradotta in un livello di fallimenti in calo. Si prevede una diminuzione del 3% delle insolvenze nel 2020, dopo un calo del 7,7% nel 2019.

L'Irlanda ha registrato un forte calo del 25% dei fallimenti aziendali nel 2019, il terzo anno consecutivo di decrementi a due cifre alimentati dalla forte domanda interna, portando il numero di insolvenze annuali più vicino al livello pre-crisi. Le prospettive per il 2020 sono più deboli e ci aspettiamo di vedere un rallentamento della tendenza al ribasso nel corso dell'anno, ma visti i livelli del 2019, prevediamo ancora un calo del 5%. È probabile che la crescita del PIL si riduca nel 2020, in quanto la domanda dei principali mercati di esportazione (Regno Unito e Stati Uniti) è in calo, mentre l'economia interna deve far fronte a crescenti vincoli di capacità e a una riduzione della spesa pubblica. La possibilità di una Brexit senza accordo è ridotta, favorendo la fiducia dei consumatori, ma l'incertezza politica interna è aumentata a seguito delle elezioni non risolutive del febbraio 2020. L'epidemia di coronavirus rappresenta un rischio negativo per le imprese irlandesi in quanto piccola economia aperta, soprattutto per il settore tecnologico, che dipende dalle catene di fornitura asiatiche.



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