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Editoriale
Politiche europee anticicliche per non finire in recessione
Sono molti i segnali di un rallentamento della crescita globale. Li segnalano l'OCSE, il FMI e tanti altri enti internazionali. E del resto, se guardiamo i dati dei consumi in Europa e negli USA, ma anche in altre regioni tra cui i Paesi Emergenti, vediamo una rilevante frenata. Minori consumi significano minori vendite da parte di chi produce o eroga servizi. E una diminuzione della produzione per evitare un eccesso di stock. Per esempio, è rimarchevole il drastico calo di oltre il 20% nelle vendite di automobili in Italia e Germania; oppure la contrazione delle vendite al dettaglio negli USA, che comprende anche servizi come la ristorazione e la spesa per alimentari. Se anche gli americani iniziano a comperare meno, la frenata della crescita non potrà che aumentare. La stessa Cina parla da tempo di voler aumentare produzione e consumi interni per sostenere la sua economia. Per l'Europa, sarebbe quindi il momento giusto per iniziare una forte politica anticiclica di rilancio dei consumi, incrementando gli investimenti ed evitare che l'attuale situazione economica peggiori e si evolva in una vera e propria recessione, complice anche la guerra dei dazi tra USA e Cina. Purtroppo, quello dei consumi interni è un tema che dalle parti di Francoforte e Bruxelles non è particolarmente sentito. BCE e Commissione UE sono invece per posizioni procicliche, votate all'export, che di fatto supportano una riduzione dei consumi con la fobìa dell'inflazione. Una politica di austerità ormai senza senso che ad ogni elezione nei vari Paesi viene sonoramente bocciata.
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