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13/03/2019

economia

Obbligazionario mercati emergenti: le aspettative rimangono positive

Vander Elst (Degroof Petercam): il futuro andamento dei tassi della Fed dovrebbe sostenere questi Paesi e le tensioni commerciali, anche se non scomparse, sembrano essere più favorevoli al mercato

Il 2018 è stato un anno complesso per la maggior parte delle classi di attivi e il debito dei mercati emergenti non ha fatto eccezione.
La normalizzazione della politica monetaria da parte della Fed, il dollaro forte, la volatilità dei prezzi delle materie prime e fattori idiosincratici hanno contribuito alla debole performance dei mercati emergenti nei primi nove mesi del 2018. Tuttavia, l'ultimo trimestre dell'anno è stato caratterizzato da un forte rimbalzo, grazie all'attenuazione dei timori di una crisi nei mercati emergenti.
Il 2018 è stato molto diverso da altri anni complicati. In particolare, molti investitori credevano che gli aumenti dei tassi di interesse da parte della Fed avrebbero avuto un impatto destabilizzante sui mercati emergenti, come è spesso accaduto in passato. Tuttavia, lo scorso anno ciò non si è verificato. Né l'aumento dei tassi d'interesse statunitensi, né i crescenti rischi sulla crescita globale posti da un conflitto commerciale tra Stati Uniti e Cina, hanno portato a una crisi nei mercati emergenti, ma piuttosto a una revisione dei prezzi della classe d'investimento.


A livello di singolo Paese, tuttavia, si sono manifestati dei significativi venti contrari. Ne è un esempio l'Argentina: il paese ha sofferto di difficoltà strutturali, soprattutto legate alla reazione maldestra del governo Macri, che ha in ogni caso introdotto riforme significative, all'inflazione persistente. Ciò ha portato ad una massiccia perdita di fiducia tra gli investitori internazionali, provocando un forte deprezzamento del peso.
Anche la Turchia ha sottoperformato, a causa di problemi derivanti dalle tensioni tra i presidenti Trump ed Erdogan, insieme a forti squilibri nell'economia turca. Nonostante le tensioni e l'aumento dell'inflazione, il presidente turco ha bloccato l'introduzione di importanti misure della propria banca centrale, facendo calare così la fiducia nella sua indipendenza. Il Venezuela è stato certamente un caso particolare nel 2018, favorito da un'inflazione endemica, da una forte recessione economica e dal fatto che il presidente Maduro ha preso tutte le misure necessarie per rimanere al potere.
D'altra parte, ci sono stati anche alcuni Paesi per i quali il 2018 è stato un anno di successo, ad esempio, solo per citarne alcuni, la Colombia, il Messico e la Malesia.


In primo luogo, siamo ottimisti per il 2019 per diversi motivi. In particolare, il futuro andamento dei tassi della Fed dovrebbe sostenere i mercati emergenti e le tensioni commerciali, anche se non scomparse, sembrano essere più favorevoli al mercato. Inoltre, nonostante le recenti previsioni di crescita globale più bassa del FMI, il differenziale di crescita tra i mercati emergenti e i mercati sviluppati dovrebbe aumentare, non diminuire. Nel frattempo, la correzione dell'anno scorso ha dato luogo in alcuni paesi a interessanti valutazioni in valuta estera.
In secondo luogo, preferiamo ancora il debito in valuta locale rispetto al debito in valuta forte, e il risultato di spread stabili e di valute relativamente forti consentirà di catturare in pieno il carry obbligazionario. In questo caso, la complessa agenda politica deve essere tenuta in alta considerazione.
Infine, continuiamo a considerare i mercati di frontiera come un buon elemento di diversificazione, grazie alla loro bassa correlazione con i paesi emergenti più grandi (paesi inclusi nei benchmark dei mercati emergenti) e al loro attraente profilo rischio/rendimento.


In genere essi beneficiano di prospettive di crescita più elevate rispetto ad altri mercati emergenti, ma anche di maggiori squilibri, pur essendo meno liquidi, rischi che spiegano gli alti rendimenti.

Michael Vander Elst & Antoine Ruotte, CFA, Portfolio Managers Fixed Income, Degroof Petercam


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