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11/03/2020

economia

Coronavirus: a che punto siamo sui mercati?

Il team Multi Asset Euro di Pictet AM analizza i possibili impatti su economia e mercati finanziari dell'epidemia di COVID-19

I mercati finanziari, almeno quelli dei Paesi sviluppati, hanno reagito con estrema compostezza al flusso di notizie delle prime settimane di quest'anno: prima la tensione Iran-USA e a seguire l'epidemia del nuovo Coronavirus (COVID-19) scaturita in Cina. Il copione sembrava il proseguimento del paradigma del 2019 (e in realtà di tutta la decade): di fronte a problemi economico/finanziari o geopolitici, i mercati scontano rapidamente un intervento salvifico della politica monetaria.
Il 2019 si è archiviato con una attenuazione dei rischi più temuti (Brexit e Trade War) e i primi dati macroeconomici del 2020 stavano migliorando, come l'indice ISM americano, tornato sopra il livello di 50 a gennaio.
Nonostante il miglioramento del contesto macro sia storicamente associato ad una risalita dei rendimenti obbligazionari, a gennaio per effetto del Coronavirus abbiamo assistito a una cospicua discesa dei tassi di interesse globali: in particolare, il rendimento decennale USA è sceso di oltre 30pb, con la parte breve della curva che ha iniziato a scontare un proseguimento del taglio dei tassi.


In questo contesto, abbiamo assistito a un "reverse decoupling": i mercati finanziari dei Paesi emergenti hanno accusato il colpo del rallentamento cinese, mentre le borse dei Paesi sviluppati, confortate da dati macro e clima geopolitico in miglioramento, scudate dalla incrollabile certezza dell'intervento monetario, hanno proseguito la marcia del 2019 (l'MSCI World in valuta locale ha toccato un massimo di +4% a metà febbraio). Il paradigma si è interrotto bruscamente il 24 febbraio con l'evidenza della trasmissione di COVID19 a Giappone, Corea e Italia.
In particolare, le decisioni prese dal governo italiano, spinto dalla volontà di circoscrivere i contagi in un'aerea limitata, hanno lasciato intravedere la possibilità che il protocollo europeo di fronte alla diffusione del virus nel vecchio continente possa replicare il modello Cina/Wuhan, con le conseguenti ricadute economiche.
Gli economisti non hanno ancora aggiornato le stime sulla base delle ultime informazioni e il quadro di lavoro precedente a questo cambio di passo della diffusione di COVID-19 prevedeva un rallentamento della crescita cinese per il 2020 di 0,4% e di quella globale di circa 0,15%- 0,20%.

Ora il timore è che il protocollo Wuhan applicato all'Europa (più difficile negli USA) comporti ulteriori revisioni al ribasso della crescita, con un rallentamento globale di 0,5% circa, accompagnato da un'ulteriore discesa dell'inflazione. È quindi verosimile che nei prossimi trimestri, oltre al rallentamento globale, si possano verificare recessioni tecniche locali (Giappone, Italia).
In questo scenario, sono possibili revisioni al ribasso dei profitti del 5-10%, che aprirebbero alla possibilità di un altro anno a crescita zero degli utili aziendali (dopo il dato marginalmente negativo del 2019). Le contromisure di politica economica vedranno in campo la politica monetaria (in buona parte già scontata) e la politica fiscale, che in Europa avrà la forma di maggiore tolleranza dei vincoli di bilancio, mentre negli USA sarà condizionata dal dibattito elettorale.
In sintesi, i mercati hanno velocemente rielaborato lo scenario più probabile degradandolo da un andamento a V (calo ma rapido recupero) della crescita a un percorso a forma di U dove intensità e durata del rallentamento sono al momento incerti perché si tratta di scommettere su estensione e successo delle misure di contenimento del Coronavirus.


Come detto sopra, una revisione al ribasso degli utili del 10% è coerente con una ripresa lenta, mentre uno scenario recessivo comporterebbe revisioni anche superiori al 20%. In questo quadro un aumento del premio per il rischio è la norma: tra calo dei multipli di circa un punto e mezzo (data la correzione dell'S&P dell'8%) e quello dei rendimenti decennali di circa altri 30pb, l'ERP (Equity Risk Premia) USA è aumentato di 70pb: vista l'incertezza, difficilmente una discesa dell'ERP potrà assorbire la discesa degli utili. Tra gli aspetti rassicuranti, invece, va considerato che:
1. L'impatto negativo è temporaneo anche se di durata incerta;
2. Certamente verranno messe in atto misure espansive di politica economica;
3. Il posizionamento del mercato non era eccessivamente esposto ai mercati azionari
(semmai al credito).
In sintesi, lo scenario neutrale è ipotizzare che il mercato possa prezzare una forte correzione (10- 15%, di cui metà strada già compiuta), ma non un bear market.

A cura del team Multi Asset di Milano di Pictet Asset Management guidato da Andrea Delitala, head of investment advisory (nella foto).





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