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15/05/2019

economia

Mercati azionari emergenti: utili aziendali fattore chiave nel medio e lungo termine

Secondo il team di Raiffeisen, per un ulteriore rialzo dei corsi dovrebbe essere necessario anche un miglioramento del contesto congiunturale globale

I mercati azionari dei Paesi emergenti hanno avuto, nel complesso, una tendenza più che altro laterale e leggermente al rialzo, con alcune deviazioni significative in entrambe le direzioni (Cina, India, Turchia). Dopo gli afflussi di capitale abbastanza significativi nelle prime settimane dell'anno, sembra che a marzo gli investitori abbiano, nel complesso, di nuovo sottratto capitale. Sono invece continuati gli afflussi verso le obbligazioni dei Paesi emergenti in valuta forte.
Se nei prossimi mesi si dovessero confermare i segnali, per ora ancora molto timidi, di un'inversione di tendenza della congiuntura cinese, dovrebbero accelerare di nuovo leggermente, con qualche ritardo, anche le economie di altri Paesi emergenti.
In caso di una lieve ripresa dell'economia mondiale, il dollaro USA dovrebbe subire, in base alle esperienze del passato, una lieve flessione, il che sarebbe fondamentalmente positivo per le azioni e le obbligazioni dei paesi emergenti. Nel lungo periodo, tuttavia, la situazione degli utili aziendali nei mercati emergenti deve di nuovo migliorare sensibilmente per dare inizio a un rialzo dei corsi sostenibile a lungo termine sulle borse azionarie locali.



Forte guadagno in India, grande perdita in Turchia

A marzo, la maggior parte delle borse azionarie dei Paesi emergenti si è, nel complesso, mossa relativamente poco. L'indice MSCI EM ha guadagnato circa lo 0,7%, il che era dovuto principalmente alle azioni indiane (+8%) e alle azioni A cinesi (+5%). La grande eccezione al ribasso è stata la borsa di Istanbul con una perdita di oltre il 10%.
A marzo, gli investitori internazionali hanno infine apparentemente ritirato capitale dai mercati azionari emergenti (EM), mentre sono continuati gli afflussi nelle obbligazioni dei Paesi emergenti in valuta forte. Avevamo già sottolineato che il sentiment e i posizionamenti riguardo alle azioni dei Paesi emergenti erano già piuttosto ottimistici e a breve termine suggerivano un potenziale al rialzo solo limitato.

Probabile ripresa congiunturale in Cina, ma non ancora visibile dai dati quantitativi

Per un ulteriore rialzo dei corsi dovrebbe pertanto essere necessario un miglioramento del contesto congiunturale globale nonché dell'andamento degli utili societari. Nel ciclo congiunturale le speranze si basano in primo luogo sulla Cina, dove nell'ultimo periodo i dati erano spesso ancora negativi, ma non disastrosi.

Gli indicatori anticipatori fiscali e monetari suggeriscono, però, che l'economia cinese potrebbe sensibilmente riprendersi nei prossimi mesi. Con un certo ritardo, ciò dovrebbe stimolare anche la crescita in altri paesi emergenti nonché in Europa. In uno scenario del genere, per i titoli dei mercati emergenti potrebbe essere positivo anche il dollaro.
L'esperienza storica suggerisce che il dollaro USA tende a muoversi nella direzione opposta alla congiuntura globale. Per cui, dovrebbe leggermente indebolirsi nel corso dell'anno, e questo in passato è stato spesso positivo per i mercati azionari e obbligazionari dei Paesi emergenti. Una tale prospettiva cautamente positiva, soprattutto per la seconda metà dell'anno, implica naturalmente che non ci siano nuovi problemi sul fronte dei conflitti commerciali (USA-Cina, USA-UE). Se, quando e come verrà raggiunto un accordo nei negoziati USA-Cina resta incerto. Ma almeno sembra che ci siano dei progressi.

L'andamento degli utili aziendali è il fattore chiave di medio e lungo termine sui mercati azionari emergenti

Per il quadro strutturale di lungo periodo sarà probabilmente necessario più di una leggera ripresa congiunturale globale per avviare una nuova ripresa dei corsi duratura sui mercati azionari dei Paesi emergenti.


Ciò dipende infine dall'andamento degli utili delle imprese. Oltre alla crescita economica, per questo sarebbe importante migliorare continuamente l'efficienza.
Nei Paesi emergenti, tuttavia, molte aziende negli ultimi decenni hanno subito relativamente poca pressione per incrementare l'efficienza e la produttività. L'abbondante capitale degli investitori stranieri, gli stimoli monetari e fiscali ricorrenti e le pressioni concorrenziali spesso limitate non hanno necessariamente creato grandi incentivi per far ciò.
Molti Paesi potrebbero sicuramente fare la differenza nel lungo periodo adottando (ulteriori) riforme strutturali. A lungo termine ciò potrebbe fare bene anche alle valute dei mercati emergenti. Guardando indietro agli ultimi 40 anni, sono stati soprattutto questi ultimi a ridurre sensibilmente i rendimenti degli investitori stranieri a causa della svalutazione prolungata dei tassi di cambio.  


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