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18/12/2019

leisure

La tecnologia sposta il lavoro verso il consumatore - Punto e a capo

E' una rivoluzione silenziosa di cui si parla sempre troppo poco

La tecnologia è dirompente, così dicono tanti esperti nei vari convegni e negli interventi sui media.
Facile elencare le innovazioni, più difficile entrare nei dettagli delle rivoluzioni sociali che stanno accadendo.
La tecnologia, per esempio, sta spostando alcuni lavori dalle aziende ai consumatori. Non sto parlando di semplice disintermediazione, quindi un taglio della filiera agevolata dalla tecnologia, ma di come spariscono certi lavori.
Il più evidente è certamente il benzinaio, che è sparito con l'arrivo dei self service. In pratica, la tecnologia ha fatto in modo che il lavoro non è sparito, solo che al posto di farlo fare a un addetto, lo fa l'automobilista.
E' uno spostamento del lavoro.
Lo stesso avviene per le casse dei supermercati, che non spariscono, ma al posto delle cassiere ci sono gli acquirenti che effettuano la scansione dei codici a barre e quindi finiscono con il pagare in un check-out.
Proprio per parlare di check-out, gli alberghi hanno automatizzato l'operazione anni fa.


Prendiamo un aereo o un treno senza nemmeno stampare il biglietto, l'assicuratore dell'auto non lo vediamo più, in banca praticamente non entriamo mai e potremmo continuare.
La tecnologia ha spostato questi lavori, non li ha del tutto cancellati, sul consumatore che si sostituisce nell'agenzia di viaggio che stampava i documenti, nella cassiera della banca che effettuava il bonifico e via via.
L'innovazione di processo che è stata creata dall'introduzione della tecnologia ha permesso di cambiare molti aspetti dell'economia.
Non è una questione dell'arrivo di internet, degli smartphone, della blockchain, del cloud o dell'intelligenza artificiale: è l'insieme di tanti piccoli pezzettini, per altro non necessariamente estremamente innovativi, che permettono di fare le cose in modo diverso.
Molto spesso, significa "tagliare" un costo del personale per "girarlo" sui consumatori, che, quasi sempre, sono felici di "pagare" in questo modo in cambio di tempo occupato (si saltano le code) e di orari (i servizi sono attivi 24/7).
Nessuno pensa al fatto che questo impatto di disintermediazione ha un suo peso sull'economia di un Paese: togliendo lavori si abbassa il fatturato, magari migliorano i margini, ma il PIL, di fatto, è destinato a diminuire a parità di operazioni.



Un fatto concreto che non è presente in nessuna agenda politica a livello mondiale. @gigibeltrame su LinkedIn e su Twitter 
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Il libro "Digilosofia: la filosofia del digitale" le sfide della digital transformation

 

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