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12/06/2019

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Istruzioni per proteggersi sui social

Questo saggio offre al lettore gli strumenti tecnici per formarsi un'opinione propria, suggerendo spunti critici di approfondimento, proponendo anche possibili provocazioni

Da molti anni si occupo del delicato tema della libertà di manifestazione del pensiero in tutte le sue declinazioni, curando di analizzarne l'evoluzione alla luce delle continue trasformazioni sociali, etiche e tecnologiche dei media, della comunicazione e dell'informazione. Stiamo parlando di Alessandra B. Fossati, Salary partner dello Studio Legale Munari Cavani.
Rispetto al suo precedente scritto "La diffamazione tra media nuovi e tradizionali" (edito sempre dalla casa editrice Munari Cavani Publishing) incentrato per lo più sulla diffamazione a mezzo stampa, il nuovo scritto "Reputazione e social network" rappresenta la svolta digitale dell'autrice. Questo libro, che ha inaugurato la Collana Informazione e Comunicazione diretta dall'Avv. Prof. Alessandro Munari, analizza la reputazione, sia essa di persone fisiche o di aziende, nell'era della crossmedialità. Internet e i social network hanno completamente ridefinito i parametri dell'interazione tra soggetti e hanno modificato profondamente i canali attraverso cui si propaga e muta la reputazione dei soggetti stessi.

Abbiamo parlato con l'autore per approfondire alcune tematiche. Esistono più profili di lesioni alla reputazione?

Esistono più profili di responsabilità che concorrono alla lesione della reputazione. La Rete offre a chiunque la possibilità di concorrere alla realizzazione e alla condivisione di contenuti digitali, facendo degli utenti una parte integrante del sistema, che non solo viene utilizzato, ma addirittura plasmato sulla base delle loro interazioni. Oltre all'autore materiale del messaggio (sia esso uno scritto, un?immagine, un like o un retweet), talvolta nascosto dall'anonimato o dall'uso di pseudonimi, possono incorrere in responsabilità anche i c.d. intermediari digitali, ovverossia i provider, nonché i titolari e i gestori delle piattaforme e dei motori di ricerca e gli aggregatori, come i social network. Com'è mutato lo scenario con l?avvento delle piattaforme social?

Internet rappresenta uno strumento di comunicazione destrutturato, con una base e un potere diffusi, pressoché illimitati. Nell'era della crossmedialità ciascun soggetto con una sufficiente alfabetizzazione informatica ha la possibilità di esprimere liberamente il proprio pensiero senza aggiungere a questa prerogativa personale la precisa funzione sociale tipica dell'informazione.


I messaggi acquisiscono vita propria, indipendentemente dalla fonte che li ha generati, e i comportamenti e le scelte ad essi sottesi, per gli interessi, i diritti e le libertà che involgono, hanno notevole rilevanza. Essi consentono la divulgazione e la condivisione di giudizi e opinioni in grado di influenzarne altri, sotto il profilo sociale, etico, politico, religioso e scientifico. Come sottolineo nel libro, la Rete ha ridefinito sì le dinamiche delle relazioni umane rendendole democratiche e aperte, ma anche al rischio. In questo momento storico in cui paiono prevalere la bulimia comunicativa, il voyerismo e la sovraesposizione mediatica, i Dorian Gray del terzo millennio devono utilizzare molta cautela. Per queste lesioni due sono i profili essenziali: tempestività e risarcimento. Come affronta il tema il suo scritto?

Il libro dedica un capitolo al tema dei profili processuali e risarcitori e, in particolare, ai rimedi che il nostro ordinamento appresta a tutela della reputazione. Senza dubbio per il caso di lesione della reputazione perpetrata on line la tempestività della reazione all'offesa è fondamentale.


Si può pertanto agire in via cautelare di urgenza per la rimozione dei contenuti pregiudizievoli e, addirittura, ove ne ricorrano i presupposti, chiedere il sequestro della pagina internet "incriminata". E ciò fatto salvo il risarcimento del danno. Per contenere la discrezionalità del valore della reputazione, o meglio, dell'ammontare del risarcimento del danno non patrimoniale da liquidare in caso di lesione della reputazione, la giurisprudenza ha elaborato alcuni parametri oggettivi e soggettivi. Essi vanno dalla natura e gravità della notizia pubblicata, al clamore, alla diffusione, alla reiterazione; dalle caratteristiche personali del soggetto leso, alle sue qualità morali, al ruolo sociale e familiare, alla notorietà, alla collocazione sul mercato, per il caso di tratti di azienda. Le piattaforme sono spesso accusate di pochissima collaborazione e sensibilità: cosa fare per averle più attente al problema?

Accusa reale, figlia di un vuoto normativo. In difetto di una disciplina comunitaria uniforme, la normativa varia da Stato a Stato. Il principio uniformatore è quello c.d. della Net neutrality ovvero di un sistema basato su una sostanziale esenzione di responsabilità dei fornitori di servizi di informazione per i contenuti antigiuridici immessi in Rete dai propri clienti, nel caso in cui non conoscano né controllino i dati trasmessi o memorizzati.


Questo principio nato invero per incentivare l'eCommerce è stato applicato anche alla società dell'informazione. Di recente la giurisprudenza comunitaria e nazionale ha iniziato a discostarsi da questo orientamento sostenendo che social network e big della Rete non possono svolgere un ruolo solo passivo e automatico, esente da responsabilità. L'indicizzazione, la selezione, l'organizzazione e il filtraggio di contenuti, la raccolta pubblicitaria e la gestione delle richieste di oscuramento sono senz'altro comportamenti attivi e consapevoli dei quali, in caso di violazione, sono tenuti a rispondere. L'utilizzo sempre maggiore ed esteso dei social network va oltre i confini dell'informazione "istituzionalmente" intesa (ovvero come cronaca o notizia di un qualche evento) e rende ragione delle crescenti preoccupazioni e perplessità che li circondano, in considerazione del loro uso generalmente inconsapevole delle relative conseguenze. La vittima illustre ha un vantaggio nel denunciare le lesioni subite: i perfetti sconosciuti come possono avere giustizia?

La Rete nella sua opera di democratizzazione ha molto attenuato, quanto talvolta, annullato il divario tra il personaggio illustre e il quisque de populo.


La libera accessibilità alla Rete consente di rettificare, smentire o anche semplicemente replicare in maniera pressoché contestuale alle lesioni subite, a parità di mezzo. Vero è che più il personaggio è autorevole - e autorevolezza, non è sinonimo di visibilità - più la smentita online avrà peso.  L'accesso alla giustizia, intesa come possibilità di azionare gli strumenti di tutela apprestati dall'ordinamento, è aperto a tutti. Il divario verosimilmente si palesa con riferimento a quanto ciascuno è disposto ad investire per ripristinare la propria reputazione digitale.  

Titolo: Reputazione e social network
Autore: Alesandra B. Fossati
Editore: Munari Cavani Publishing
Pagine: 128

 

@federicounnia - Consulente in comunicazione
@Aures Strategie e politiche di comunicazione
@Aures Facebook

 


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