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19/12/2018

idee

Commissione UE senza vergogna

Dopo le parole di Macron e i commenti di Bruxelles è ormai chiaro che l'attacco all'Italia è politico e a prescindere da quello che faremo nella manovra

Questione di regolamenti: per i nemici si applicano alla lettera e per gli amici si interpretano. E' la regola del Marchese del Grillo che la Commissione UE ha reso e sta rendendo attuale a in questa fine del 2018. Altro che Europa Unita?
L'Italia ha presentato un DEF per 2019 al 2,4% di rapporto debito/Pil - abbondantemente inferiore al 3% dei sacri testi di Maasticht - e il triunvitato Juncker, Moscovici (uno che faceva il 7% di deficit da ministro!) e Dombrovskis l'ha subito bocciato come "uno sforamento senza precedenti". Addirittura! Era poco più di un numero su un pezzo di carta con un testo molto più che provvisorio.
Francia e Spagna già per il 2018 il paletto del 3% l'hanno superato, con i nipotini di Robespierre lo fanno da almeno 7 anni consecutivi, ma questo ha provocato solo un richiamo, un buffetto, un rinvio a primavera per vedere come sono andate le cose.
Curioso il commento di Juncker sull'argomento: "ma la Francia è la Francia".

Degno epigone del Marchese del Grillo. Già questo meriterebbe una letteratura a parte, ma ci piace ricordarlo così: "fermo" nelle sue decisioni.
La Commissione UE è infatti sul triste viale del tramonto, visto che a maggio ci saranno le elezioni europee, e a ciascuno di loro toccherà un ritorno alla vita privata, visto che non solo non verranno rieletti, ma pure i partiti di riferimento a casa loro sono praticamente spariti. Sperano forse in qualche incarico in una banca d'affari o come lobbysta, come accaduto per troppi altri.
Fatto sta che con la sua esternazione televisiva Macron ha fatto la figura di Maria Antonietta: "se non hanno il pane dategli le brioches", ha in sintesi detto Le President.
Rispetto alle rivendicazioni dei gilet jaunes ha concesso briciole. Briciole che però cubano 10-15 mld di euro. E così la Francia passerà da 2,8% di deficit programmato per il 2009 al 3,5% (ma c'è chi dice 4%), perché Macron ha dichiarato lo "stato di emergenza economica e sociale". Bravo, bene, bis.
Peccato che le misure annunciate siano contro tutti i dettami del suo programma di governo e delle regole di Bruxelles.


Peraltro, alcune sono facoltative, come le ore di straordinario defiscalizzate, la detassazione del bonus di fine anno, e che queste misure le paghino ancora i contribuenti, visto che di tassare nuovamente le super-ricchezze vere beneficiarie delle sue manovre - non se ne parla neanche. Altre sono agevolazioni fiscali popolari ma non sistematiche.
E con il bonus per pensionati si punta apertamente a spaccare il fronte di un popolo che ormai urla "Macron demission" ogni sabato. Divide et impera, non è una novità, Anche se è meschino fatto da colui che doveva essere - secondo i soliti media - il nuovo leader dell'europeismo.
A questo punto è assolutamente ridicola la reazione della Commissione EU all'annuncio TV di Macron e al suo cambio di rotta. Alla luce del comportamento con l'Italia il "Possiamo solo giudicare davanti alle carte dettagliate" è una vera presa in giro, vista la procedura di infrazione già avviata contro l'Italia sul nulla. Più che una buffonata - la manovra è in parlamento - è una farsa. Andiamo a vedere il bluff. Claudio C.


Gandolfo 


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