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13/11/2019

economia

L'attrattiva dei mercati emergenti in un contesto mondiale di bassi rendimenti

Pillai (Franklin Templeton IM): vi sono forti motivi per investire nel reddito offerto da quei Paesi, che riteniamo saranno il propulsore principale della crescita globale nel prossimo secolo

Con i rendimenti obbligazionari dei mercati sviluppati a bassi livelli record, o prossimi ad essi, riteniamo che per molti investitori in cerca di rendimenti potrebbe essere utile pensare fuori dagli schemi per ottenere il reddito desiderato. Ad esempio, tali investitori potrebbero chiedersi se sia il momento giusto per continuare ad acquistare titoli di debito sovrano a lungo termine tedeschi o giapponesi, che hanno rendimenti negativi.
A nostro giudizio vi sono forti motivi per investire nel reddito offerto dai mercati emergenti, che riteniamo sarà il propulsore principale della crescita globale nel prossimo secolo.
Gli investitori potrebbero prendere in considerazione un aumento dell'allocazione di capitale in obbligazioni di paesi quali India, Indonesia, Messico o Brasile, dove i rendimenti del debito sovrano si aggirano in una fascia tra il 6% e il 7%.

Una storia di cambiamento

Come è implicito nella loro denominazione, i mercati emergenti sono una storia di cambiamento. Negli ultimi decenni abbiamo assistito a drastici spostamenti dell'economia, trainati in parte da cambiamenti dei fattori demografici, dall'aumento del consumismo e dall'adozione di nuove innovazioni tecnologiche.

Per questi e altri motivi, secondo noi le azioni dei mercati emergenti rappresentano a loro volta un'opportunità d'investimento interessante. Il passaggio dalla vecchia alla nuova economia nei mercati emergenti è ben radicato, così come quello da ricavi interni a quelli esteri.
Molti investitori restano tuttavia ancorati al passato per quanto riguarda la loro opinione sui mercati emergenti, mancando di riconoscere le nuove opportunità che si presentano oggi. Riteniamo che sia importante non limitarsi a pensare alle opportunità del momento, ma posizionarsi anche in vista del futuro.
La Cina è un fulgido esempio di un mercato emergente che nel giro di pochi decenni si è trasformato da società agraria a superpotenza globale. Ma non è l'unica economia emergente in rialzo. I mercati emergenti rappresentano oggi più del 50% dell'economia globale, in base al prodotto interno lordo (PIL). In generale, nell'ultimo decennio i mercati emergenti sono cresciuti più rapidamente di quelli sviluppati, con proiezioni secondo l'International Monetary Fund (IMF) di una crescita del PIL per il 2019 e il 2020 più che doppia rispetto a quella delle economie avanzate.



Le opportunità sono state in costante espansione

Nel reddito fisso, gli investitori hanno assistito a un ampliamento delle opportunità, tra cui titoli di Stato (sovrani) e il credito societario. Questi titoli possono essere emessi in valuta locale o in valuta "forte", ad esempio dollari statunitensi, yen o euro. L'universo obbligazionario dei mercati emergenti è cresciuto da USD 0,3 trilioni nel 1995 a USD 21,5 trilioni nel 2019.
Dal punto di vista obbligazionario globale, una serie di fattori sta plasmando attualmente i mercati finanziari, tra cui i rischi geopolitici e le tensioni commerciali, il populismo e la polarizzazione politica. I mercati sono inoltre alle prese con una spesa in deficit incontrollata nel mondo sviluppato, bassi tassi d'interesse e rischi d'inflazione sottovalutati, oltre alla sopravvalutazione di molte attività di rischio. Con gli investitori in cerca di rendimento, le obbligazioni dei mercati emergenti possono apparire interessanti, anche se sicuramente non sono esenti da alcuni rischi.
Nell'azionario, i mercati emergenti rappresentano poco più del 17% della capitalizzazione di mercato mondiale, pari a 80,9 trilioni di dollari.


In questi mercati dinamici si aprono continuamente nuove opportunità per gli investitori esteri, con ponderazioni in aumento nei benchmark principali. La presenza delle azioni domestiche cinesi è attualmente aumentata negli indici MSCI e FTSE Emerging Markets, e altre azioni devono ancora essere aggiunte. Vi sono state anche promozioni dello status di Argentina e Arabia Saudita da parte di fornitori di indici.
Considerando le prospettive di una maggiore crescita con valutazioni generalmente più basse rispetto ai mercati sviluppati, secondo noi tutto ciò costituisce un caso d'investimento interessante.
Negli ultimi mesi le azioni dei mercati emergenti hanno subito fluttuazioni trainate principalmente dalle incertezze sulle trattative commerciali tra Stati Uniti e Cina e la politica monetaria statunitense. Nonostante le incertezze, siamo convinti che in generale un miglioramento dei fondamentali sia di sostegno per l'asset class. Tra questi fondamentali vi è una combinazione di sistemi di tassi di cambio flessibili, una maggiore disciplina fiscale e bilanci sovrani più forti. Nel complesso, riteniamo che i driver strutturali delle azioni siano sostanzialmente intatti, incluso l'aumento del consumismo e della tecnologia.


Cerchiamo di investire in aziende che dimostrino di avere un potere di guadagno sostenibile e una resilienza che consenta di far fronte alle incertezze del mercato.

Lezioni del passato

Le crisi del passato hanno insegnato alle economie dei mercati emergenti a contenere al minimo l'indebitamento esterno e concentrarsi sui propri mercati interni, con un miglioramento della resilienza a shock esterni. Di conseguenza abbiamo visto in generale una qualità di credito superiore alla media per le emissioni in valuta locale. Il rapporto medio debito/PIL per i paesi dei mercati emergenti è crollato nonostante la rapida crescita delle emissioni di debito in valuta locale.
Le obbligazioni in valuta locale sono inoltre tendenzialmente più liquide di quelle in valuta forte, considerando che gli investitori interni sono pronti a subentrare nel momento in cui quelli esteri prendono le distanze.
Preferiamo posizioni valutarie selettive in paesi che secondo noi hanno fondamentali sani o in via di miglioramento, oltre a rendimenti corretti per il rischio interessanti. Per esempio, in Indonesia con l'amministrazione del presidente Joko Widodo ci attendiamo un'attenzione costante a una gestione dell'economia stabile e prudente.


Negli ultimi anni il Paese ha beneficiato di una maggiore coerenza politica e di una trasparenza crescente. Le riforme in atto hanno cercato di bilanciare i driver di crescita del paese e una possibile accelerazione dello sviluppo interno.
Il Brasile ha sicuramente dovuto far fronte recentemente ad alcuni elementi sfavorevoli, ma ricordiamo che la banca centrale è indipendente, e questo costituisce un approccio politico ortodosso. Inoltre, il ministro delle Finanze del paese sembra dedicato all'uso di politiche appropriate. Le riforme in corso in Brasile rappresentano un importante cambiamento strutturale, che secondo noi dovrebbe sbloccare i driver della crescita dell'economia interna.
Questi sono solo un paio di esempi. La nostra lunga esperienza maturata negli investimenti nei mercati emergenti ci dice che un approccio attivo all'allocazione, applicando prospettive sia top-down che bottom-up per decidere le ponderazioni delle classi di attività in un portafoglio possono aiutare a far luce sui rischi complessivi. Tale approccio può anche aiutare gli investitori nel prendere decisioni conformi alle loro attese.



Adottando noi stessi un approccio dinamico possiamo mantenere una view di lungo termine, mantenendo allo stesso tempo la capacità di reagire ai cambiamenti macroeconomici, aumentando o riducendo la nostra esposizione tra le classi di attività come riteniamo appropriato in base a fattori quali le previsioni economiche e di inflazione, le misure delle valutazioni e i premi di rischio storici.

Subash Pillai, Managing Director, Franklin Templeton IM


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