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Editoriale
Paradisi fiscali in Europa: perché?
Si parla tanto della procedura di infrazione che l'Unione Europea potrebbe aprire verso l'Italia per debito eccessivo. Una violazione palese del trattato di Maastricht e successivi. Peccato che questa procedura non sia mai stata intentata verso Paesi come la Francia, Spagna, Portogallo, Irlanda, o la grande Germania, tanto per fare alcuni nomi, visto che si parla di uno scollamento dal virtuale 60% di debito rispetto al Pil. L'Italia ha visto impennare il suo differenziale sotto Monti che ha applicato le norme dell'austerity europea alla lettera, col risultato di trovarci da anni intorno al 130% e oltre. Ma perché ora e perché a noi? Forse perché un governo inviso all'establishment ha parlato di abbassare le tasse, che non solo consentirebbe di avere una ripresa, ma anche perché aumenteremmo la nostra competitività all'interno dell'area EU. Quello che però dovrebbero spiegarci a Bruxelles è perché abbiano consentito di avere Paesi che sono veri e propri paradisi fiscali all'interno dell'Unione. Parliamo del Lussemburgo, dell'Olanda, dell'Irlanda, tra gli altri. Senza contare che al di fuori dell'area euro molti stati sono più attrattivi per le aziende, oltre che per i bassi stipendi, anche per la bassa tassazione e una serie di agevolazioni accordate a chi vi delocalizza? Ha senso avere una competizione sleale dal punto di vista fiscale all'interno dell'UE? Che senso ha favorire apertamente alcuni Paesi e punire chi vorrebbe far crescere la propria economia anche solo avvicinandosi a sistemi fiscali più favorevoli allo sviluppo? Chiaramente la risposta è politica.
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