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23/01/2019

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Lavoro: la poca offerta non incontra la giusta formazione

Trento (Fondazione Ergo): si prevede una carenza di oltre 20mila laureati all'anno e un eccesso di diplomati. Occorre migliorare il coordinamento tra istruzione e politiche del mercato del lavoro

Il "low-skill equilibrium" in cui l'Italia è intrappolata è una situazione che presenta un basso livello di competenze generalizzato, in cui la scarsa offerta di competenze è accompagnata da una debole domanda da parte delle imprese.
Questo fenomeno si aggiunge ad un quadro economico italiano già caratterizzato da una debole crescita del PIL (nel 2017 pari all'1,5% con prospettive a ribasso per il 2018), una produttività del lavoro stagnante da oltre un decennio, un tasso di disoccupazione pari al 10,4% e un numero di NEET (giovani tra i 15 e i 29 anni "not - engaged - in education, employment or training") di 2,2 milioni.
"Come evolveranno le skills in base al progresso tecnologico? Quali saranno le competenze richieste nell'Industria 4.0? Il numero di laureati e diplomati soddisferà i fabbisogni richiesti dalle imprese? Quali saranno le professioni emergenti e quali spariranno a causa dell'automazione?"
Queste alcune domande indagate nell'analisi "Superare il low-skill equilibrium", condotta dal Centro Studi di Fondazione Ergo. Di seguito, alcuni dati:
- Il 6% dei lavoratori ha competenze inferiori a quelle richieste dal lavoro che svolgono (under-skilled), mentre il 35% svolge un lavoro non attinente al proprio titolo di studio;
- L'85% delle PMI italiane è a gestione familiare, con manager che spesso non hanno le competenze adeguate per guidare lo sviluppo tecnologico;
- In Italia, i ragazzi tra i 30 e i 34 anni laureati sono soltanto il 26,9%, contro una media europea del 39,9%;
- Il sistema informativo Excelsior di Unioncamere stima, al 2022, un fabbisogno di occupati complessivo di 2.

576.200 unità, di cui il 30% laureati, soprattutto in materie economiche (fabbisogno di 144.000 occupati), medico-sanitarie e paramediche (136.900) e ingegneria (107.800);
- Il fabbisogno di diplomati si attesta intorno al 32% di quello complessivo (pari a 809.600 unità), con una richiesta maggiore per l'indirizzo "Amministrazione, finanza e marketing";
- Si prevede una carenza media di circa 21.000 laureati ogni anno, a differenza dei diplomati, dei quali si prevede un eccesso di offerta rispetto al fabbisogno (1.308.100 unità contro 809.600);
- Entro il 2022, almeno il 54% dei lavoratori dovrà adeguare e/o riqualificare le proprie competenze.
Secondo quanto emerso dal Word Economic Forum 2018, il progresso tecnologico porterà alla creazione di 133 milioni di posti di lavoro, poco meno del doppio di quelli che, nello stesso tempo, verranno perduti, superati o sostituiti da processi di automazione (75 milioni). Dunque, il saldo netto sarà di 58 milioni di nuovi posti. Adeguare, riqualificare le proprie competenze sarà, pertanto, necessario, in particolare quelle relative alla gestione ed applicazione delle tecnologie 4.

0. Da un lato, se le professioni ad alto rischio automazione potrebbero scomparire (ad esempio, le non qualificate nel commercio e nei servizi, gli impiegati addetti alle funzioni di segreteria e di ufficio, artigiani ed operai metalmeccanici ecc.), dall'altro ne stanno emergendo di nuove, di cui alcune legate allo sviluppo tecnologico (come il Data Scientist, l'analista del Cloud Computing, il Cyber Security Expert, il Business Intelligence Analyst, il Big Data Analyst e il Social Media Marketing).
"Nelle conclusioni dello studio si è cercato di individuare gli strumenti e le strategie da attuare per livellare gli squilibri tra domanda e offerta delle competenze. A fronte della evidente necessità di proseguire con le riforme, occorre migliorare il coordinamento tra istruzione e politiche del mercato del lavoro, anche riesaminando i programmi di studi di università e istituti tecnici. Per farlo, sono necessarie politiche attive del lavoro e industriali più efficaci, nonché una strategia specifica sulle competenze", ha commentato Sandro Trento, Direttore Generale e Coordinatore Comitato Scientifico Centro Studi di Fondazione Ergo.

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