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27/02/2019

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Medie imprese ferme nel 2018, confidenti (ma non troppo) nel 2019

Secondo l'indagine annuale realizzata da Mediobanca e Unioncamere, sono sempre più tecnologiche e digitali, con una forte propensione all'export ma saldamente ancorate all'Italia

Un 2018 complesso e un 2019 ancora pieno di incognite ma con alcuni segnali di maggior ottimismo. A mostrarlo sono i risultati dell'indagine realizzata da Mediobanca e Unioncamere su un campione rappresentativo di medie imprese industriali italiane. Queste società, che nel 2017 hanno messo a segno l'incremento più elevato dal 2011 in termini di fatturato ed esportazioni, lo scorso anno hanno registrato una battuta d'arresto delle performance di mercato.
La fascia di medie imprese che segnala crescite del fatturato supera ancora la quota di quelle che indicano difficoltà (25% contro 2%) ma si dimezza rispetto al 2017 (52%). Inoltre, si amplia notevolmente, arrivando a rappresentare circa i tre quarti del totale, la percentuale di medie imprese che ha registrato nel 2018 una sostanziale stabilità rispetto al 2017.
Una fiducia moderata accompagna le previsioni per il 2019. Aumenti del fatturato sono attesi, infatti, dal 32% delle medie imprese. Ancora molto consistente, però, la quota di società che ritiene di confermare i risultati dell'anno precedente: è pari a circa il 67%, considerando l'andamento del fatturato; sale al 68% quando per quanto riguarda le attese relative all'export e arriva al 72% nel caso dell'occupazione.



Mercati esteri come orizzonte ma?

La propensione all'export delle medie imprese si conferma decisamente elevata, tanto che la quota di aziende esportatrici si attesta al 91% e, nel 2018, il 44% del loro fatturato complessivo ha avuto origine dalle vendite sui mercati esteri.
Per il 2019, il giro d'affari si mantiene ancora significativo ma potrebbe essere meno brillante del passato, a causa di una domanda mondiale non altrettanto sostenuta: il 32% delle medie imprese prevede quest'anno di poter espandere il proprio posizionamento di mercato all'estero, rispetto a un 68% che punta a riconfermare i risultati - non sempre brillanti - del 2018.
Incoraggianti sono però le previsioni delle medie imprese sui mercati maturi europei e, soprattutto, nordamericani, che rappresentano il primo mercato per nuove opportunità. Tra i mercati emergenti, la Cina continua ad avanzare nel portafoglio clienti delle medie imprese italiane, grazie a un brand "Made in Italy" particolarmente forte, soprattutto nei beni di consumo. Maggiore attendismo caratterizza invece il "mercato interno", sia quello domestico (il 26% prevede un incremento degli ordinativi dall'Italia), sia quello dell'Unione europea, ancora oggi il mercato prevalente per il 74% delle imprese esportatrici.

In Europa, la Germania la fa da padrona, ma qualche preoccupazione potrebbe venire da quel 27% di medie imprese che ha rapporti commerciali "stabili" con il Regno Unito, a causa delle incertezze sulla Brexit.


?fortemente radicate in Italia

Forti nelle vendite all'estero, ma saldamente ancorate all'Italia: quasi la metà delle medie imprese (47%) non ha mai considerato di spostare le proprie produzioni all'estero, a fronte di un 39% che invece ha effettuato investimenti oltreconfine nell'ultimo triennio, attraverso imprese controllate o acquisendo partecipazioni. Investimenti che, comunque, hanno riguardato in misura molto contenuta l'apertura di impianti produttivi (28%) e, quindi, il diffondersi di processi di delocalizzazione all'estero. Decisamente più rilevanti sono, infatti, gli investimenti finalizzati a rafforzare la presenza commerciale (56%) o quelli relativi all'apertura di uffici di rappresentanza e show-room (10%).

Sempre più tecnologiche e digitali

Il 52% delle medie imprese dichiara di aver realizzato nel 2018 investimenti materiali o immateriali, che, nel 27% dei casi, cresceranno ulteriormente nel 2019.

Forte l'attenzione alle opportunità offerte dal web per sostenere il business d'impresa. Lo strumento più diffuso è la vetrina del sito aziendale (adottata nella quasi totalità dei casi), ma avanza anche l'utilizzo dell'eCommerce per aumentare le vendite (46%): chi ricorre alle tecnologie digitali, nel 77% dei casi riesce a conseguire online un fatturato pari a oltre il 10% del totale.
Procede anche l'evoluzione in ottica Industria 4.0: il 51% delle medie imprese sostiene di essere in fase di applicazione più o meno avanzata di queste tecnologie innovative, con una punta del 20% che segnala di averle già ampiamente introdotte (era pari ad appena il 7% un anno e mezzo fa).
Le prime applicazioni hanno riguardato soprattutto la produzione (49% dei casi), i sistemi informativi aziendali (36%) e, in misura minore, la logistica e la gestione del magazzino (20%). Cresce anche l'applicazione di Industria 4.0 nei rapporti con il mercato e con i clienti (26%), per monitorare e avere feed-back dalla domanda.
Complessivamente, le medie imprese si attendono grandi impatti dall'Impresa 4.


0 sulle loro prestazioni. La maggioranza (42%) ipotizza un maggior successo economico, ma sono elevate anche le attese nei confronti del miglioramento delle competenze dei dipendenti (37%), dello sviluppo di nuovi prodotti (14%) e di attività di ricerca e sviluppo (13%). Fatta salva la necessità di intervenire diffusamente sulla formazione del personale, nel complesso l'Impresa 4.0 non dovrebbe, tuttavia, avere un impatto sull'occupazione ma, anzi, a giudizio degli imprenditori, comporterà un aumento dei dipendenti a maggior qualificazione e, di conseguenza, un incremento della produttività e dell'efficienza aziendale.


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