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08/01/2020

economia

L'ascetismo cinese potrebbe pesare sulla crescita globale

Lemoine (E. de Rothschild): nel 2020 le tensioni commerciali tra USA e Cina sono destinate a persistere. L'inversione di tendenza delle Banche centrali riflette il deterioramento delle aspettative sulla crescita nominale

La fase di allentamento monetario avviata nel 2019 ha permesso di evitare un improvviso aumento del peso del debito pubblico e privato e un aumento dei premi di rischio, nonostante il rallentamento sincronizzato negli Stati Uniti, nei Paesi dell'Eurozona, in particolare in Svizzera, Cina e Brasile. Ma l'inversione di tendenza delle banche centrali riflette anche il deterioramento delle aspettative di crescita nominale.
Nel 2020, la prospettiva delle elezioni presidenziali americane potrebbe indurre Xi Jinping a limitare qualsiasi rafforzamento del piano di stimolo economico cinese. Il nuovo obiettivo di crescita, generalmente annunciato in occasione della sessione annuale del Congresso Nazionale del Popolo, sarà ancora una volta cruciale per la crescita globale.
Secondo i nostri modelli di previsione, la crescita degli Stati Uniti potrebbe rallentare all'1,6%, mentre il PIL cinese aumenterebbe solo del 6%. Un accordo commerciale parziale tra Stati Uniti e Cina non sarebbe sufficiente a ridurre l'incertezza.
In effetti, le questioni in gioco nei negoziati riguardano questioni strutturali e politiche.

Di conseguenza, si prevede che il commercio mondiale continuerà a soffrire a causa del rinvio degli investimenti del settore privato. Tuttavia, la forte crescita dei salari e il sostegno fiscale potrebbero limitare l'entità del rallentamento della crescita globale che ci aspettiamo per il 2020, in particolare nella zona euro dove la crescita potrebbe stabilizzarsi all'1%.

Scenario macroeconomico

Le banche centrali resteranno accomodanti
Secondo i nostri calcoli, la liquidità globale potrebbe aumentare del 2,9%, dopo un calo dell'1% nel 2019. Inoltre, continueranno a determinare l'andamento dei prezzi relativi delle attività finanziarie e immobiliari, ma anche a guidare i mercati interbancari. Influenzeranno nuovamente la domanda di obbligazioni sovrane e la pendenza della curva dei tassi di interesse, aumentando il rendimento reale relativo delle attività immobiliari rispetto ai tassi di interesse privi di rischio. Inoltre, nella zona euro, vi è una forte pressione affinché la banca centrale renda "verde" il proprio bilancio e integri criteri di sostenibilità ambientale nei propri interventi, seguendo l'esempio della Banca Centrale svedese.

L'effetto combinato del basso livello dei tassi di interesse e del crescente controllo della banca centrale sui prezzi relativi delle attività potrebbe continuare a sostenere il prezzo dei titoli privi di rischio e ridurre lo spread tra i loro rendimenti e quelli delle attività più rischiose.

La guerra commerciale dovrebbe continuare a zavorrare gli investimenti
Al di là dell'effetto diretto sugli scambi commerciali, le tensioni tra Stati Uniti e Cina pesano sulle prospettive di investimento, anche se hanno di fatto retto bene. Infatti, nei primi tre trimestri del 2019 negli Stati Uniti le prospettive di investimento sono cresciute di un ulteriore 2,9% rispetto all'anno precedente, dopo il 6,4% nel 2018.
In Eurozona, gli investimenti sono aumentati del 3,4% rispetto al 4,4% del 2018, grazie al forte dinamismo delle imprese francesi, che hanno compensato l'impatto negativo del calo della produzione industriale tedesca.
Nel 2020, data la natura strutturale delle tensioni USA-Cina e il rallentamento della crescita globale che prevediamo, gli investimenti delle imprese potrebbero continuare a rallentare.


Infatti, anche se Xi Jinping e Donald Trump raggiungessero un accordo, si tratterebbe di un accordo solo parziale.

Il rallentamento della crescita negli USA
Nel 2020, anche nel caso in cui Stati Uniti e Cina giungessero ad un accordo parziale, l'incertezza in tema potrebbe persistere.
Continuiamo infatti a ritenere probabile un rallentamento degli investimenti, primo aspetto su cui travasa l'incertezza relativa alla guerra commerciale, legata anche alla prospettiva delle elezioni del 2020. Inoltre, il commercio estero si ripercuoterebbe nuovamente sulla crescita se, come crediamo probabile, le esportazioni statunitensi continuassero a diminuire senza che tale trend venga compensato da una riduzione delle importazioni. Senza contare che il ritmo di creazione di posti di lavoro sarebbe più ridotto, mentre gli effetti degli sgravi fiscali sulle famiglie si ridurrebbero e l'inflazione riprenderebbe solo moderatamente, in particolare a causa dell'ulteriore rallentamento dei consumi in Cina.
Gli investimenti nell'edilizia abitativa dovrebbero continuare a riprendersi ad un ritmo moderato, perché, nonostante i bassi tassi, l'aumento dei prezzi degli immobili e una crescita più lenta del reddito delle famiglie ridurrebbe l'accessibilità e l'accessibilità degli immobili.



Infine, la spesa pubblica dovrebbe continuare a crescere leggermente in seguito all'adozione del Bipartisan Act del 2019. Infatti, ci aspettiamo che la crescita del PIL rallenti all'1,6% nel 2020, tema che potrebbe portare la Fed a ridurre nuovamente il suo tasso di riferimento nella prima metà dell'anno

Nel 2020 ci aspettiamo una stabilizzazione della crescita intorno all'1%
Gli scambi commerciali dovrebbero pesare gradualmente di meno sulla crescita. Anche se il rischio di una no-deal Brexit dovesse diminuire, la crescita globale continuerebbe a rallentare, la spesa pubblica dovrebbe aumentare dell'1,3%, gli investimenti crescere ad un tasso più moderato del 2,1%, i consumi delle famiglie accelerare all'1,3%, trainati dal potere d'acquisto, che dovrebbe aumentare ulteriormente nel 2020, nonostante l'accelerazione che ci aspettiamo in termini di inflazione.
In Francia, in particolare, la politica fiscale dovrebbe sostenere il potere d'acquisto per 12 miliardi di euro, rispetto ai 10 del 2019. D'altro canto, gli investimenti potrebbero rallentare.




La domanda interna cinese continua ad essere fiacca
Nel 2020, Xi Jinping potrebbe decidere di non rafforzare significativamente il piano cinese di stimolo economico. In primo luogo, dato che sta perseguendo il suo obiettivo di sviluppare i mercati finanziari, il presidente cinese non può permettersi di destabilizzare in maniera consapevole il sistema bancario. In secondo luogo, le misure di allentamento monetario potrebbero non essere sufficienti a stimolare il credito al settore privato in un contesto di tensioni persistenti tra Stati Uniti e Cina.

Mathilde Lemoine, Capo Economista del Gruppo Edmond de Rothschild


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