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26/09/2018

economia

Parola d'ordine: flessibilità

Secondo il team di Anima, l'evoluzione dei rischi politici e geopolitici rappresenta ancora il principale driver per i mercati. L'approccio per il momento resta tattico

Ad avere il sopravvento sui mercati, se pur a fasi altalenanti, è ancora una volta l'incertezza derivante da eventi per lo più di natura politica. Per gli investitori in questa fase non importa che si tratti, come si è visto a metà di agosto, della crisi della Turchia piuttosto che del botta e risposta tra Usa e Cina sul tema dei dazi (che con ogni probabilità proseguirà fino alle elezioni di medio termine negli Stati Uniti) o ancora delle preoccupazioni legate alla stabilità finanziaria dell'Italia.
Ciò che accomuna questi eventi è la loro capacità di ridurre la visibilità nel breve-medio termine creando incertezza, che a sua volta genera avversione al rischio. L'avvento di una possibile guerra commerciale è emblematico in questo senso. La maggior parte degli economisti ed analisti è convinta che alla fine probabilmente non si arriverà ad un'autentica trade war: dazi e contro-dazi, frutto dell'imprevedibilità di Trump, sarebbero mirati più che altro ad ottenere un'intesa. Tuttavia l'escalation delle tensioni, a prescindere da quello che sarà il risultato ultimo, ha già creato molta incertezza e modificato il sentiment degli investitori.


I fronti aperti, parlando di politica, sono molti.
In prima battuta a scuotere i mercati sono stati i timori legati ad alcuni Paesi Emergenti. Dapprima l'attenzione è stata rivolta alla precaria situazione politica ed economica della Turchia e al contestuale crollo della lira turca rispetto al dollaro, dopo di che è stata la volta dell'instabilità economico-finanziaria in Argentina così come in Venezuela e ancora delle elezioni presidenziali che si terranno in Brasile ad ottobre.
A livello globale, il tema dominante è rimasto quello della politica commerciale americana e della minaccia di una guerra tariffaria: il Presidente Trump ha raggiunto un accordo di massima con il Messico, che potrebbe essere esteso al Canada, ma mantiene un approccio più rigido nei confronti della Cina, nel tentativo fino ad oggi riuscito, di incrementare il proprio consenso in vista delle elezioni presidenziali di medio termine a novembre.
Poi è stata nuovamente la volta dell'Italia, sotto pressione in agosto alla vigilia della presentazione della legge di bilancio 2019 e del giudizio dell'agenzia di rating Fitch (quest'ultima non ha modificato la valutazione sull'affidabilità del nostro Paese - al debito domestico è stato rinnovato il rating "BBB" - ma ha peggiorato l'outlook da stabile a negativo).


In prospettiva, nel medio-lungo periodo, i seguenti elementi potrebbero favorire gli asset rischiosi: l'evoluzione positiva del quadro macro globale; i primi segnali di stabilizzazione del dollaro dopo l'apprezzamento degli ultimi mesi; la recente adozione da parte del governo cinese di politiche creditizie e fiscali più accomodanti insieme all'introduzione di un meccanismo di supporto al Renbimbi. Tuttavia, nel breve periodo il team gestionale di Anima è dell'idea che l'evoluzione dei rischi politici e geopolitici resterà il driver per eccellenza dei mercati. Pertanto in questa fase, nella gestione dei portafogli, resta prioritario un approccio prudente ma al contempo tattico.
La parola d'ordine, in termini di posizionamento è flessibilità, alla luce dei fattori di incertezza all'orizzonte. In particolare, il nostro stile di gestione sarà contraddistinto, da una parte, dalla flessibilità nel modulare l'esposizione direzionale alle varie asset class e, dall'altra, dal focus sull'attività di stock-picking per ricercare opportunità di investimento durante i momenti di maggiore volatilità.



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