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17/07/2019

economia

Il mondo non crollerà, ma la crescita è destinata a rallentare

Kreuzkamp (DWS): attesi due tagli dei tassi da parte della Federal Reserve. Tra 12 mesi il Dax arriverà a 12.300 punti e l'S&P500 a 3.000 punti

Il mondo sta sperimentando una serie di potenziali turbolenze, ma DWS non si aspetta una recessione globale nei prossimi dodici mesi. "Il mondo non crollerà: nonostante il rallentamento congiunturale, ci sarà ancora crescita", ha dichiarato Stefan Kreuzkamp, Chief Investment Officer. Diversi rischi politici e di mercato potrebbero tuttavia mettere fine a una ripresa da record. A fronte di questo scenario, in una prospettiva a 12 mesi Kreuzkamp prevede il Dax a 12.300 punti e lo S&P500 a 3.000 punti, con il dollaro a 1,15 nei confronti dell'euro.
Tra i rischi di mercato figurano il livello assai elevato delle valutazioni di alcune obbligazioni societarie, i segnali di stanchezza dei consumi privati negli Stati Uniti e la minaccia per l'indipendenza delle banche centrali. Il Chief Investment Strategist di DWS ha citato la possibile escalation dei conflitti tra Stati Uniti, da un lato, e Iran e Corea del Nord dall'altro come fattori politici imponderabili. Anche il deficit di bilancio dell'Italia dopo la pausa estiva potrebbe tornare in primo piano. E infine, i conflitti commerciali non accennano a placarsi.

Il mondo sta ancora aspettando un accordo tra Stati Uniti e Cina. Il Messico ha già ceduto, dopo essere diventato il primo Paese a subire la minaccia dei dazi per migliorare la sicurezza dei confini.
Secondo Kreuzkamp, il potenziale pericolo più rilevante sul fronte geopolitico riguarda le tensioni tra Stati Uniti e Iran. "La storia dimostra che tali conflitti sono in genere di breve durata, motivo per cui non ci aspettiamo un importante scontro militare", ha affermato l'esperto di DWS. D'altro canto, se il conflitto dovesse sfociare nella terza Guerra del Golfo, facendo impennare il prezzo del petrolio, il risultato sarebbe molto probabilmente una recessione globale.

Continuano i conflitti tra Stati Uniti e Cina

Alla luce delle dispute commerciali, il Chief Investment Strategist ha indicato come particolarmente pericolosa la minaccia di dazi punitivi contro il Messico. "Le case automobilistiche statunitensi come General Motors e Ford producono in Messico, ma finché un veicolo non viene ultimato i componenti attraversano i confini diverse volte in entrambe le direzioni.

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A causa dei dazi punitivi, i produttori potrebbero quindi essere costretti a bloccare la produzione in Messico e, di conseguenza, a svalutare gli impianti locali. L'impatto sull'economia statunitense potrebbe essere molto grave e portare addirittura a una recessione.
Secondo Kreuzkamp, prossimamente Stati Uniti e Cina potrebbero smorzare i toni della disputa. Il fatto che il conflitto non possa essere risolto così velocemente dipende sostanzialmente dalla corsa alla leadership tecnologica mondiale. "Delle venti più importanti società IT al mondo, undici sono statunitensi e nove cinesi: questa corsa per il predominio tecnologico non potrà che continuare", ha commentato Kreuzkamp.

Due tagli preventivi per la Federal Reserve

Se questi rischi politici e di mercato non peggioreranno, l'economia mondiale sembra destinata a crescere del 3,4 percento nei prossimi dodici mesi. La Cina dovrebbe riuscire a evitare un "hard landing", ma aumenterà la sua produzione economica del 6,0 percento grazie agli stimoli fiscali e monetari. Per il PIL degli Stati Uniti, il Chief Investment Strategist prevede una crescita del 2,5%.


L'area euro, invece, crescerà solo dell'1,2%, in quanto i conflitti commerciali penalizzeranno in particolare i Paesi centrali.
Sul fronte della politica monetaria, Kreuzkamp prevede due tagli dei tassi preventivi da parte della Federal Reserve, il primo dei quali probabilmente sarà già deciso alla prossima riunione di luglio. La Banca centrale europea dovrebbe ridurre il tasso di deposito di altri 10-20 punti base dopo l'introduzione di una scala di tassi per le banche commerciali. Non si prevede una nuova edizione del programma di acquisto di obbligazioni, ma le scadenze continueranno a essere reinvestite.

Obbligazioni high yield in euro a livelli interessanti

In questo scenario, Joern Wasmund, Head of Fixed Income di DWS, consiglia di investire in titoli di debito con rendimenti più elevati: "Il contesto di bassi tassi di interesse continua a spingere gli investitori verso i titoli ad alto rendimento. Particolarmente interessanti appaiono le obbligazioni societarie high yield emesse in euro. Il tasso di default, inferiore all'1%, è nettamente più basso della media storica (4,5%), mentre il profilo di rating di questo mercato è migliorato sensibilmente negli ultimi anni: attualmente circa il 70 percento degli strumenti ha rating "BB" e meno del dieci percento "CCC".



Chiunque cerchi un rendimento più elevato deve orientarsi verso il dollaro, dove i governativi dei mercati emergenti in valuta forte o i titoli high yield statunitensi rimangono interessanti. "Tra i mercati emergenti, attualmente preferiamo la Turchia e l'Argentina, dove crediamo che i rischi politici siano sovrastimati", ha aggiunto Wasmund. Gli investitori disposti a sopportare la conseguente illiquidità potrebbero inoltre prendere in considerazione gli strumenti del debito privato. Per le società di piccole e medie dimensioni con un EBITDA compreso tra 10 e 15 milioni di euro ci si può aspettare un rendimento del sei percento. Secondo Wasmund, "le obbligazioni societarie ibride potrebbero essere interessanti per gli investitori interessati a rimanere nel segmento investment grade, in quanto offrono un pick-up rispetto al debito senior dello stesso emittente".

Rischi al ribasso per l'azionario a causa del conflitto commerciale

Andre Kottner, Co-Head Global Equities di DWS, ha fatto riferimento nel suo outlook al livello delle valutazioni dell'azionario USA, attualmente a 17,7 in termini di rapporti prezzo/utili, mentre la media storica è pari a 16,0.


"In considerazione del livello ancora basso dei tassi di interesse e della conseguente mancanza di alternative di investimento questi valori sono comunque ancora accettabili, tuttavia se consideriamo il rally da inizio anno possiamo scorgere qualche rischio al ribasso", ha dichiarato Kottner.
Al momento gli utili aziendali sono inoltre depressi dal conflitto commerciale tra Stati Uniti e Cina. "Il gruppo tecnologico Huawei è finito nella blacklist degli Stati Uniti, e di fatto le società statunitensi non possono più fare affari con i cinesi. Ma Huawei elabora il 7% dell'offerta mondiale di semiconduttori, e diversi produttori USA di semiconduttori hanno quindi dovuto abbassare le proprie previsioni", aggiunge Kottner. L'esperto di DWS ha quantificato in tre punti percentuali le conseguenze negative delle misure commerciali adottate finora per gli utili delle società che compongono l'S&P 500, il che implica una crescita media degli utili per azione non superiore al 2% nel terzo trimestre e pari solo al 4% per il quarto trimestre. "La forte ripresa degli utili finora attesa per il secondo semestre dell'anno appare quindi meno probabile, a meno che le tensioni commerciali non si allentino, almeno parzialmente, nell'immediato".



Kottner vede opportunità soprattutto nei titoli "growth" statunitensi a elevata capitalizzazione e nelle azioni del settore finanziario globale, dove molti fattori negativi sono già stati scontati. Nel settore tecnologia, gli investitori dovrebbero evitare i titoli dei produttori di semiconduttori per via delle distorsioni causate dal conflitto commerciale, preferendo invece i fornitori di software.

Oro e yen per diversificare i portafogli Multi Asset

Christian Hille, Head of Multi Asset di DWS, consiglia agli investitori di tornare a una maggiore cautela. "Dopo che quasi tutte le asset class hanno registrato guadagni da record nei primi quattro mesi dell'anno, il facile gioco del periodo aprile-giugno è finito e la diversificazione è stata essenziale per i risultati", ha affermato Hille. In questo scenario, gli investitori dovrebbero assumere un posizionamento al tempo stesso offensivo e difensivo. Come strumento di diversificazione sul fronte difensivo, Hille ha raccomandato l'oro, strettamente correlato con i tassi di interesse reali USA, suggerendo inoltre agli investitori di considerare l'uso dello yen, che spesso coincide con una volatilità in aumento sul mercato azionario.



Sul fronte offensivo, sono interessanti le azioni dei mercati emergenti. "Se si rapporta il P/E ratio alla crescita degli utili, i mercati emergenti sono circa il 40% più convenienti rispetto all'Indice MSCI World", ha aggiunto Hille. Anche nello spazio obbligazionario i mercati emergenti rappresentano l'opzione più interessante per gli investitori multi-asset. "Un confronto tra i premi di rischio offerti dai titoli di stato dei mercati emergenti in valuta forte e dalle obbligazioni high yield USA evidenzia che mentre lo spread su questi ultimi titoli è leggermente più elevato, la valutazione del debito dei mercati emergenti è inferiore e gli emittenti investment grade rappresentano oltre il 50 percento dell'universo dell'indice", ha concluso Hille.


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