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13/03/2019

idee

Brexit: questione tutt'altro che risolta

Longo (IG): a poco più di tre settimane alla separazione ufficiale tra la Ue e il Regno Unito, nulla è ancora definito e tutti gli scenari sembrano rimanere aperti

Rimane ancora pienamente incerta la Brexit, nonostante qualche segnale di schiarita affiorato negli ultimi giorni. Così quando mancano poco più di tre settimane alla separazione ufficiale tra la Ue e il Regno Unito, nulla è ancora definito e tutti gli scenari sembrano rimanere aperti.
Lo stato attuale dei lavori vede in agenda il 12 marzo il voto del piano May (meaningful vote), che potrebbe prevedere qualche variazione sull'ormai famoso backstop rispetto a quello presentato a gennaio scorso. In caso di bocciatura, il giorno successivo (il 13 marzo) verrebbe votato dal Parlamento l'emendamento che escluderebbe un'uscita senza accordo (NoDeal), mentre il 14 si passerebbe al voto per lo slittamento dell'art.50.
Stando a quanto riportato dai media locali negli ultimi giorni, la sponda più estrema del partito conservatore (quella a favore di un'hard Brexit) avrebbe teso la mano a Theresa May, imponendo 3 condizioni necessarie per il voto favorevole al suo piano. Nella sostanza, le tre condizioni sarebbero mirate a mettere nero su bianco la natura temporanea del backstop che abbia valenza giuridica.


Nella realtà, il processo sembra non avere contorni ben definiti. L'Europa potrebbe continuare a rassicurare con le parole sulla temporaneità del backstop, come ha già fatto in passato. Questo porterebbe Theresa May a ripresentarsi con lo stesso piano di gennaio davanti al suo Parlamento, andando incontro a un'altra probabile bocciatura. L'unica vera arma in mano alla premier risiede nel "rischio" per la frangia più estrema, i cosiddetti brexiteers, di non vedere attuata una vera e propria Brexit in caso di bocciatura del piano May, dal momento che all'indomani verrebbe votato con quasi assoluta certezza l'esclusione del NoDeal. Questa è una delle poche cose certe dell'intero processo, ovvero, che la nessuno o quasi vuole un'uscita senza accordo.
Il caos rimane alto anche sullo slittamento dell'intero processo oltre la data del 29 marzo. Se l'Europa mira a uno spostamento più lungo (almeno dicembre 2021), il Regno Unito non vorrebbe andare oltre il 29 giugno prossimo. Quest'ultima conclusione potrebbe superare anche il dilemma del voto alle elezioni europee, che vedrebbe i cittadini britannici esclusi dalla chiamata alle urne, in quanto il nuovo parlamento si insedierà solo dal primo luglio.



Insomma, che il processo della Brexit fosse complicato e complesso lo si sapeva sin dal famoso referendum di giugno 2016. Quello che non si sapeva era che i principali problemi sarebbero arrivati dal fuoco amico a Theresa May più che da Bruxelles.

Vincenzo Longo, Market Strategist presso IG


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