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26/02/2020

economia

Mercati tra FOMO (Fear Of Missing Out) o TINA (There Is No Alternative)

Botte (Ostrum AM): in questa fase gli investitori sono dibattuti tra la paura di perdere il prossimo rialzo e la mancanza di alternative interessanti. Ma qualche segnale c'è

L'ottimismo degli investitori è di recente nuovamente cresciuto dopo il ritorno dei listini cinesi in una situazione di relativo equilibrio. Gli indici azionari statunitensi si avvicinano a picchi mai registrati prima: l'S&P500 è salito del 3,5% circa su base annua e anche lo Stoxx600 ha recuperato i massimi storici. I mercati obbligazionari hanno subito una correzione al ribasso, ma senza lasciare sul terreno tutti i guadagni del 2020. Il Bund tratta vicino al -0,39% a fronte di una modesta pressione in aumento e il debito sovrano è rimasto di fatto stabile. Il rendimento del Treasury decennale è tornato in linea con i tassi sui pronti contro termine della Fed e la curva dei rendimenti Usa si è appiattita sulla parte lunga.
Il rimbalzo registrato sugli asset di rischio è stato evidente sull'high yield europeo (-14pb p) e sull'obbligazionario emergente (-11pb). Anche gli indici CDS riflettono l'aumento della propensione al rischio. L'indice iTraxx XO (214pb) tratta al di sotto dei 10pb di restringimento annuale. L'euro ha infranto la soglia di 1,10 dollari sulla scia della debolezza dei dati più recenti e lo yen si è deprezzato verso quota 110.

A propria volta, il peso messicano è l'unica tra le principali valute a essersi apprezzata nel cambio rispetto al dollaro quest'anno.
La rapida inversione di rotta dei mercati può essere un segnale di compiacenza degli investitori. L'aumento dei prezzi degli asset deriva probabilmente dalla politica monetaria accomodante delle Banche centrali. La PBoC ha di recente iniettato liquidità nel sistema finanziario arrestando la pressione al rialzo sul Renminbi (quasi alla soglia del livello 7 rispetto al dollaro) dopo la firma dell'accordo commerciale con gli Stati Uniti.
In effetti, il rendimento dei governativi Usa decennali si è mosso poco dinanzi ai solidi dati sul mercato del lavoro e al rialzo dei dati ISM, con il rendimento a dieci anni tornato all'1,60%, in linea con il tasso repo della Fed. La performance debole delle obbligazioni a 5 anni è tipica di uno scenario caratterizzato da una limitata avversione al rischio. Il restringimento degli spread su 10/30 anni riflette in parte la decisione del Tesoro statunitense di posticipare a maggio l'emissione di nuove obbligazioni a 20 anni. I flussi finali degli investitori sui mercati obbligazionari statunitensi hanno recentemente favorito gli MBS rispetto ai prestiti bancari, in quanto i tassi LIBOR a 3 mesi sono scesi all'1,75%.

I segnali di una ripresa dei prezzi delle case hanno sostenuto gli investimenti in titoli garantiti da ipoteca, nonostante la progressiva riduzione in corso delle quote di MBS detenute dalla Fed.
Sul listino americano, l'S&P 500 continua a essere sostenuto dai grandi nomi del tech e sembra di fatto inaffondabile, tanto più dopo una stagione degli utili superiore alle attese, eccetto per i settori dell'energia e delle materie prime. Il basso livello dei tassi è una manna per i trust immobiliari e le utility. Oltre alla mancanza di alternative interessanti (TINA - there is no alternative), il timore di non intercettare (FOMO - fear of missing out) il prossimo rialzo ha portato gli investitori a mantenere posizioni azionarie lunghe. L'esperienza del 2019 è infatti ancora nella mente della maggior parte degli investitori. L'Europa continua a beneficiare dei flussi provenienti dagli Stati Uniti, con l'Euro Stoxx 50 che ha superato il tetto dei 3800. Gli utili aggregati sono tuttavia diminuiti di ben il 4% su base annua durante l'ultimo trimestre dell'anno scorso secondo gli ultimi dati (fino ad oggi 158 su 440 titoli europei hanno pubblicato i risultati).


Oltre all'energia e le risorse di base, il settore dei beni di consumo ha mostrato una certa debolezza nella dinamica degli utili.

Axel Botte, strategist di Ostrum Asset Management


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