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23/10/2019

idee

Evasione: diagnosi corretta ma terapia sbagliata

Non è obbligando i privati al pagamento elettronico che si risaneranno le casse dello stato. E' l'elusione fiscale il vero problema su cui agire

Ettore_Licheri, Senatore, portavoce Movimento 5 Stelle, Presidente 14ª Commissione Politiche dell'Unione europea, ha detto in una trasmissione televisiva che l'Italia vede 109 miliardi di grande evasione. Una cifra decisamente importante e che chiunque vorrebbe ridurre.
La sua analisi si spinge ad affermare che i responsabili questa cifra "non sono i pizzettari, i piccoli commercianti, gli ambulanti, i barbieri ecc. Ma i 109 miliardi sono raggruppati nelle mani di pochi mascalzoni, e per arrivare a questi, noi dobbiamo tracciare i nostri pagamenti, le nostre transazioni. All'estero la moneta elettronica viene utilizzata nella stragrande maggioranza dei casi. Nella lettera di raccomandazione che la Commissione europea ci mandò ad aprile, quando eravamo nella traiettoria della procedura di infrazione, ci disse tracciate i pagamenti e usate la moneta elettronica, perché è l'unico modo per raggiungere ed acciuffare questi mascalzoni. Però dobbiamo dire che chi fa grande evasione deve andare in carcere. Non posiamo continuare a mettere in carcere i ladri di polli e non chi invece mette in ginocchio l'economia italiana.

E' mai possibile che in questo Paese non si possa equiparare la grande evasione ad un grande crimine contro lo stato?".
Diagnosi corretta ma terapia sbagliata.
Lasciamo perdere che, per esempio, nella "virtuosa" Germania non c'è limite al contante. La grande evasione non si fa attraverso valigette di denaro. La grande evasione e, soprattutto, elusione passa dai movimenti già tracciati. I manager di Gucci che lavoravano a Milano, pagati e tassati in Svizzera per milioni di euro, non erano pagati in contanti. La liberalizzazione dei movimenti di capitali nella UE rende possibile e molto spesso legale tutto questo, attraverso semplici spostamenti transfrontalieri. Tutti movimenti tracciati.
Chi rispetta le regole avrà paura anche della propria ombra. Chi non le rispetta, continuerà a non farlo. Magari al riparo di qualche holding olandese o lussemburghese. I "pochi mascalzoni" operano alla luce del sole. Sta alle forze dell'ordine preposte scovarli.
Cosa c'entrano quindi i pagamenti elettronici dei privati cittadini?
Ci viene in soccorso l'ex Presidente della Camera Laura Boldrini: "Può sembrare dura, ma di fatto la tracciabilità è l'unica cosa che abbiamo.

Noi dobbiamo sapere chi spende e in che cosa, la carta di credito ce lo fa sapere".
A che titolo lo Stato dovrebbe conoscere ogni spesa del cittadino? Perché dobbiamo partire dalla presunzione di colpevolezza per il consumatore? Dov'è finita la privacy? Si potrà dare dei soldi a un figlio o a un amico in difficoltà senza che qualcuno ne chieda conto? Cosa può interessare allo stato (la grande distribuzione già lo sa) quante bottiglie di liquore o carta igienica una persona acquista in un anno? E perché lo stato deve conoscere le abitudini di ogni singolo cittadino?
Domande che dovrebbero suscitare indignazione ben più dell'evasione e della sua meritoria lotta.
Parliamoci chiaro: un mondo in cui il denaro non è più libero, l'uomo non è più libero.
Senza contare che il senatore non tiene conto del fatto che Istat ed Eurostat indicano che tra il 40 e il 50 per cento dell'evasione è imputabile a droga, prostituzione, gioco d'azzardo e altre attività criminali. Tutte attività ovviamente sconosciute al fisco, ma il cui giro di affari presunto è calcolato nel Pil.



Avremo spacciatori e prostitute col POS?

Claudio Gandolfo


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