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Editoriale
In Europa si alza la temperatura
Tanta carne al fuoco sulla griglia dell'Unione Europea. Forse troppa perché si possa questa volta minimizzare e far finta di nulla come se si trattasse di una tempesta in un bicchier d'acqua o intemerate capricciose del politico di turno in cerca di notorietà. Ormai le questioni - dalla Brexit on poi - nascono e crescono ad un ritmo troppo elevato. Prima l'immigrazione sollevata da Salvini, poi la votazione senza precedenti contro l'Ungheria di Orban. A queste son seguite le parole di Draghi con un irrituale attacco all'Italia e la replica puntuta di Savona, poi l'approvazione della legge bavaglio sulla Rete (anche se ufficialmente contro le Fake News e proteggere il copyright). In mezzo l'intemerata con epiteto del Ministro degli Interni del Lussemburgo Asselborn contro Salvini. Sono solo alcuni esempi di come in realtà la temperatura all'interno della UE stia salendo a livelli preoccupanti. Colpa certo di fattori contingenti, ma non può esser sottovalutato il fatto che a maggio 2019 si andrà a votare per il Parlamento Europeo. E molti, probabilmente moltissimi, di coloro che occupano oggi un seggio rimarranno a casa. Sconfitti da quelli che vengono definiti partiti sovranisti o populisti, che finora sono stati l'incubo di tutte le recenti tornate elettorali, ma che hanno vinto in Italia, Austria, Polonia e Ungheria. E vedremo cosa accadrà alle vicine elezioni in Baviera: potrebbero riservare un certo dispiacere ad Angela Merkel e soci. Non sarebbe poi una sorpresa.
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